La sessualità in adolescenza

LA SCOPERTA DELLA SESSUALITA’

Gli adolescenti e la sessualità: argomento difficile e delicato e forse è anche un po’ arrogante pensare di affrontarlo in un unico articolo, perciò accenderò un riflettore su questo tema che permetta ai genitori di porsi tante domande e di trovare qualche risposta

La sessualità è fortemente correlata ad una serie di altri temi spinosi in adolescenza:

Il corpo in evoluzione, che cambia rapidamente e che spesso viene vissuto come involucro esterno e non come parte integrante dell’essere.

La scarsa protezione e il fascino del rischio e del proibito.

Le relazioni con i coetanei sentite come totalizzanti, imprescindibili e molto fisiche.

La definizione della personalità, che in adolescenza è anche, se non soprattutto, la definizione dell’identità di genere.

I social, demonizzati dai genitori e adorati dai ragazzi, mostrano una sessualità senza conseguenze, facile da ottenere e che interessa tutti gli altri aspetti della vita sociale.

In pratica, se parliamo del sesso in adolescenza possiamo toccare tutte le sfaccettature di questa fase così delicata.

Perciò, scopo di questo articolo non è definire cosa fare o non fare per gestire al meglio questo aspetto adolescenziale, ma descrivere delle situazioni a cui prestare attenzione, proporre piccoli accorgimenti che potrebbero prevenire conseguenze irreparabili, mostrare come si può rimanere in con-tatto con i vostri figli, anche quando sembrano essere inavvicinabili.

Prima vi faccio un paio di domande… Com’era da bambino o da bambina?

Era la vostra ombra? Era contrario ad ogni tipo di gesto affettuoso? Era poco propenso a mostrare le sue emozioni? O, al contrario, tutti sapevano se fosse triste, arrabbiato o allegro? Qual era la sua emozione principale: rabbia, tristezza, gioia?

Perché queste domande? Perché in adolescenza potrebbero riproporre, nel rapporto con il partner, esattamente le stesse modalità che mostrava da bambino nelle relazioni più intime e significative oppure… esattamente il contrario. Vi faccio un esempio: era scontroso e si cancellava dalla guancia ogni vostro bacio? Potrebbe avere la stessa modalità e quindi essere il bel ragazzo un po’ ombroso della scuola, oppure potrebbe essere il più romantico e affettuoso fidanzato nel privato della sua prima relazione adolescenziale.

Perciò non stupitevi se lo/la incontrate per strada mano nella mano con una ragazza o un ragazzo, e non fatelo sentire in imbarazzo per questo!

La parola d’ordine è AGIRE CON-TATTO: mai deriderlo per degli atteggiamenti affettuosi che origliate mentre è al telefono o in camera sua, mai sminuire crisi di pianto per la fine di una storia, mai fargli scenate perché il nuovo fidanzato proprio non vi va giù!

Dovete aiutarli a crescere, non a restare bambini! Quindi se finalmente esprime le sue emozioni non siate gelosi se con voi non l’ha mai fatto! Se è sempre arrabbiato e vi accorgete che lo è anche con il partner, no sorridete dicendo “è sempre stato scorbutico!” ma aiutatelo a capire come ci si sente dall’altra parte!

E qui scavalliamo nell’argomento Relazioni in adolescenza:

Se siete una coppia genitoriale stabile e pacata e innamorata buon per voi, avrete già fornito tutti gli esempi del caso con le vostre azioni. Ma se c’è stata qualche lite in loro presenza, mostrategli che si può chiedere scusa e riavvicinarsi, mostrategli che anche nella più furente lite il rispetto è imprescindibile. Se siete una coppia di genitori separati non vuol dire che non potete insegnar loro nulla con le vostre azioni: potete mostrare, ad esempio, come finire una relazione senza ferire gratuitamente l’altro, come creare nuove relazioni solide dopo la fine di una relazione importante.

Le relazioni dei vostri figli ripercorreranno le vostre relazioni, o almeno quello che loro pensano siano le vostre relazioni, perciò la parola d’ordine in questo caso è PARLARE CON VERTITA’.

Non sto dicendo che dovrete raccontare loro che problemi ci sono o ci sono stati con il loro padre o madre, anzi, questo proprio non dovete farlo! Quello che intendo è: non fate finta di passarvi il sale con estrema amorevolezza a cena se avete appena avuto una lite apocalittica.

Raccontare con verità a vostro figlio che c’è stato un diverbio, che non andate sempre d’accordo, ma mostrare anche come si può litigare restando in relazione, raccontare il vostro incontro, anche quando siete separati, raccontare delle vostre relazioni adolescenziali, può mostrare uno scenario diverso della vostra vita. Può limitare quel piedistallo su cui hanno messo la coppia genitoriale che sembra sempre felice, oppure può colmare quella fossa in cui avevano seppellito la coppia genitoriale separata, sempre in conflitto, a cui proprio non dover assomigliare.

