I bambini e il trasloco

Gestire il trasloco con i bimbi

Un altro evento che resta piuttosto inciso tra i I ricordi dei bambini è il trasloco.

È una grande novità per tutta la famiglia e forse per tutti contiene un miscuglio di entusiasmo e paura, ma rappresenta prima di tutto un distacco forte, un lutto da elaborare, un riadattamento e una perdita di equilibrio momentanea.

Cosa fare per rendere tutto meno traumatico per i piccoli di casa?

Non mi soffermerò sulla scelta della nuova casa: se è più piccola o in un luogo meno bello della città, o addirittura in un’altra città, vuol dire che era necessario; se è più grande o in una zona migliore, buon per voi… ai bambini non importa molto tutto ciò!

Per i bambini una nuova camera vuol dire sempre lasciare la propria cameretta, sia per una più grande e più bella, sia per una più piccola.

Mi soffermerò su piccoli importanti passaggi da seguire durante questo importante cambiamento…

Prendete il giusto tempo…

Se è un trasloco necessario, per lavoro o per questioni economiche, potrete parlarne con i bimbi più grandi, sopra i sei anni, anticipando loro che state cercando una nuova casa e che se ne troverete una che pensate possa fare al caso vostro vorrete avere un suo parere.

Se invece la ricerca è a lungo termine, è inutile dare ai bambini questo ulteriore pensiero un anno prima! 

Avete visto una casa che vi piace, avete quasi scelto di acquistarla… se ne avete la possibilità, portate i bambini sopra i 3-4 anni a vederla, chiedetegli se gli piace… Contagiateli con il vostro entusiasmo, mostrate loro cosa ha di bello e quale potrebbe essere la sua cameretta… se noterete una faccina triste potrebbe essere che stia pensando alla casa che lascerà: provate a chiederglielo e accogliete la tristezza o la paura del momento… va bene così, non è facile per nessuno!

Cercate di non far coincidere due eventi importanti

Se sta per nascere il fratellino non traslocate il mese dopo il parto; se sta passando dalla scuola d’infanzia ala primaria non traslocate a settembre… insomma uno stress alla volta: vale per i piccoli, ma vale anche per voi, fidatevi! Ovviamente se potete!

Ora la casa è vostra, probabilmente ci sarà da fare qualche lavoro di ristrutturazione…

Sempre tenendo conto dell’età dei bambini, chiedete loro se vogliono cambiare colore delle pareti della loro stanza, e portateli ogni tanto a vedere la nuova casa che si prepara ad accogliervi…

Cercate di conservare la disposizione dei mobili che aveva nella vecchia stanza (lo aiuterà se dovesse svegliarsi di notte non sbattere contro il nuovo comodino…), se dovete cambiare letto o armadio, sceglieteli con loro… dai 5-6 anni in poi hanno tutte le facoltà per scegliere! Se hanno meno anni portate un po’ di magia nella nuova casa: un letto rosa con tende e coperte fatate sarà un sogno per la bambina che si sente una principessa, così come un castello farà felice il bambino che gioca ad essere un cavaliere… sapete bene cosa amano, cercate di esprimerlo più che potete nella nuova casa, di sicuro aiuterà!

Basta davvero poco per trasformare una stanza nuova bianca immacolata in un posto da favola: stickers, tende e lenzuola non costano molto e fanno la differenza.

Portate prima i suoi giochi!

Prima dei vestiti, o forse ancor prima dei mobili portate qualche gioco, vi aiuteranno mentre sarete indaffarati a sistemare la nuova casa e aiuteranno il bambino a prendere confidenza con il nuovo ambiente.

Potranno essere giochi nuovi, oppure giochi vecchi che non servono per addormentarsi o che non genereranno un capriccio al ritorno nella vecchia casa… se possibile, se non scatena un pianto disperato, sarebbe opportuno lasciare i giochi nella nuova casa man mano che li si porta…

Fatevi aiutare da degli addetti ai lavori

Se potete, non fate tutto da soli, affidatevi a qualcuno che vi aiuti nelle pulizie o nel trasloco vero e proprio: avrete più tempo da dedicare ai piccoli, per giocare con loro, per rassicurarli se ce ne sarà bisogno.

Cercate di non mandare i bambini dai nonni durante il trasloco: è sicuramente più agevole per voi, ma per i bambini può essere uno shock  essere partiti da una casa e tornare in un’altra casa… è un evento di famiglia e va vissuto insieme!

Inscatolate insieme.

Soprattutto per quanto riguarda gli oggetti o i vestiti presenti nella sua vecchia cameretta, scegliete insieme a lui cosa portare, cosa metter via, perché anche se non più adeguato alla sua età è un ricordo importante, cosa buttare o regalare… rendete un gioco il tutto e non abbiate fretta… vorrà provare il vestito da regalare per esser certissima che non gli entra proprio più, vorrà giocare un po’ con ogni giocattolo, sia quelli da inscatolare che da regalare… lasciateglielo fare: deve poter toccare, ricordare, scegliere, e, di conseguenza, provare paura, tristezza o entusiasmo. 

