Come si fa a spiegare cos’è l’anima ad un bambino?
Semplice: non si spiega!
Come tutti i concetti primordiali, che ci accompagnano sin dagli inizi della civiltà, anche l’anima ha un significato istintivo, che difficilmente può essere spiegato con certezza.
Perciò le immagini aiutano più di mille parole, la ricchezza del nostro mondo interiore è fatta da tantissime immagini e da diversissimi colori.
L’età consigliata per questo libro è dai 4 anni, ma per me è un libro da regalare a bambini, adolescenti e, perché no, anche adulti.
A volte ci sentiamo ottimisti, a volte sensibili, a volte arrabbiati, a volte impulsivi o egoisti, a volte ci si sente rotti…
Le immagini regalano un significato immediato a queste “versioni di noi”, le parole spiegano meglio e potrebbe accadere di dire, leggendo una pagina o l’altra: “ecco! Proprio così mi sento!!”
Dare un nome ai nostri Stati d’Animo può essere rassicurante, ci fa sentire meno soli, ci rende umani, perché tutti gli umani possono sentire queste emozioni, ci permette di avere un punto di vista diverso…
A differenza dei labirinti canonici, da questo labirinto non usciremo, ma resteremo su una pagina o l’altra a seconda del momento, d’altronde quando scopriamo la bellezza della nostra anima perché mai dovremmo uscirne??
La mia pagina preferita è il coraggio, è una donna vestita di rosso il simbolo di questo stato d’animo che non vuol dire affatto non aver paura, ma, anzi, vuol dire conoscere la paura e saperla affrontare, con cuore e passione… Qual è il vostro stato d’animo preferito??
Cosa accade quando mamma e papà si separano? Ve ne ho parlato nel precedente articolo, MAMMA E PAPÀ SI SEPARANO, questo è un libro che può aiutarvi nel comunicarlo ai bambini…
È difficile spiegare ai bambini che vi separate perché litigate troppo: potrebbero controbattere “anche io e Giovanni litighiamo sempre, ma poi facciamo pace”, oppure “anche noi fratelli litighiamo, ma ci costringete a dormire nella stessa stanza”…
È complicato per loro comprendere che non siete più la coppia di un tempo e che è diventato impossibile vivere insieme….
Questo libro vi aiuterà a dare una traccia visibile e tangibile del cambiamento che avviene in una coppia e che porta alla separazione: la mamma è pian piano diventata un albero, con i suoi rami e le sue foglie continuerà a stare accanto alla sua bambina, a dargli amore e sostegno; il papà pian piano è diventato un orso, ma con le sue grandi braccia continuerà ad abbracciare la sua bambina e a farla sentire al caldo e protetta.
Ma si sa: un albero e un orso hanno bisogno di due case ben diverse!
Non c’è molto spazio per i perché e i come, queste sono cose da grandi…. È successo, e basta. Ci sono stati dei momenti molto tristi e scuri, ma adesso la bimba può godere della presenza gioiosa di mamma albero e papà orso!
È un libro delicato, come l’argomento che tratta; ha immagini chiare ed efficaci, nulla è lasciato al caso e può essere davvero utile in questo momento in cui le parole, purtroppo, sono difficili da trovare…
Il primo evento che affronteremo nella nostra lista di ricordi dell’infanzia, è un evento che nell’immaginario di tutti porta gioia immensa a tutta la famiglia, ma anche uno tsunami di cambiamenti ed emozioni…
Ma cosa provano i piccoli di casa quando diventano fratelli maggiori?
Chi tra voi ha un fratello minore potrà accedere al proprio passato per ricordare quanto la vita sia cambiata dopo il suo arrivo…. È forse il primo momento di dolore per il bambino, in cui capisce che deve condividere l’amore della mamma con un altro essere, ma con qualche accorgimento si può trasformare questa novità in una conquista che contribuirà in positivo alla crescita sana del bambino.
La notizia…
Passati i primi mesi, quando ormai la gravidanza è certa, possiamo comunicare al bambino che nella pancia della mamma c’è un fratellino.
Ormai le ecografie sono molto dettagliate e comprensibili, perciò, appena ne avete una dove si intravede la testa, potreste mostrarla al primogenito. È molto difficile per un bambino immaginare che nella pancia della mamma ci sia davvero un altro bambino, specialmente quando la pancia è appena accentuata, perciò vedere una “fotografia” potrebbe essere più efficace.