Raccontare di voi e del vostro passato può contribuire a definire la loro personalità in continua evoluzione, ma non basterà. La loro persona si formerà con tentativi ed errori, esattamente come si è formata la vostra personalità… perciò qui la parola d’ordine è PRESENZA, SENZA SE E SENZA MA.

Vi mostrerete presenti quando sbaglia, quando è nel giusto, quando avrà dei dubbi sulla sua identità di genere, quando inizierà una relazione e quando la finirà. La presenza non è l’invadenza, è discreta, rispettosa, siete lì per lui o lei, non siete lì per voi e per tranquillizzarvi. Non state svolgendo un’indagine né state scrivendo un articolo per una rivista di gossip… aspettate, rispettate i suoi tempi, stategli accanto quando racconta e quando è in silenzio. Se non vi vuole nel suo spazio, ditegli che lo capite, e che quando vorrà voi sarete nella stanza accanto.

Può essere che vostra figlia vi chieda di poter andare dall’estetista anche se il giorno prima giocava con le bambole, può essere che vostro figlio provi a farsi la barba da solo e si tagli ovunque: sta scoprendo il suo corpo, sta cambiando pelle, probabilmente non si piace, probabilmente la motivazione dietro una richiesta di cambiamento è il ragazzo che le piace a scuola, non importa….

Siete ancora il loro specchio, non potete riflettere un’immagine antica del vostro bambino se di fronte avete un adolescente!

Accompagnatela dall’estetista di fiducia, dal barbiere per la prima barba, ancora una volta siate discreti, ma utili e presenti. Probabilmente non vorranno il vostro aiuto, lo scambieranno per una coccola infantile e saranno in imbarazzo, ma accetteranno volentieri una mano da un professionista.

Parola d’ordine: CONOSCERE IL PROPRIO CORPO. Accettarsi è il primo passo per amare quel corpo e non trattarlo male.

Qui entra in gioco un argomento che probabilmente vi imbarazza, oppure che non pensate vi riguardi ancora… La prima forma di sessualità adolescenziale è l’auto-erotismo!

Siete già diventati rossi? Spero di no, non c’è nulla di scabroso!

L’auto erotismo nasce per caso, scoprendo che ci sono parti del corpo che generano un tipo di piacere mai provato prima, poi è importantissima per conoscere cosa le o gli piace, cosa non gradiscono, com’è fatto il loro corpo, quali strane reazioni avvengono… prima di incontrare l’altro bisogna incontrare se stessi…

Probabilmente avete notato che resta più tempo sotto la doccia, o che va a dormire prima del solito: non entrate in bagno o in camera all’improvviso, non è più un bambino! Adesso la parola d’ordine è PRIVACY!

È molto importante lasciare che abbiano un’intimità e degli spazi solo per loro, non stanno commettendo nessun reato, è sano, fisiologico e, soprattutto, inevitabile.

 Avrete pensato che non ho ancora affrontato il tema centrale di questo articolo… non è così!

I social, la tv, internet e in generale tutta la società, ci propongono il sesso ovunque, mentre vendono una marmellata o mentre si presentano su instagram, perciò mi spiace rivelarvi che probabilmente i ragazzi sanno già tutto, forse troppo, sull’argomento. Se così non fosse e comunque per spiegare tutte le conseguenze a cui potrebbero andare incontro, come una maternità precoce e non desiderata o una malattia venerea, potrete contattare il consultorio di zona, potrete comprargli dei libri sull’argomento, potrete parlare loro apertamente: questo dipenderà dalla vostra sensibilità sull’argomento, dal rapporto che avete con i vostri figli, dall’educazione che avete avuto.

L’argomento su cui invece, purtroppo, gli adolescenti del nuovo millennio sono poco preparati e informati sono le relazioni. Una sessualità sana si inserisce all’interno di una relazione sana. Scegliere un partner che rispetterà i propri tempi, che mostrerà delicatezza ed empatia è il punto focale di un approccio sano alla sessualità. Conoscere ed amare il proprio corpo è basilare per non usare la sessualità come mezzo per ribellarsi, per provare l’ebrezza del rischio, che tanto li attira. Sapere che è sostenuto e che sarà accolto in ogni caso, è essenziale perché non si senta solo quando avrà bisogno di ascolto.

Non c’è un’età giusta per la prima volta, però può esserci la persona giusta, il luogo giusto…

Qualche volta andate a cena fuori e avvisateli per tempo, saprete da soli quando doverlo fare! Mostrerà loro che siete attenti, aperti a nuovi scenari sull’argomento, ma che preferite la protezione delle mura domestiche. Soprattutto, sapranno che vi fidate di lui e del vostro essere genitori.

