di Pierdomenico Baccalario, Marco Cattaneo,
Federico Taddia
edito da Mondadori
Ci stiamo chiedendo tutti che generazione stiamo crescendo:
una generazione di adulti evitanti che non tollereranno il
contatto?
Una generazione di asociali diffidenti verso il prossimo?
Una generazione di dipendenti digitali, che sapranno fare la
spesa, studiare, lavorare online, ma non sapranno più nemmeno allacciarsi le
scarpe?
La risposta sarebbe sì… se non facciamo nulla per
scongiurare tutto questo!
Questo è un libro pensato per i piccoli, ma rivolto ai
grandi.
Si, perché la responsabilità educativa è tornata nelle mani
degli adulti!
Dopo anni di deresponsabilizzazione, in cui l’educazione (e
le colpe della cattiva educazione) veniva demandata dalla scuola, alla tv, dai
social, alle famiglie, e viceversa, siamo costretti davvero ad occuparcene
tutti oggi.
La didattica a distanza, per i più grandi, riporta i
genitori ad occuparsi dell’organizzazione scolastica, degli orari delle
lezioni, delle interrogazioni, degli spazi in cui si fa lezione.
I genitori dei più piccoli dovranno riempire i pomeriggi dei
loro figli senza più avere nuoto, danza, karate, spesso senza avere i nonni;
spesso saranno a casa a causa di quarantene e chiusure scolastiche a
singhiozzo…
Le maestre e le educatrici si sono trovate nel ruolo di
“controllori della distanza”: i bambini non possono avvicinarsi, né toccarsi;
se frequentano la primaria, hanno anche una mascherina che copre il loro
sorriso e nasconde le loro parole…
Il clima è piuttosto triste e difficile da sostenere anche
per noi, ma probabilmente i bambini ci mostreranno come adattarci e questo è il
libro che ci darà gli strumenti giusti… Permetterà di riscoprire il movimento,
i giochi di sguardi, il rispetto delle regole del gioco.
Perché si può continuare a giocare cambiando regole, spazi e
dinamiche! Si può trovare un nuovo modo di stare insieme… anche se a distanza!
Resterete sorpresi da quanto si divertiranno comunque, e noi con loro… perché
non è la distanza fisica quella da temere!
Nel giardino della scuola c’è una buca. Lì si può giocare a
tutto… nella buca ci entra tutta la fantasia dei bambini della scuola, tutta la
loro creatività e tutta la loro vitalità.
La buca però fa un po’ paura agli adulti: ci si può far male
nella buca, si può scivolare e cadere…
Non fanno una bella figura gli adulti in questo libro… mentre lo leggiamo ci verrà proprio da pensare a quante paure, che appartengono solo a noi, trasmettiamo ai bambini, limitando la loro voglia di giocare…
Davvero la buca è più pericolosa dell’altalena o del
pallone?
O forse la buca è qualcosa di nuovo, di diverso e per questo
fa paura?
I bambini non hanno ancora le nostre costruzioni mentali,
non hanno ancora le nostre paure preventive, una cosa fa paura se rappresenta
una reale minaccia, non una possibile
minaccia…
Quando, un giorno, una bimba della classe cade dagli scalini
della scuola e le esce un mucchio di sangue dal naso, i grandi vietano di giocare
dentro la buca…
Ma perché? Mica nella buca ci sono dei pericolosissimi
scalini… Perché si!
(Quando si rendono conto di non avere una reale risposta
logica i grandi rispondono così!)
Come i bambini cercheranno di tornare a giocare, nonostante gli adulti, lo scoprirete leggendo il libro…
Quello che conta è che la prossima volta che il vostro
bambino vi farà venire voglia di urlare per la paura in cima allo scivolo più
alto del parchetto… aspettate, contate fino a tre, non urlate, respirate,
ingoiate il nodo che vi stringe la gola…
Pian piano avvicinatevi chiedetegli se si sente sicuro nel
fare quello che sta facendo… se vi risponde si… respirate nuovamente e ditegli
che per la prima volta gli starete vicino così se dovesse avere qualsiasi
tentennamento voi sarete lì accanto…
Se vi risponde no… chiedetegli come potete aiutarlo, se
vuole che lo aiutate a scendere dallo scivolo, o vuole scivolare tenendovi la
mano, o vuole che lo aspettiate alla fine…
Abbracciatelo e assicurategli che la prossima volta magari
ci riproverà e magari ci riuscirà, o forse no… chi lo sa… ma voi sarete lì!
Non vorrete mica fare la brutta figura degli adulti musoni
del libro???