Potreste mettere della musica mentre inscatolate, fare delle pause con delle merende… insomma deve essere un’avventura, e come tutte le avventure avrà in sé un po’ di timori, ma anche il coraggio e la gioia di superarli; non è un evento triste e faticoso…

Salutate la vecchia casa

Fate un vero e proprio rito di saluto, ringraziate la vecchia casa per tutte le risate che ci sono state, ma anche per i rimproveri, i capricci e i pianti… Decidete un cimelio da portare con voi nella nuova casa: può essere una mattonella piccola, o la foto dell’anta dell’armadio su cui sono segnate le altezze progressive del bimbo… incorniciatela e mettetela tra le foto ricordo di famiglia, dopotutto la casa è stata una componente della famiglia tanto quanto ciascuno di voi… 

Quando entrate nella nuova casa, celebrate anche questo: un ballo propiziatorio, appendete la foto di famiglia all’ingresso, posizionate lo zerbino simpatico portafortuna insieme… insomma, scatenate la fantasia, oppure chiedete ai bimbi, sapranno consigliarvi!

Siete nella nuova casa…

La prima notte nella nuova casa non è molto facile: può essere che non ci sia ancora tutto il necessario, può essere che sia ancora un po’ vuota, ha un odore diverso, che sa di nuovo e non di vissuto rassicurante, come la vecchia casa… Avete presente il silenzio notturno di una casa nuova? Non è un silenzio, è un suono fatto di mille rumori sconosciuti e che si fa fatica a distinguere: il tram, una strada più trafficata della precedente, o il rumore degli animali de vicini o il silenzio assordante della campagna… pian piano ci si abituerà a questi rumori, ma la prima notte potreste rassicurare i bambini, far loro sentire tutta la vicinanza di cui hanno bisogno; potreste dormire tutti insieme come fosse una nuova avventura, oppure nel lettone solo per qualche giorno; mettete una luce notturna, magari la stessa della vecchia casa; il suo peluche preferito, il libro della buonanotte… tutto può aiutare a vivere al meglio la prima notte nella nuova casa… Leggete L’ABC DELLA NANNA PERFETTA (Oggi non voglio dormire), e mettete in pratica tutto quello che potete!

Mantenete un legame con la vecchia casa

Se la nuova abitazione è in un quartiere diverso o in una città nuova, cercate di organizzare degli incontri con i vecchi amici, andate qualche volta nel vecchio parco… i legami sono importanti, sia con le persone che con i luoghi. 

Se va ancora nella vecchia scuola, sarà più faticoso per voi, ma per i bambini sarà sicuramente meno stressante; se invece è stato necessario cambiare scuola cercate di farlo a fine anno, date una festa per salutare tutti gli amici, e cercate di parlare con le maestre vecchie e nuove per farvi accompagnare nel passaggio nella nuova scuola: potrebbero, per esempio, far confezionare dei disegni dai compagni di classe o delle lettere, che il bambino potrà portarsi nella nuova casa. 

Un buon saluto è sempre fondamentale per predisporsi bene a nuove relazioni importanti. È importante che il bambino sappia di aver lasciato un segno del suo passaggio per pensare di poter essere importante anche nel nuovo contesto.

Nel nuovo quartiere Iniziate voi a frequentare spazi con altre famiglie e ad intessere relazioni, i bambini troveranno terreno fertile per nuove e importanti amicizie…

Mantenete la stessa routine

Per i bambini è già difficile cambiare casa, stanza, quartiere, scuola e chissà cos’altro, cercate di tenere quanto più possibile delle vecchie abitudini familiari: se la domenica di faceva una passeggiata al parco, andrete alla scoperta del parco più vicino alla nuova casa e andrete a fare la passeggiata domenicale!

Appena vi sarete sistemati date una festa! (Ve lo siete meritato!!!)

Con i nuovi compagni di scuola, ma anche con i vecchi amici, con i parenti e con chi vorrete… invitate nonni e zii e cugini: saranno felici di mostrare la sua nuova cameretta!

 (Se non si potrà a causa del COVID, invitate un paio di persone alla volta!)

Bambini e separazione genitori

È accaduto quello che non avreste voluto e forse nemmeno immaginato, non andate proprio più d’accordo, in alcuni casi, non sopportate nemmeno più l’idea di condividere lo stesso tetto… avete deciso di separarvi, anche “per il bene dei vostri figli”… 

Il secondo ricordo tra I RICORDI DEI BAMBINI che affrontiamo e che, purtroppo, resta indelebile nella psiche è proprio la separazione dei genitori.

Ma che vuol dire? Come comunicarlo? Come fare per evitare sofferenze ulteriori ai bimbi di casa?

Vi avranno detto in molti che quello che più è dannoso per i bambini non è la separazione in sé, ma il conflitto che precede o segue la separazione… c’è del vero in questo, ma è anche un po’ semplicistico…

Primo assunto di base è che la separazione fa soffrire i bambini.