Siete ancora preoccupati?

Se la risposta è sì, gli scenari possibili sono due:

Non avete molta dimestichezza con l’argomento sesso, vi imbarazza e vi preoccupa molto. Probabilmente avete ragione nel preoccuparvi, ma forse no… Parlatene con uno psicoterapeuta che si occupa di adolescenza, vi fornirà gli strumenti giusti per approcciarvi ai vostri figli.

Avete notato comportamenti rischiosi, una sessualità poco autoprotettiva, una scarsa attenzione al proprio corpo e una scelta dei partner poco rassicurante… Contattate un professionista che possa aiutare vostro figlio e comprendere cosa si cela dietro i suoi comportamenti.

Ah ultima precisazione: La vita è fatta per andare avanti, se andasse verso il passato ci sarebbe qualcosa che non va! Vostro figlio, per fortuna, sta crescendo, gioitene!

Le fasi dell’adolescenza

PRIMA, DURANTE, DOPO…

LE FASI DELL’ ADOLESCENZA

Se fino ad ora il vostro bambino vi ha mostrato il passaggio alla fase evolutiva successiva con gesti piuttosto eclatanti, la prima volta che ha sorriso, i primi passi, la prima parola, la prima volta che ha mangiato da solo e così via… Adesso è più difficile capire in quale fase della vita si trovi vostro figlio: superati i 10 anni circa è un susseguirsi di cambiamenti, a volte anche giornalieri, a cui seguono bisogni nuovi e nuove sfide.

Anche se in adolescenza nulla è definito e i confini tra ciò che è e ciò che era sono davvero labili, possiamo distinguere tre macrocategorie a cui corrispondono importanti passaggi di crescita.

Conoscendo le diverse tappe cognitive e i relativi stadi di sviluppo, i genitori possono scegliere di intervenire in modo più efficace e con meno dispendio di energie.

Preadolescenza:

10-13 anni

Il corpo cambia velocemente e inaspettatamente, si cresce in altezza all’improvviso, oppure inizia a spuntare un accenno di seno, o un po’ di peluria sul viso.

Quindi la sfida che si pone di fronte ai loro occhi è riscoprire il loro nuovo corpo, costruire una nuova immagine di sé, adottare un’identità di genere e iniziare a vivere la propria intimità sessuale.

I genitori possono stargli accanto, osservarli, scoprire cosa può aiutarli mentre cambiano pelle: un nuovo taglio di capelli, un paio di jeans nuovi cercati e scelti insieme… non proponete loro la stupenda gonna in tulle dello scorso inverno: probabilmente non ci staranno più dentro e molto più probabilmente la riterranno orribile.

In questo momento sono già combattuti al loro interno tra chi erano e chi stanno diventando, non hanno bisogno che anche voi gli comunichiate una confusione in tal senso.

Aiutateli a proteggere la loro intimità, a capire i loro nuovi gusti, aiutateli a sbagliare e a rialzarsi dopo di esso.

A tutti questi cambiamenti corporei potrebbe corrispondere una capacità di concentrazione ridotta, meno capacità mnemonica, maggior disorientamento. Il loro cervello sta cambiando, e esattamente come un aggiornamento di un’applicazione sul cellulare, c’è bisogno di un po’ di rodaggio prima che funzioni a pieno ritmo.

Potreste aiutarli con planning, post it, appunti e piccoli e grandi compiti da eseguire… come ho già spiegato nell’articolo sulla DAD, ad esempio. Seguite il loro ragionamento nel prendere una decisione: potrete solo aiutarli nel processo, la decisione sarà loro!

Poi prendete un bel respiro e andiamo avanti: non avete ancora affrontato la parte più difficile!

Adolescenza

13-17 anni

In questa fase il cambiamento è radicale ed evidente.

C’è bisogno di genitori preparati ad affrontare questi anni al loro fianco!

In questi anni è il gruppo a giudicare cosa è bello e cosa non lo è, cosa è permesso e cosa no. Potrebbero essere molto sensibili alle opinioni altrui, anche a quelle degli insegnanti e dei familiari. Potrebbero reagire con eccessiva rabbia, con pianti inspiegati e con ansia, a volte con ritiro sociale o con comportamenti rischiosi. C’è un’enorme pressione sociale su di loro, non sottovalutatela, non trattateli con sufficienza, per loro è importante. Avvicinatevi con empatia, fate sempre un salto indietro nel tempo e pensate “come avreste reagito voi alla loro età?” Asciugate loro le lacrime e aiutateli a comprendere che per quanto sono arrabbiati è importante rispettare le regole base di educazione. Mostrate loro come chiedere scusa e superare un litigio.