Un libro che è un trionfo di colori autunnali, che profuma
di foglie secche e di pioggia mattutina, di aria frizzante d’ottobre…
Un papà e una bambina, che si preparano per uscire, e poi,
la magia del loro dialogo: non bisogna mai dare per scontate le risposte…
La bambina desidera che il papà le chieda cosa le piace, il
papà scopre, domanda dopo domanda, sua figlia, la sua vita, i suoi desideri.
Questo libro mostra come porsi davanti al bambino in ascolto
curioso e interessato, con atteggiamento aperto e accogliente.
Il papà impara come porre domande, e la bambina può
riflettere su di sé, sui suoi desideri, su cosa le piace e cosa non le piace.
Può così crescere, aumentare la sua autostima, essere rassicurata e sentirsi
amata.
Un libro dai toni caldi, visivi ed emotivi.
Chiudendo il libro vi verrà spontaneo chiedere ai vostri
figli: “Cosa ti piace?”
Resterete stupiti dalla profondità delle loro risposte…
provare per credere!
Ma anche le bolle di sapone, una bella musica o la pioggia…
Un libro delicato, come tutti i libri dell’autrice, che
porta i bambini (ma forse anche gli adulti) attraverso momenti belli e brutti,
attraverso pensieri neri e musiche belle, perché tutto ha un suo tempo, passa e
se ne va, ci rimane l’emozione che ci ha portato, ci resta un ricordo da
conservare con cura.
Ci si può guardare attraverso, senza paura, come nel foglio
trasparente del testo, che porta via le gocce di pioggia o le lacrime, per
passare al disegno successivo…
Un libro poetico, bello al tatto, da leggere insieme, a
bassa voce, in intimità col bambino…
Passerà anche quest’anno un po’ dispettoso, passeranno i
momenti bui, ma passeranno anche le belle esperienze e quello che di buono c’è
stato, perciò è importante assaporare tutto, con tutti noi stessi.
In questo periodo di incertezza, in cui i bambini vedono nel
volto dei loro genitori la paura e la precarietà, è bello e importante far
sentire il bambino amato e sostenuto: perché c’è solo una cosa che non passa
mai… cosa sarà???
testo di Giusi Quarenghi e illustrazioni di
Alessandro Sanna
Un bambino sano è un bambino libero.
Mi spiego meglio… non significa che per farlo crescere sano
dobbiamo permettere che il bambino si arrampichi da solo sul lampadario…
significa che deve essere libero di poterlo pensare, significa che deve essere
libero di potercelo chiedere, libero di comprendere perché è pericoloso e di scoprire
che ci si può arrampicare in sicurezza e insieme a qualcuno più esperto…
Spesso i bambini sono “costretti” ad avere atteggiamenti
oppositivi, può sconvolgere questa frase, ma cerchiamo di comprenderla davvero:
potrebbe accadere che abbiano imparato che il comportamento oppositivo sia l’unico
modo di ottenere attenzioni, di far stare insieme mamma e papà, di far sapere
che è arrabbiato o triste o impaurito.
Insegnare loro che ci si può essere arrabbiati o si possono
ottenere attenzioni anche in altro modo, ma che si può anche provare ad
arrampicarsi su un albero insieme a mamma o papà, li renderà liberi, ma anche
rassicurati e felici… Perciò… Si Può!
CI sono bambini che “devono” avere sempre mal di pancia… che
vuol dire? Può voler dire che sono preoccupati per qualcosa, può voler dire che
hanno bisogno di rassicurazioni, o semplicemente di parlarne e comprendere
quello che stanno provando… Ancora una volta, dar loro la possibilità di
esprimere le loro emozioni liberamente, parlare con loro, comprenderli, li
renderà liberi di avere mal di pancia perché si è mangiato troppo gelato e
invece di dire che sono tristi o arrabbiati nelle altre occasioni…Si Può!
Ci sono bambini che “devono” essere sempre arrabbiati… cosa
accadrebbe se no? Potrebbero perdere la corazza che li protegge da ciò che li
terrorizza, potrebbero scoprire che non c’è nessuno che condivide la loro
possibile gioia, potrebbero ipotizzare che siccome tutti intorno a loro sono
sempre arrabbiati è quella l’unica emozione concessa… Anche in questo caso,
abbiamo davvero dato loro la libertà di essere arrabbiati per un motivo e di poter
provare gioia?… Si può!
Questo libro è un manuale per crescere bambini felici, per
insegnare loro che si può non far niente, si può solo osservare, si può giocare
col fango e schizzare qualcuno con l’acqua, si può sognare, si può aver paura,
si può sbagliare e si può rimediare…
Insomma si può essere un bambino!