Non passa inosservato, non è un avvenimento che prima o poi dimenticheranno, non è vero che sono troppo piccoli per rendersene conto… stanno soffrendo e negarlo o minimizzarlo è il primo grave errore che potreste fare… 

Alessandro D’Avenia scrive “Hai mai guardato negli occhi un bambino con i genitori separati o senza uno dei due? È come se fosse un po’ più grande. Un po’ più grande dei grandi”…

È proprio così, avviene all’improvviso uno scatto di crescita importante, che comporta uno sguardo diverso sul mondo… Spesso sentirete la frase “sono figlia di separati”, “sai, i miei sono separati”… è un evento connotativo come avere occhi azzurri o capelli neri, ti definisce perché ti differenzia.

Quindi non è un evento che fa il bene dei figli…

MA… è restare insieme per finta o per evitare che i bambini soffrano, quando la coppia non c’è più, può fare, se possibile, ancora più male ai figli… perciò la frase “per il bene dei figli” va letta con la profondità che merita.

Il secondo punto

che è importante tenere bene a mente è che non potrete fingere! Spesso i bambini comprendono che c’è qualcosa che non va prima di voi, a volte, una domanda come “Ho paura che vi lasciate” viene fatta quando il clima in casa è teso e i piccoli di casa hanno già percepito la crisi (N.B. ricordate anche che altre volte è una domanda che ha a che fare con i genitori di un amichetto che hanno divorziato e sono solo alla ricerca di rassicurazione). 

I bambini non badano troppo alle parole, ma sono attentissimi ai toni, ai comportamenti, agli sguardi… perciò fingere di chiedere “mi passi il sale a tavola”, con un tono mesto, sprezzante, rabbioso, senza guardarvi negli occhi, non sarà sufficiente a nascondere il litigio appena avvenuto… differentemente, una cena un po’ disordinata, una mollica di pane lanciata per gioco tra mamma e papà, una risata e uno sguardo complice, senza nemmeno pronunciare una parola, sapranno comunicare ai bambini coesione, sicurezza, fiducia e intimità… 

Perciò non mentite a loro e non mentite a voi stessi: quando vi rendete conto che le cose non vanno prendetevi del tempo, lontano dai bambini, e chiarite, litigate e decidete… poi concordate insieme come comunicarlo ai più piccoli. 

Prima della separazione effettiva,

evitate liti violente in presenza dei bambini, evitate di farvi consolare da loro, non cercate in loro complicità contro l’altro genitore… non è questo il loro ruolo! Piuttosto cercate sostegno in amici e parenti, coinvolgeteli nel dare un po’ di serenità ai piccoli… Siete voi gli adulti, comportatevi come tali!

Spesso perderete la lucidità mentale, siete troppo arrabbiati e tristi e delusi per agire con razionalità, ma fermatevi un secondo e pensate che potrete aver perso la complicità di coppia, ma è importante che manteniate un confronto aperto, sincero e leale come genitori… i bambini meritano delle scelte educative pensate per il loro benessere: non c’è spazio per rancori e vendette!

Se i bambini assistono a dei conflitti, quando vi sarete calmati, fate un respiro profondo e poi parlate con loro, spiegate quello che è successo, scusatevi per aver alzato un po’ i toni, chiedete se si sono spaventati, se sono arrabbiati o tristi, accogliete le loro emozioni e rassicurateli: vi impegnerete perché non accada di nuovo… 

Come comunicare la separazione imminente?

Premetto che non c’è un modo “bello” per dare una notizia così brutta per i bambini: è paragonabile ad un lutto per tutti, perciò non cercate di trovare parole edulcorate e finte per dire ai bambini “Mamma e papà si separano”. Date il giusto peso alla notizia, ditegli che è una brutta notizia, e che probabilmente lo renderà un po’ triste o un po’ arrabbiato. 

Per prima cosa il luogo:

NON in cameretta. È importante non connotare il loro spazio come un posto negativo in cui si è ricevuta una notizia molto brutta, ed è inoltre molto importante che abbiano a disposizione uno spazio privato in cui ritirarsi dopo la notizia se sono molto arrabbiati o tristi e se vogliono restare un po’ soli (specie per i bimbi più grandi).

Il modo:

fate in modo di comunicarlo insieme, in modo che vi percepisca d’accordo, che senta che un genitore confermi le decisioni dell’altro, (anche se uno dei due non è d’accordo con la separazione, fate un passo indietro come ex amanti e fate un passo avanti come genitori: di fatto vi state separando e dovrete essere d’accordo sul comunicarlo ai figli!). Fate attenzione al non verbale, non aiuterà nessuno alzare gli occhi al cielo, far capire che la decisione è stata presa solo da un partner e l’altro l’ha subita… Alimenterebbe finte e dannose speranze di riconciliazione nella mente del piccolo. Prendetegli le mani, sedevi accanto a lui e usate un tono affettuoso che gli faccia capire che l’amore tra voi può essere finito, ma l’amore verso di lui non è stato minimamente scalfito!