È auspicabile a questa età che abbiano una passione, uno sport o un hobby, che indirizzino la loro energia vitale verso qualcosa di costruttivo. Ma se dovessero decidere di non andare più alle lezioni di danza classica che frequenta dall’età di 5 anni, accettatelo!

A questa età si fanno importanti scelte per il futuro, il liceo, le amicizie, le passioni: potrebbero non cambiare mai più o potrebbero essere solo esperimenti di crescita. Assicuratevi che, qualora si rendessero conto di aver fatto una scelta sbagliata e decidessero di cambiare, il cambiamento non sia dovuto alla paura di mettersi alla prova, al giudizio dei coetanei o a scarsa autostima. In questo caso probabilmente fornirgli dei dati oggettivi circa la scuola, o altri ambiti, potrebbe aiutarli a scegliere meglio, e se non bastasse un appuntamento con un professionista potrebbe prevenire un’escalation di frustrazioni e scelte basate su presupposti sbagliati dopo.

A questa età le situazioni di rischio potrebbero dar loro particolare piacere, è fisiologico e dipende anche da dei neurotrasmettitori del cervello.  D’altronde è l’età in cui si affrontano talmente tante sfide nuove che la natura non poteva non prevedere di diminuire un po’ la dose di paura che è presente in infanzia ed età adulta.

Cercate di conoscere i loro amici, di aiutarli a riconoscere nei comportamenti altrui la vera natura degli altri, per poi decidere di fidarsi delle persone giuste, ma stategli accanto qualora fossero traditi, evitando inutili “te l’avevo detto!”

La capacità di costruire e mantenere delle buone amicizie è molto importante a questa età. Infatti, i ragazzi che hanno amici su cui contare o di cui si possono fidare sono meno esposti ai comportamenti rischiosi. Accade invece il contrario per i ragazzi che litigano spesso con gli amici.

Giovinezza

17-20 anni

A questa età la corteccia prefrontale e quasi del tutto formata, che vuol dire?

Che son rimaste poche scuse per spiegare una scarsa capacità di giudizio. Adesso sono assolutamente in grado di affinare le capacità decisionali e la loro facoltà intellettiva.

Hanno scelto l’università, probabilmente hanno una relazione stabile e probabilmente hanno già affrontato importanti delusioni affettive. Alcuno dovranno andar via, materialmente, di casa per frequentare l’università in un’altra città. Sperimentano la vera autonomia e tutte le sue conseguenze.

Vuol dire che il vostro compito di genitori è terminato?

Assolutamente no! Avranno bisogno di molto supporto emotivo nel distacco, di sapere che ci sarete nel caso decidessero di tornare a casa, tra le vostre braccia, di ricevere consigli pratici (se richiesti!). Di confrontarsi con persone di cui non mette in dubbio affetto e protezione. Avranno bisogno di una mano per rialzarsi quando cadranno e avranno bisogno di sapere che va tutto bene, anche se hanno sbagliato.

La follia in adolescenza

“SIATE AFFAMATI, SIATE FOLLI”

“Ma dove ha la testa?”

“Non ha un minimo di razionalità quando fa le cose?”

“Ma non pensa al suo futuro?”

Domande come queste sono all’ordine del giorno per ogni genitore di adolescenti…

Sembrano pure domande genitoriali, come quelle che i nostri genitori probabilmente si facevano su di noi.

In realtà, come spesso accade, i genitori usano le parole più adatte per descrivere quello che stanno vivendo, quello che provano i protagonisti del racconto.

COSA E’ IMPORTANTE CHIARIRE…

Le neuroscienze ci dicono che…

In genere non mi piace essere troppo scientifica e parlare in medichese, ma questa volta un paio di precisazioni serve.

Gli studi sul cervello possono spiegare in parte il mondo psichico degli adolescenti:

In adolescenza aumentano e migliorano i collegamenti neurali, migliorando l’efficienza e la velocità cognitiva, questo spiega l’estro, la creatività e la maggiore capacità intuitiva che spesso notiamo nei nostri ragazzi.

Ma questo spesso ci porta a pensare: ma è così intelligente, perché si comporta così impulsivamente??

Ecco che entra in scena un’altra area cerebrale: il lobo frontale.

Il giudizio, il tenere a bada gli impulsi, la capacità di pianificazione degli eventi, l’avere la pazienza, comprendere le intenzioni degli altri e il loro punto di vista sono gestite dai lobi frontali, anzi dalle connessioni che essi costruiscono con il resto del cervello.

Ecco, le aree cerebrali frontali sono le ultime a formarsi e a completare la loro maturazione.

Durante tutta l’adolescenza il lobo frontale continua il proprio processo di maturazione, incrementando progressivamente le connessioni con le altre aree cerebrali e questo processo continua fino ai trent’anni.