Sono nati con un numero infinito di possibilità, insegniamo ai nostri figli a scegliere la loro strada in libertà, perché un Bambino libero è un bambino Felice!
Non so se avete mai raccontato ai vostri bambini del viaggio
di Dorothy nel Paese di Oz, lungo una strada di mattoni gialli, in compagnia di
uno spaventapasseri che cercava un cervello, un taglialegna di latta che
cercava un cuore e un leone che cercava coraggio…
Se vi siete mai chiesti cos’é un percorso psicoterapeutico per un bambino, potreste pensare proprio a questa storia.
Ci sono bambini che usano solo la loro parte razionale, proprio come l’uomo di latta della storia, sembrano
avere un’armatura rigida con cui camminano nel mondo. Per certi genitori può
sembrare difficile entrare in un vero contatto con il proprio figlio: con
questi bambini non basta un abbraccio per risolvere un capriccio, e da
adolescenti dibattono su tutto, portando i genitori quasi allo sfinimento. Qual
è il problema dell’uomo di latta nella storia? A volte si blocca, a volte non
riesce ad affrontare degli eventi particolari in cui servirebbe un po’ meno
rigidità, servirebbe un po’ di empatia e di emotività.
Ci sono bambini che sembrano pervasi dalle emozioni: sono tanto tristi o tanto
arrabbiati a volte tanto euforici… sembra che l’emozione che provano in quel
momento offuschi la loro mente e non gli permetta di percepire più nulla e
nessuno. Proprio come lo spaventapasseri
sono inconsolabili quando piangono, e sono incontrollabili quando si
arrabbiano. Può essere complicato ritrovare un equilibrio in certi momenti, con
questi bambini non basta spiegare cosa sta accadendo per ridimensionare la
risposta emotiva. Stanno provando quell’emozione al massimo dell’espressione
possibile, non riescono a modularla e a governarla. E in adolescenza le
emozioni sono ancora più potenti.
Altri bambini sembrano governati dalla paura che blocca ogni loro passo verso la leggerezza della loro età.
Proprio come il leone della storia,
appaiono goffi e impacciati. A volte i genitori non comprendono quanto la paura
sia irrazionale ma reale. Spronano i bambini a superare la paura senza passare
per il necessario passaggio della rassicurazione.
“I bambini imparano ciò che vivono”…
… se hanno sviluppato la parte più razionale è perché sono vissuti in un mondo in cui era necessario mostrarsi intelligenti, nascondere la parte emotiva che li avrebbe resi fragili e vulnerabili. Hanno imparato a non sentire perché era la miglior strategia di sopravvivenza possibile. Pian piano hanno pensato di non avere un cuore…
Se hanno trascurato la parte razionale è perché è stato chiaro
da subito che non era necessario pensare. C’era qualcun altro che pensava al
loro posto, che decideva cosa era meglio per loro. Ma era indispensabile
sentire, empatizzare, percepire le emozioni e i sentimenti degli altri prima
ancora che fossero visibili ai più. Pian piano hanno sentito di non avere il
cervello…
Se è stato insegnato loro che il mondo era un posto
pericoloso e che nessuno, nemmeno gli adulti, poteva far fronte a tale paura, o
se hanno vissuto nell’insicurezza, senza una rete di sicurezza che gli
permettesse di sperimentare, esplorare, vivere, probabilmente sono nel mondo
con quell’incertezza e quell’insicurezza che contraddistingue il leone codardo…
Cosa fa in questo caso uno psicoterapeuta?
Accompagna i bambini, proprio come Dorothy, in un viaggio,
lungo una strada di mattoni gialli, un percorso lungo il quale vengono
valorizzati quei gesti, quegli episodi che permettono al bambino di riscoprire
quelle qualità che già possiedono, ma che non sono state sempre permesse.
Dorothy accoglie la paura del leone, lo rassicura, e lo
sostiene permettendogli di superarla e di riscoprire il coraggio che già
possiede. L’uomo di latta possiede già la capacità di amare ed essere amato e
questo fa di lui un personaggio dal grande cuore. Così lo spaventapasseri può
liberarsi dall’etichetta che condiziona gran parte del suo sentire e può
fidarsi delle sue idee, scoprendo di possedere un cervello.
Questo è quello che accade durante una psicoterapia con un
bambino o con un adolescente… In questo percorso vengono coinvolti tutti gli
altri coprotagonisti, come la famiglia o la scuola, per abbandonare quel Mondo
di Oz, fatto di etichette, di rigidità, di poca intimità, per tornare davvero a
casa…
Non è un percorso libero da streghe cattive, papaveri
avvelenati e maghi cialtroni, ma insieme è possibile!