Cosa dire:

a seconda delle età potreste aiutarvi con un libro, (ve ne parlo qui MI LEGGI UN LIBRO?), potrete dirgli che mamma e papà non si vogliono più bene come due fidanzati, ma come due genitori di un bellissimo bambino, che non abiteranno più insieme, che la famiglia sta cambiando forma, ma sarà sempre la sua famiglia. Comunicate in modo chiaro che nessun comportamento del bambino ha inciso sulla separazione né potrebbe farvi riconciliare. Come vi dicevo i bambini sono molto concreti e logici, potrebbero aver assistito ad un vostro litigio su chi doveva accompagnarlo a nuoto e quindi pensare che il suo nuoto vi ha fatto divorziare: siate chiari e semplici nella comunicazione!

Praticità:

La sua routine cambierà, raccontategliela! Un genitore resterà in quella casa e l’altro cercherà un nuovo spazio(vedi punto successivo); vedrà l’altro genitore e andrà a dormire con lui(non occorre che diciate ogni quanto e quali festività vi siete divisi, queste tempistiche lasciatele nella stanza degli avvocati, per i bambini sono tempi troppi dilatati e incomprensibili); Non ci sarà più la serata pizza in famiglia (o qualsiasi altra routine familiare abbiate), ma che ci sarà la domenica masterchef col papà o il sabato di laboratorio di pittura con la mamma (scegliete esaltando quello che piace più a ciascuno di voi)… Avrà due feste di compleanno e probabilmente due feste di Natale… La routine diversa vi serve per rendere concreta la notizia, ma anche per rendere il bambino parte attiva e non solo passiva della decisione, perciò proponetegli le attività con affetto e con tutta la gioia che riuscirete a pescare in voi stessi in questo periodo… Ricordate sempre che l’obiettivo finale è migliorare la vita di tutti, dato che insieme non si riusciva più a trovare gioia!

Ascoltate e aspettate le sue domande:

Create un clima rilassato in cui il bambino si senta libero di chiedere quello che vuole, se è colpa sua, se non tornerete mai più insieme, se a casa di papà potrà portare il suo orsetto della nanna, chi lo accompagnerà a nuoto, a calcio o a scuola… qualsiasi cosa vi chiederà rispondetegli con chiarezza, semplicità e affetto.

Due case…

Una volta che la separazione è effettiva, uno dei due genitori dovrà andare a vivere in una casa diversa, a seconda dell’età del bambino, potreste coinvolgerlo nella ricerca e nella scelta, potrete comunicargli che spesso dormirà con voi nel nuovo appartamento, perciò è importante per voi che piaccia anche a lui e che ci sia uno spazio anche per lui… poi, insieme al bambino, allestirete la sua stanzetta o il suo spazio, diverso da quello dell’altro genitore.

I bambini sono molto concreti e logici, se il papà va via di casa, facilmente lo immagineranno al freddo a dormire per strada: è importante che vi sappia al caldo in un luogo confortevole, ed è importante che veda con i suoi occhi che è previsto uno spazio per lui nella vostra nuova vita… 

Dopo la separazione

Siete separati, il bambino ha visto le due case, le due camerette, ha già sperimentato le nuove routine… adesso è importante…

 Che non ci siano grossi cambiamenti di programma: se sa che il venerdì la mamma lo prenderà da scuola, ci rimarrà molto molto male se dovesse trovare il papà! Se ci dovesse essere un cambio di programma fateglielo sapere per tempo e spiegategli il motivo… sta facendo un’enorme fatica per adattarsi al nuovo assetto, non scombinate i suoi piani!

Fate molta attenzione qualora vi rendiate conto che il bambino o la bambina stanno cercando di ricoprire il ruolo di nuovo compagno per mamma o nuova compagna per papà: non è il loro compito, ed è importante che continuino a fare i figli! Evitate frasi come “mi basta avere te come fidanzato di mamma”, “la fidanzatina di papà”, o peggio, chiedere voi ai vostri figli di dormire insieme perché non siete abituati a dormire da soli… Ripeto: fate gli adulti della situazione, perché non ce ne sono altri!!!

nuovi partner…

Che i nuovi partner siano presentati ed entrino nella vita del bambino solo quando sarà passato del tempo dalla definizione del nuovo equilibrio familiare, ed anche dopo questo tempo, agite con calma e delicatezza e il più possibile in accordo con l’altro genitore!!!

Che un genitore non metta il figlio contro l’altro genitore, o che gli faccia l’interrogatorio per conoscere la nuova vita dell’ex partner, né che diventi il sostituto del genitore che non abita più lì! Se sentite di avere l’umore basso, o di avere dei temi irrisolti rispetto all’ex partner o alla separazione fatevi aiutare…. È importante che ognuno dei due genitori abbia delle amicizie o dei parenti non giudicanti e di sostegno in questo difficile passaggio… e che i bambini continuino a vedere le figure parentali che frequentavano anche prima della separazione. Se tutto ciò non dovesse bastarvi rivolgetevi ad un professionista, senza vergogna e senza esitazione… aiuterà tutti!