C’è quindi una spiegazione scientifica molto solida alla scarsa dimostrazione di comportamenti razionali in questa fascia d’età.

La psicologia ci dice che…

In adolescenza si sviluppa il nostro sistema identitario, decidiamo chi siamo e chi vogliamo diventare, si sviluppa l’identità sessuale e si definisce il mondo relazionale e sociale.

A tutto questo corrisponde un corpo in costante e repentino cambiamento, un corpo che non riconosciamo più come nostro e un mondo esterno in evoluzione, c’è più libertà, si ricerca meno la presenza di mamma e papà, si vive di più l’esterno della famiglia.

Come si fa a cercare di definirsi mentre tutto cambia?

Ci si spinge sempre più ai confini, si cerca sempre più di esplorare, di trovare il nostro limite estremo. Si cercano anche ideali assoluti e rigidi che ci sostengano e ci facciano sentire più al sicuro.

Come si traduce tutto questo nella realtà?

Davanti a noi abbiamo un ragazzo che spesso si trova in situazioni potenzialmente rischiose, che difficilmente soppesa i pro e i contro prima di agire, che non sempre riesce ad assumere il punto di vista altrui, ma che è anche molto intuitivo, che ama lottare per i propri ideali e che ha slanci di creatività elevatissimi: insomma un adolescente!

“SIATE AFFAMANTI, SIATE FOLLI”

Quando Steve Jobs ha pronunciato la parte finale del suo celebre discorso alla Stanford University di Palo Alto stava parlando al “nuovo” che avanzava, come lui stesso racconta in un’altra parte del discorso, ai giovani laureandi che l’adolescenza l’avevano appena attraversata. https://www.ilfoglio.it/articoli/2011/10/06/news/siate-affamati-siate-folli-il-discorso-di-jobs-alla-stanford-university-63259/

Anche questa volta si è dimostrato il genio visionario che conosciamo tutti noi.

È questo che dobbiamo trasmettere ai ragazzi che attraversano la fase più difficile e decisiva della loro vita.

Perché? Vi chiederete… mio figlio è già abbastanza affamato e folle senza che glielo dica io!!!

Perché da tutto quello che ho scritto in questo articolo si evince che gli adolescenti sono per natura affamati di vita e folli. Possiamo scegliere solo se essere accanto a loro o no…

Nella loro fame di vita decideranno le loro passioni, probabilmente la loro vita futura, a volte i loro compagni di vita e il luogo in cui vivere. Quante volte vostro figlio o un vostro alunno adolescente vi ha detto da grande vorrei essere un cantante, un attore, un medico o chissà che altro…

Cosa gli avete risposto?

Non saziate la loro fame, non togliete loro la voglia di cibarsi a morsi della vita: è il tempo dei tentativi, delle sperimentazioni, delle delusioni e delle sconfitte, ma anche delle vittorie e delle passioni più accese…

Permettete loro di scegliere di cosa cibarsi, aiutateli a comprendere come scegliere, non aiutateli a scegliere.

Non spegnete la loro follia… è la follia che li spingerà verso i loro sogni, che farà sorgere in loro i desideri, che accenderà quella luce che vedete negli occhi degli adolescenti pieni di vita.

Non siate spaventati, a questo punto avrete dato loro tutti gli attrezzi per poter sopravvivere, ma il vostro compito non è terminato: aiutateli a comprendere che ha tutte le carte in regola per scegliere, che è la sua follia che deve seguire, non quella del gruppo. Comunicate loro con forza che vi fidate di lui, del suo giudizio, che sapete che farà di tutto per evitare i rischi evitabili. Chiedete loro se si sono divertiti quando torna a casa, se sono innamorati, se hanno dei sogni… aiutateli a realizzare i loro sogni…

Sono molto grata ai miei pazienti adolescenti perché mi regalano sempre un po’ della loro vitalità stupenda e inebriante, mi insegnano come si fa a cambiare pelle quando quella vecchia va un po’ stretta, mi fanno sentire la forza di chi crede che ci sia un bianco e un nero, una parte giusta e una parte sbagliata.

Il mio compito è mostrare loro i chiaroscuri, permettergli di mostrarsi ancora un po’ bambini, qualora ne avessero bisogno, che possono riposarsi e dire no, che possono salutare la loro vecchia pelle e ringraziarla per averli protetti fino a quel punto e sostenerli mentre ne costruiscono una nuova… poi faccio il tifo per loro!

Siate curiosi dei vostri figli, della loro vita: vi regaleranno un po’ di quella fame e di quella follia che forse un po’ avete perso per strada…

La didattica a distanza in adolescenza

LA DIDATTICA A DISTANZA

Ebbene si, è arrivato, il tanto temuto DPCM che impone il 75% della didattica a distanza per le scuole superiori è attivo.

Molto probabilmente i genitori si stanno chiedendo… Chissà che faranno a casa tutto il giorno mentre io sono al lavoro? Perderanno momenti importanti per la loro crescita sia relazionale che scolastica? Come faccio a fargli capire che è un periodo complicato in cui è necessario restare a casa senza spaventarli più del dovuto? Come responsabilizzarli rispetto all’importanza dell’autogestirsi rispetto alla DAD?

Molto probabilmente i figli si stanno chiedendo… riuscirò da solo a casa ad essere all’altezza della DAD? Come faccio ad essere vicino ai miei amici anche durante una pandemia, senza la scuola? A volte ho paura del covid, ma sono troppo giovane per ammalarmi sul serio…oppure… A scuola non mi trovavo bene, mi stancavo, mi prendevano in giro e prendevo brutti voti, in fondo non è male restare chiusi in casa!

SONO DOMANDE E PENSIERI LECITI, SANI E, PERCIO’, AMMISSIBILI!

CERCHIAMO DI RIFLETTERE INSIEME SULLE POSSIBILI RISPOSTE…

Iniziamo dal luogo della dad: è importante scegliere insieme ai ragazzi dove intendono sistemare il computer e creare uno spazio dove poter avere accanto libri e quaderni. Un luogo ben illuminato, lontano dalla tv, dove il segnale wifi arriva bene e dove il passaggio di fratelli o genitori può essere evitato o limitato. Si può esporre in questo spazio un planning con l’orario di dad e l’orario dedicato ai compiti post didattica e alle pause.

I tempi della dad: concordate insieme ai ragazzi, tenendo conto dell’orario stabilito dai professori, come gestire al meglio le ore, prevedendo insieme a lui pause in cui fare merenda, modalità con cui relazionarsi con i compagni, momenti in cui poter guardare i social…

Rispetto ai social: meritano un approfondimento. Infatti non illudetevi pensando che i ragazzi di non accedano ai social mentre hanno un device davanti: sono soli in casa e non sono sorvegliati da nessuno… è proprio una battaglia persa in partenza! Piuttosto si può chiedere loro di avere rispetto per l’insegnante e non distrarsi mentre spiega. Si può far notare loro che è difficile anche per i docenti questo nuovo modo di fare scuola e che è necessario l’impegno di tutti. Si può dare loro fiducia, spiegare ai ragazzi che siete sicuri che riusciranno a resistere per un paio d’ore senza guardare l’ultima notifica appena apparsa. E, se siete in smart working a casa, potete dar loro l’esempio: fate una gara, chi riesce a non guardare il cellulare per più tempo? Non fingiamo che anche noi non siamo dipendenti in una qualche maniera dai social!!!

Chiedete e ascoltate: quando tornate a casa, o quando terminate il lavoro, chiedete com’è andata, se sono riusciti a restare collegati per tutto il tempo, se hanno avuto problemi, di che tipo. Lodateli per la resistenza: richiede molta più energia cognitiva seguire attraverso uno schermo piuttosto che dal vivo.

Interessatevi a tutti gli ambiti della loro vita: non concentratevi solo sulla scuola, chiedete anche se sono riusciti a chiacchierare un po’ con i loro amici, se hanno visto un po’ di tv e cosa hanno visto.

Fate un esame di realtà rispetto al covid: è pericoloso, è importante essere attenti e rispettare tutte le misure igieniche che ci hanno insegnato in questi mesi, è importante che sappiano che un loro comportamento a rischio può essere pericoloso per loro, ma può essere molto più pericoloso per nonni e parenti più grandi. Ma non spaventateli, vivono un periodo difficile, sono bombardati da notizie e opinioni, non è necessario che anche i genitori contribuiscano a ciò.

Chiedete aiuto a tutta la famiglia: chiedete a nonni e zii di telefonare ai ragazzi mentre siete al lavoro, di mantenere un contatto (non troppo inquisitorio!) con loro attraverso chiamate e videochiamate; è un monitoraggio che può contribuire a farli sentire contenuti e visti, senza sentirsi troppo controllati.

Ricordate che siete gli unici, o fra i pochi, contatti in presenza che hanno. State loro vicino con tatto, parlate loro e dedicategli del tempo. Sarà sufficiente mezz’ora al giorno, ma di qualità, di ascolto e di vicinanza per comprendere se c’è qualcosa che non va.

Se vi accorgete che c’è un eccessivo ritiro dalla vita sociale, un isolamento, oppure notate comportamenti a rischio, che denotano scarsa protezione di sé, non esitate a rivolgervi ad un professionista che, agendo tempestivamente, potrà migliorare l’equilibrio familiare in  minor tempo.