Che le rispettive famiglie non esplicitino rancori o giudizi verso l’altro genitore di fronte ai bambini… il vostro compito di genitori resta quello di proteggerli e prendervi cura di loro, anche dai parenti più ottusi!

Un’ultima e importante precisazione:

Spesso quando ci sentiamo insicuri o infelici, torniamo ad un periodo precedente in cui ci siamo sentiti più sereni e accuditi, abbiamo una regressione. Per i bambini questo è ancor più vero! Potrebbe tornare a fare la pipì a letto, a voler dormire con voi, a ciucciarsi il pollice o ad avere capricci e pianti disperati… aiutateli a comprendere cosa sentono e ad esprimerlo al meglio… rassicurateli e accogliete queste regressioni… per un tempo congruo però! Se dopo sei mesi o addirittura un anno dalla separazione vuole ancora dormire nel lettone o fa la pipì a letto o ha altri comportamenti che non mostrava pre separazione, non esitate a contattare un professionista… prima affronterete il problema prima il bambino elaborerà il lutto della coppia genitoriale insieme e felice!

Oggi non voglio dormire

L’ABC DELLA NANNA PERFETTA…

QUANDO IL BAMBINO NON VUOLE DORMIRE: L’ABC DELLA NANNA PERFETTA…

Pronti partenza via, denti lavati, bagno fatto, pigiama indossato e… sotto le coperte…

Ma, appena spenta la luce, si sente una vocina che sussurra… “Mamma, oggi non riesco a dormire!!

Ecco, la prima tesserina del domino cade e porta con se tutte le altre: la mamma o il papà sono stanchi a fine giornata, probabilmente lasciano trasparire un po’ di nervosismo, un po’ di sconforto, il bambino pensa che deve dormire e non ci riesce oppure pensa che ha sonno ma non vuole lasciarsi andare… si può andare avanti per ore… Finché stremati crolla tutta la famiglia a tarda ora.

Che fare?

Come sempre mi piace partire dall’osservazione. Il bambino è un’altra persona da noi, con le sue emozioni e le sue abitudini, imparate a conoscere vostro figlio e a non dare nulla per scontato.

Ad esempio, i giorni in cui dorme meno, perché si sveglia presto, oppure perché non ha fatto il pisolino pomeridiano, com’è? Come si addormenta? È più o meno agitato?

Cosa e come ha mangiato quando si addormenta tranquillo? È successo qualcosa durante la giornata? Una determinata luce, un pigiama particolare, un peluche, una musica, una favola… favoriscono o ostacolano il sonno?

Va da se che, dopo averlo osservato, promuoverete quello che facilita il sonno del bambino e lo trasformerete in routine, seguendo piccoli e semplici accorgimenti.

Un Alfabeto vi salverà!

A come Accompagnare il bambino durante il rilassamento, tenerlo per mano mentre si rilassa e si lascia andare…

B come Brutti sogni. Se vi chiama nel cuore della notte per un brutto sogno è importante che senta la vostra presenza! Cercate di non portarlo nel lettone, è meglio che siate voi ad andare nel suo spazio e non viceversa. Bisogna associare subito un buon ricordo nel suo lettino e non lasciarlo col ricordo dell’incubo appena fatto. Se al mattino i più grandicelli raccontano di un brutto sogno potreste raccontare che è capitato anche a voi, e farvi raccontare il loro sogno toglierà un po’ della paura che accompagna le immagini che ha in mente! La sera successiva, se ha ancora paura di rivivere quel sogno, parlatene insieme, trovate delle strategie per sconfiggere il mostro… Rassicuratelo! Ma non sminuite la paura (guardate l’articolo sulla paura del blog!) con frasi tipo “non c’è nessun mostro! Dormi!”… per lui c’è! Scoprite com’è fatto questo mostro, potreste disegnarlo,

C come Coccole. Le gradiscono tutti, i più piccoli e i più grandicelli: una ninna nanna, una favola, un po’ di carezze, tenergli la mano… sono tutte azioni che lo rassicurano e lasciano le ansie e le paure della giornata fuori dalle coperte. Usate un tono calmo e delicato, lasciate anche voi fuori dalla camera di vostro figlio i problemi di lavoro: è un momento di coccole anche per voi!

D come Dolcezza. Se vi sentite nervosi non cercate di affrettare il processo che porta alla nanna, fate un bel respiro e recuperate tutta la dolcezza che vi è rimasta: le cose saranno molto più semplici!

E come Evitate tg e discorsi e programmi tv che portano cattive notizie, come notizie sul covid, o su guerre o peggio su episodi di cronaca… potrebbe sembrare che non stiano nemmeno ascoltando, ma le voci e i suoni si insinuano nella loro mente e potrebbero agitare l’addormentamento e creare brutti sogni!