Il gruppo dei pari in adolescenza

IL GRUPPO DEI PARI

Spesso i genitori di adolescenti si sentono messi in secondo piano, sminuiti dal gruppo di amici che sembra aver rapito loro figlio.

Ma cosa rappresenta il gruppo per un adolescente?

  • Rispecchiamento:

vostro figlio sta diventando un adulto, ma non sa come si fa… nel gruppo trova un concentrato di potenziali caratteristiche che potrà osservare, in cui potrà riconoscersi e che potrà provare anche indirettamente, attraverso le esperienze degli altri componenti, e che potrà scegliere se fare proprie o meno.

  • Protezione:

nel passaggio da bambino ad adulto in divenire si troverà sempre più spesso ad affrontare nuove sfide, ad instaurare nuove relazioni e ad avere nuove paure, tutto questo spesso in un ambiente diverso da quello familiare; ecco che subentra il gruppo: una nuova famiglia, diversa dal nido dell’infanzia, con nuove modalità protettive e di sostegno.

  • Definizione della personalità:

attraverso le relazioni interne al gruppo viene definita la sempre più sfaccettata personalità del ragazzo, il nuovo ruolo sessuale, la sua autostima le sue nuove caratteristiche sociali che formeranno l’adulto che diverrà….

  • Sviluppo emotivo e cognitivo:

il riconoscimento di stati emotivi altrui, attraverso le nuove competenze relazionali e la capacità riflessiva sempre più accentuata sono proprio le esperienze di cui l’adolescente ha bisogno in questo momento per un adeguato sviluppo delle sue abilità cognitive ed emotive.

  • Soddisfa il bisogno di appartenenza:

uno dei bisogni fondamentali, viene sperimentato per la prima volta al di fuori dalla famiglia. Questo aiuta l’adolescente a sostenere il fisiologico processo di separazione continuando ad avere una rete di protezione anche lontano dal nucleo familiare.

Cosa possono fare i genitori?

Assodato che la funzione del gruppo è essenziale e fondante nel processo adolescenziale, cosa possono fare i genitori?

  • Definire orari, regole e luoghi chiaramente e precisamente:

concordare orari che comprendano lo studio, il giusto tempo per cena e riposo e il giusto tempo per svagarsi; chiedere dove si incontreranno, con quali mezzi; definire cosa non è assolutamente ammissibile all’interno delle regole familiari.

Le regole non devono essere imposte, a volte sarà necessaria una lunga ed estenuante trattativa, ma sarà importante per arrivare ad una regola chiara e rispettabile per tutti.

  • Creare più occasioni domestiche possibili per permettere l’incontro tra pari:

una cena fuori per i genitori può essere una buona occasione per organizzare una cena tra adolescenti in casa… avrete l’occasione di conoscere meglio i suoi amici, senza risultare troppo intrusivi e oppressivi.

  • Ascoltare senza giudizio:

non possiamo comprendere nel profondo tutte le dinamiche che contraddistinguono il gruppo, ma fidatevi se per vostro figlio sono cose di vitale importanza, empatizzate. Non vi viene chiesto di trovare una soluzione, solo ascolto e sostegno…

  • Fidarsi:

Ultimo ma non meno importante è far comprendere che riponete fiducia in lui… questo lo responsabilizzerà, e accrescerà la sua autostima, limitando le occasioni di pura emulazione.

Se tutto ciò non dovesse bastare…

Se notaste comportamenti che vi preoccupano eccessivamente potrebbe risultare importante e preventivo richiedere una consulenza o un supporto psicologico, per ripristinare l’equilibrio familiare ed evitare esiti difficili da gestire per la crescita sana del ragazzo.

L’amicizia in adolescenza

L’AMICIZIA E’ UNA COSA SERIA!

“Loro mi capiscono! Tu non sai niente di me!!”

Vostro figlio adolescente vi ha mai detto (o forse dire urlato) questa frase, o una frase simile?

Se si… beh, ha ragione! Leggete tra le righe di questa frase, probabilmente i suoi amici capiscono molto meglio di voi una fase della vita che avete superato da un pezzo, e che avete affrontato in un altro decennio; forse davvero non sapete nulla di lui, non vi racconta più tutto… ed è giusto così!

E’ sano e fisiologico che in pre adolescenza ci si allontani dalle figure genitoriali, è una fase di transizione, in cui si cerca di diventare adulti e non si può più dipendere emotivamente solo da mamma e papà… Ma può far paura il mondo senza qualcuno che ti tiene la mano… per questo ci sono gli amici!

Considerate i loro amici un infinito eserciziario per imparare a stare al mondo senza mamma e papà: insegnano l’affetto, la rabbia, i tradimenti e la fiducia; insegnano che c’è un limite (ma che va oltrepassato per mettersi alla prova), ma anche che non c’è alcun confine tra noi e il gruppo (in gruppo fa meno paura il mondo)…

Cosa possono fare i genitori?

Possono offrire loro un ambiente in cui è possibile avere sostegno e comprensione quando lo desiderano; possono dar loro ascolto, senza mai pretendere che loro parlino, possono ascoltare i loro silenzi e i loro comportamenti. Possono lasciare sempre una porta aperta, anche dopo mille volte in cui si sono rinchiusi nella loro cameretta lasciando fuori gli adulti.

SI può aver fiducia nel rapporto che si è costruito con loro finora, si può aver fiducia nel bambino che è stato e che abbiamo accudito, amato e coccolato… Fiducia nel saper dare il giusto sostegno e soprattutto fiducia in vostro figlio.

compiti a casa istruzioni per l’uso

Tra le tematiche che più mi capita di incontrare, quando incontro le coppie genitoriali dei piccoli pazienti, di sicuro la più controversa riguarda i compiti a casa.

C’è chi aiuta i bambini sedendosi accanto e svolgendo i compiti insieme a loro parola per parola, numero per numero, con tanto di interrogazione e verifica serale.

C’è chi ha deciso che devono cavarsela da soli, senza se e senza ma, perché solo così impareranno.

C’è chi decide che le insegnanti diano pochi compiti o troppi compiti, perciò usano il libero arbitrio anche nell’educazione scolastica del proprio figlio.

Tutti questi casi hanno un denominatore comune: fare i compiti a casa è uno strazio tanto per i figli quanto per i genitori.

ORA… DUE PICCOLE PRECISAZIONI:

La prima: Nessuno, ma proprio nessuno, ha mai detto che i compiti a casa devono essere divertenti, o facili, o piacevoli. Così come noi adulti non sempre troviamo piacevole o divertente o facile il nostro lavoro, i ragazzi possono trovare noiose delle materie, difficili altre materie o più gratificanti altre attività…

È SANO, FISIOLOGICO E GIUSTO…

I compiti insegnano anche questo: c’è bisogno di Impegno, Costanza, Fiducia per ottenere dei risultati, per crescere e per sentirsi appagati e gratificati. Non mentiamo ai nostri figli, chiedendogli di fare i compiti con gioia, o dicendo che la nuova ricerca di storia è avvincente e stupenda, ci arriverà da grande, proprio come avete fatto voi…

La seconda: Occorre “La giusta distanza”. Mai come in questa frase assume più senso. Occorre permettere al bambino di sentirsi capace di “fare da solo” , superando anche delle difficoltà; ma è anche necessario che il genitore sia presente, magari nella stanza accanto, magari ritagliandosi uno spazio dopo cena… una presenza discreta, ma che rappresenta per il bambino una base sicura, a cui poter chiedere come affrontare un compito, non come farlo… Il genitore potrà aiutarlo a recuperare del materiale, o a comprendere cosa non ha capito per permettergli di porre le giuste domande, potrà incoraggiarlo, permettergli una pausa rigenerante, concordare orari e gratificazioni. Vostro figlio si sentirà sostenuto, accompagnato, ma scoprirà di saper fare, di riuscire… la sua soddisfazione saprà ripagarvi di tutte le volte che l’avrete sentito sbuffare.

ALCUNE PICCOLE ISTRUZIONI PER L’USO:

  1. Create insieme al bambino/ragazzo uno spazio che sia bello, luminoso, confortevole per poter svolgere i compiti in tranquillità. Non occorre che sia nella sua stanza, ma deve essere uno spazio solo suo, e deve essere curato e funzionale. Alla fine dei compiti va messo a posto il materiale e riordinato i libri e i quaderni.
  2. Siate presenze discrete e di sostegno: una buona merenda per spezzare un tempo lungo sui libri portata da mamma, papà o nonna o tata può essere un buon carburante per continuare con più motivazione.
  3. Rassicuratelo, si può non saper svolgere un compito, è importante comprendere perché e come poter rimediare. La prossima volta andrà meglio.
  4. I contenuti multimediali, internet e i social erano una novità per noi della generazione passata, perciò ci piaceva cercare contenuti e approfondimenti su internet. Per loro è la norma! Provate a portarlo in biblioteca già da quando è piccolo, fategli scoprire musei, strade sconosciute della vostra città… la ricerca sul campo è una novità per questa generazione e perciò è molto più accattivante!
  5. Gratificatelo, lodatelo per i successi….
  6. Ultima, ma forse la più importante, lodate e gratificate il suo impegno anche quando ha un insuccesso.

L’AMORE DEI GENITORI NON E’ NEGOZIABILE:

IL BAMBINO DEVE ESSERE SICURO DI ESSERE AMATO SENZA SE E SENZA MA… anche se ha preso un brutto voto!