F come Fiabe. Le classiche Favole al Telefono di Rodari sono perfette, non raccontate fiabe dense di mostri e colpi di scena, quelle riservatele per altri momenti, optate piuttosto per fiabe brevi, in modo che non voglia restare sveglio per ascoltare il finale, leggere, in modo che concilino bei sogni, allegre ma non troppo…

G come Giochi. Dopo cena, specie se fatta un po’ lontana dal sonno, probabilmente ci sarà un momento di gioco, magari insieme al papà e alla mamma (nelle più rosee delle situazioni): predisponete una cesta di giochi da usare solo pre nanna, e in nessun altro momento della giornata, riempite insieme al bambino la cesta e selezionate insieme giochi che calmano, che rasserenano, ad esempio le costruzioni saranno più rilassanti di un gioco di lotta tra dinosauri; far fare la nanna alla bambola preferita, quindi mettere nella cesta solo il pigiama della bambola e la culla, lasciano gli altri accessori lontani da quel contenitore; libri tattili morbidi per i più piccoli e libri a tema nanna per i più grandi; per i più grandicelli, alla primaria, un film o un cartone distensivo, chiacchierare con lui seduti sul divano, preparare i vestiti per il giorno dopo e la cartella, sistemare la camera prima di andare a dormire… sono tutte azioni che accompagnano verso un buon sonno.

H come Handling e Holding. Due concetti base della psicologia infantile, il primo rappresenta il contatto, il secondo rappresenta il contenimento. Durante il rilassamento il bambino si lascia andare, abbandonando tutte le sue difese, è importante che il genitore faccia da contenimento alle sue angosce e che la mano dell’adulto sia l’ultimo contatto prima di addormentarsi, un massaggio, tenergli la mano, accarezzargli i capelli gli fanno percepire vicinanza e sicurezza, e si lascerà andare più facilmente.

I come Igiene. È importante “togliersi di dosso” l’odore della giornata appena passata: hanno sudato, si sono sporcati con cibo, fango e inchiostro, è importante affrontare la nanna puliti e sereni. Bagnetto e lavaggio dei denti sono anche delle coccole che, quando sono piccoli, sono fatte dai genitori, man mano che crescono sono piccole azioni che rilassano, come spazzolarsi i capelli o stare un po’ nell’accappatoio caldo.

L come Luogo. È importante l’addormentamento nel loro letto! Non permettete che si addormentino sul divano o nel lettone per poi portarli nel letto addormentati, toglie loro la consapevolezza di quello che gli accade, sembrerà un “tradimento” addormentarsi tra mamma e papà e svegliarsi solo nel lettino! Dedicate un po’ di mesi alla creazione della routine, con pazienza e consapevolezza, non usate facili scorciatoie, e ne trarrete beneficio per la vita!

M come Mangiare. Ci sono cibi che eccitano il bambino e altri che conciliano il sonno. Una cena non troppo pesante, non troppo vicina all’orario del sonno, magari calda e conciliante, di sicuro aiuterà molto nella fase dell’addormentamento! Anche in questo caso osservate, prendete nota e decidete cosa cucinare per cena, ogni bambino è diverso!

N come Naso. È importantissimo, spesso sottovalutato, lavanda e vaniglia, saranno preferibili ad agrumi e menta… L’olfatto interessa il nostro cervello senza passare dall’inconscio, perciò annusando un’essenza associata al sonno il bambino saprà già che è ora di dormire prima ancora di rendersene conto. Inoltre è risaputo che delle essenze piuttosto che altre conciliano il sonno maggiormente.

O come Oggetto transizionale. I peluches della nanna possono essere presenti fino all’adolescenza e oltre, non ditegli che ormai sono grandi… l’importante è che rimanga lì a presidiare il letto in sua assenza!

P come Pigiama e coperte. Sembrerà banale, ma assicuratevi che il pigiama sia confortevole, che non “punga”, non abbia etichette fastidiose, abbia immagini o fantasie rilassanti, abbia un buon odore non eccitante. Stessa cosa per le coperte: devono mantenere una giusta temperatura, essere avvolgenti, confortevoli, morbide e non pesanti. Pigiama e coperte sono l’abbraccio che lo accompagnerà per tutta la notte, perciò devono essere amorevoli e rassicuranti. Anche in questo caso è fondamentale l’osservazione: se si sveglia sudato ogni mattina, probabilmente il pigiama o le coperte sono troppo caldi….!

Q come Quando. È importantissimo andare a dormire sempre allo stesso orario, i bambini sono esseri abitudinari e andare a dormire alle 23 una sera e alle 9 la sera successiva destabilizzerà il bambino e creerà inutili tensioni a figli e genitori.

R come Routine. È importantissima per mantenere il ritmo sonno-veglia del bambino; è fondament ale per fornirgli la prevedibilità e la sequenzialità dei passaggi che portano alla nanna, questo è rassicurante ed evita inutili ansie nel bambino; una routine regala al bambino piccoli passi quotidiani verso l’autonomia, saprà che deve correre a letto dopo aver lavato i denti e pian piano lo farà da solo, e così per tutti i passaggi, come bagno, pigiama, ecc; la maggior autonomia e la prevedibilità comporta meno “battaglie” casalinghe nate dal ricordare al bambino ogni azione che precede l’addormentamento, poiché pian piano diventeranno automatismi. Si può coinvolgere il bambino nel disegnare e appendere alla parete le diverse sequenze, in modo che il bambino abbia traccia visibile di ciò che accadrà ogni sera.

S come Suono. Ci sono bambini che hanno bisogno del silenzio assoluto per addormentarsi, altri hanno bisogno di una musica di sottofondo, senza parole, altri di una canzone e basta… trovate sempre cosa è più funzionale per lui!

T come Telefono, Tv, Tablet. Evitate la luce degli schermi prima di addormentarsi, telefono e tablet contengono onde luminose che ostacolano l’addormentamento, non dateglieli per addormentarsi, magari si addormenteranno prima, ma otterrete un effetto contrario a lungo termine!

U come Una buona giornata porterà a dei bei sogni d’oro e d’argento!

V come Vista. Luce notturna, lucine colorate, proiezioni sul muro o nulla, ogni bambino è aiutato da una specifica illuminazione, rendetela un po’ magica e portate la sua accensione all’interno della routine serale… Ancora una volta, osservate, osservate e osservate!

Z come Zzzz… finalmente dorme!!

Questo alfabeto vi guiderà nell’impostare una buona routine del sonno, ricordate però che durante il sonno emergono tutte le loro angosce diurne. Se notate incubi ricorrenti, risvegli notturni o gravi difficoltà nell’addormentamento con agitazione motoria non esitate a parlarne con un professionista, poiché è importante far emergere le paure e permettere al bambino di poterne parlare senza serbare dannosi segreti. 

Il sonno è importantissimo, determina un buon metabolismo, maggior attenzione e concentrazione a scuola, assimilazione degli apprendimenti della giornata, meno nervosismo e maggior propensione a delle buone relazioni sociali.

Assicuratevi che abbia un buon sonno!

La paura dei bambini

LA PAURA

È da poco passato Halloween… che lo festeggiate o no, è un po’ un emblema di quanto l’uomo ha sentito da sempre il bisogno di esorcizzare, nascondere e camuffare l’ignoto e l’oscuro, ciò che non vediamo e non conosciamo.

Cosa fare quando il bambino ha paura? Perché ha paura? Di cosa ha paura?

PER PRIMA COSA UN PO’ DI CHIAREZZA…

La paura è adattiva, è utile… insomma ci serve!!

La paura è una delle emozioni più primitive, più istintive. Hanno paura gli animali, i bambini, gli adulti: tutti noi abbiamo paura.

La paura ci aiuta a riconoscere ed evitare una minaccia, e poi ci aiuta a segnalare agli altri che è presente un pericolo. Perciò è un’emozione immediata, funzionale, essenziale per tutti gli esseri animali e quindi umani.

Ma di cosa hanno paura i bambini?

Proviamo a pensare un attimo alle nostre paure…

Qualcuno avrà paura del buio, qualcun altro avrà paura dell’altezza, qualcuno degli sconosciuti, qualcuno dei ragni, qualcun altro dei cani… può essere un elenco lunghissimo e variopinto.

Ognuna di queste paure, a suo modo, è potenzialmente pericolosa, ma perché non tutti hanno paura degli stessi stimoli?

Innanzitutto chiariamo che se un bambino richiama la nostra attenzione con insistenza appena resta al buio, mentre un altro ci chiede di spegnere la luce perché è divertente giocare a nascondino, non vuol dire che uno ha paura del buio e l’altro no: è solo un diverso modo di rispondere alla paura!

Di fronte a qualcosa che ci spaventa possiamo fuggire a gambe levate ed evitare la situazione spaventosa; possiamo trovare eccitante il lieve brivido che ci scorre lungo la schiena e l’idea di essere talmente potenti da poter sconfiggere la paura; possiamo scegliere di affrontarla, magari con un valido aiutante, come nelle migliori favole…

Un altro aspetto da chiarire riguarda il fatto che alcuni stimoli che impauriscono non sono indiscutibilmente pericolosi per tutti. Mi spiego meglio: a fronte dei milioni di amanti dei cani, ci sono milioni di persone che li trovano spaventosi e non ne accarezzerebbero mai uno… Perché?

Perché molto spesso è la nostra cultura, educazione, storia e definire cosa per noi è spaventoso

Molto probabilmente un bimbo messicano non sarà così spaventato da teschi e rievocazioni di spiriti, come ci insegna il film Coco… Il figlio di una famiglia di circensi potrebbe non provare terrore di fronte ad una tigre…

Questo che vuol dire? Che dovremmo esporre il nostro bambino a ogni tipo di stimolo, anche il più spaventoso, in modo che da adulto non abbia paura di nulla? Che bisognerebbe non aver paura di nulla davanti agli occhi di nostro figlio per comunicargli che la paura non esiste?

No!

La paura è importante, inevitabile come tutte le altre emozioni primarie, e va ascoltata e accolta.

L’antidoto per la paura è solo la rassicurazione!

Perciò? Che fare?

4 COSE DA EVITARE:

1.Mai prenderlo in giro! Se avete letto altri miei post sulle emozioni avrete ormai capito che questa è una cosa da non fare mai, per nessun tipo di evento nella vita del bambino… In questo caso prenderlo in giro porterà con sé la convinzione che non si possono esprimere liberamente le proprie emozioni e si sentirà inadeguato e in colpa

2. Evitare anche di iperproteggerlo, o di rassicurarlo in maniera eccessiva e teatrale, gli trasmetterà che c’è effettivamente uno stimolo molto spaventoso e una paura molto difficile da superare.

3. Evitiamo di esporre il bambino ad ogni tipo di discorso o immagine che trasmetta paura. Specialmente in questo periodo in cui tutto in tv parla di paura e di spaventosi virus, è importante non esporre il bambino a tv e discorsi: il rischio è che sentirà le paure altrui più forti delle proprie paure.

4. Non puntare sulla sua forza d’animo. Le paure vanno affrontate con pazienza e con il giusto tempo. Presentare al bambino lo stimolo pauroso troppo presto e in modo troppo diretto può trasformare la paura in terrore e ansia: supererà i suoi limiti quando vorrà e si sentirà pronto.

6 COSE CHE POSSIAMO FARE:

  1. Parola d’ordine: Rassicurazione! Facciamo capire al bambino che noi ci siamo, che qualsiasi cosa possa accadere noi gli saremo accanto, lo sosterremo e lo aiuteremo a superarla. In questo modo qualsiasi sia l’oggetto della paura non sarà così terribile!
  2. Permettiamo al bambino di esprimere le proprie paure, qualsiasi esse siano, semplicemente ascoltiamolo, stiamogli accanto.
  3. È importante che il bambino impari che la paura può essere superata, non che la paura non esiste! Trasmettiamogli che anche noi possiamo provare paura, ma che riusciamo a superarla e a parlarne prima che diventi terrore e ansia e fobia!
  4. Offriamogli la nostra presenza, la nostra vicinanza: non c’è mostro che non possa essere sconfitto grazie ad un aiutante efficace!
  5. Troviamo nei suoi libri o storie preferite degli eroi, a cui fare riferimento quando la nostra presenza fisica non è possibile, che lo accompagnino quando è solo, o in compagnia degli amici e che pian piano possano diventar parte di lui del suo mondo interiore.
  6. Se la paura è stimolata da un oggetto o un animale o una situazione fisica particolare possiamo avvicinarla pian piano insieme a lui, lentamente e in tappe successive.

DISTINGUIAMO LE PAURE

Le paure cambiano e si modificano nelle diverse età: se verso l’anno compare la paura dell’estraneo, e prima ancora la paura dell’allontanamento fisico della mamma, a 5 o sei anni può comparire la paura della scuola o del temporale… all’inizio ci sono paure più innate e primordiali, man mano che si cresce le paure diventano più cognitive e meno immediate.

Sono paure comprensibili e naturali: a sei mesi davvero un bambino senza la sua mamma non sopravvivrebbe, è il modo in cui la natura ci aiuta a prenderci cura del bambino quando ancora non sa esprimersi al meglio.

Quando inizia la scuola la paura è quella di un ambiente nuovo, o di una prova difficile da superare.

Le altre paure possono derivare da un trauma, un’associazione tra una determinata situazione e qualcosa di spaventoso.

Molto spesso la paura è legata a qualcosa che non si conosce o è di difficile lettura: è il caso della paura degli animali, il cui comportamento è di difficile interpretazione. Anche la paura del buio può appartenere a questa categoria, non si sa cosa ci sia nel buio, e perciò incute timore, ma può essere anche legata alla paura dell’abbandono e della solitudine.

Perciò è importante comprendere cosa c’è dietro la paura, per essere più efficaci e per aiutare al meglio il bambino. È importante sintonizzarci sulla giusta età del bambino, non trattarlo troppo “da grande” e nemmeno troppo “da piccolo”. Ogni età ha le sue parole, i suoi eroi e le sue modalità di affrontare le situazioni: facciamoci guidare dal bambino, facciamogli domande e ascoltiamo le risposte con empatia ed attenzione… ci indicherà la strada giusta!

UN’IMPORTANTE DISTINZIONE!

La paura è connotata da uno stimolo reale e possibile.

Quando la paura è marcata e persistente, eccessiva o non reale, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazioni specifiche (per esempio: fobia di volare, di vedere il sangue, di ricevere un’iniezione, dell’altezza, di determinati animali) probabilmente è diventata una fobia.

Un’ulteriore prova è data dal fatto che l’esposizione all’elemento fobico provoca una risposta ansiosa immediata che può sfociare anche in attacchi di panico.

I bambini manifestano le loro ansie con scoppi di rabbia improvvisi, oppure irrigidendosi e piangendo e attaccandosi morbosamente alla presenza di qualcuno. Spesso la situazione fobica viene evitata, limitando anche la vita quotidiana…

Se notate questo tipo di paure, o anche se avete dei dubbi in merito cercate un professionista con cui parlarne: è meglio agire tempestivamente, evitando che la fobia diventi cronica e invalidante.