Usate parole semplici, scegliete dei libri sulla pancia della mamma (ce ne sono milioni in libreria!), poi aspettate le sue domande o rispettate i suoi silenzi: sta assimilando la notizia pian piano… potrà stupirvi con una domanda improvvisa dopo settimane…
La pancia della mamma cresce, cresce….
Intanto, non pensate che se ne sia dimenticato! Osserverà i vostri cambiamenti, e i comportamenti di tutta la famiglia, perciò non nascondetegli nausee o sonnolenza, piuttosto raccontategli com’è stata la sua gravidanza, con foto e racconti sia di mamma che di papà, normalizzate e non fate passare il messaggio che questo nuovo bimbo “fa stare male la mamma!”
Ditegli che state andando a comprare vestitini o che state montando la culla per il fratellino, ma non spingetelo troppo ad aiutarvi, se lui si offrirà accettate però di buon grado!
Man mano che la gravidanza proseguirà, coinvolgetelo nella crescita della pancia e mostrategli le successive ecografie.
Intanto, fate in modo che il bambino passi più momenti con il papà, con la nonna, con amici, senza la presenza costante della mamma… pian piano si abituerà a brevi momenti senza la mamma e scoprirà che può divertirsi e star bene lo stesso! Fate tutto con naturalezza (sarà inutile dire che se la mamma ha gli occhi lucidi mentre saluta il piccolo che va a prendere un gelato con il papà, il bambino non sarà rassicurato!) e gradualità, avete tempo!
Se è un bimbo abituato ad avere la presenza fissa di mamma e papà che soddisfano ogni suo bisogno appena ne fa richiesta, iniziate ad allungare i tempi, e portatelo ad acquisire tutte le autonomie che è in grado di ottenere e che sono congeniali per la sua età, sarà un ulteriore dono del fratellino…
Spesso capita che proprio prima dell’arrivo del fratellino la mamma passi più tempo con il primogenito, sia perché, magari, è in maternità e quindi a casa dal lavoro, sia perché pensa che dopo avrà meno tempo… nulla di peggio… sarà solo colpa del piangente neonato se la mamma taglierà all’improvviso le sue attenzioni!
Se c’è in programma qualche cambiamento importante che potrebbe coincidere con il parto o con il periodo successivo, fate in modo di anticiparli o posticiparli: per esempio togliere il pannolino o dormire solo nella sua stanza subito dopo la nascita del fratellino potrebbe portare il bambino a pensare che questi eventi siano dettati dal fatto che avete meno tempo e attenzioni da riservargli a causa del neonato… Anche l’inserimento all’asilo o alla scuola dell’infanzia sarebbe meglio rimandarli di qualche settimana, in accordo con le maestre e la scuola…
Non descrivete il nuovo nato come un amico che giocherà con lui quando arriverà… questo accadrà, ma solo dopo molto molto tempo… davvero troppo per la percezione di un bambino, perciò raccontategli la verità: all’inizio dormirà e mangerà e piangerà, sarà a volte anche un po’ noioso… anche in questo caso raccontargli la sua storia, i momenti in cui era neonato lui, gli farà bene, lo farà sentire importante, perché protagonista di una storia e non alimenterà false aspettative…
Fategli sentire i primi movimenti del piccolo, raccontategli che già sente la sua voce, che la riconoscerà quando uscirà da lì…
Il parto
Quando il momento del parto si avvicina, anticipategli cosa accadrà: la mamma non ci sarà per qualche giorno, ditegli con chi resterà, chi lo accompagnerà a scuola… non presentate gli eventi come un qualcosa di inevitabile che gli tocca subire, piuttosto come un’avventura di cui lui è protagonista. Chiedetegli con chi preferisce passare più tempo, raccontategli che potrà dormire nel lettone con papà e che potrà mangiare patatine sul divano, oppure che la zia di sicuro le permetterà di andare a scuola con quel lucidalabbra fucsia che voi proprio non accettate…
Lasciategli un post it per le diverse fasi della giornata, non affidatevi troppo alle telefonate, potrebbe capitare che il suo risveglio coincida con il vostro travaglio e ci rimarrebbe male se non doveste chiamarlo, mentre una routine di messaggi scritti sarà più affidabile!
Il piccolo arriva a casa
Quando tornate a casa, potreste fargli fare un regalo dal nuovo arrivato, lo renderà subito più simpatico…
Arriveranno amici e parenti a salutare il piccolo, non abbiate paura di sembrare sgarbati se li anticipate e chiedete loro di dedicare una prima attenzione al primogenito, che poi potrà accompagnare, fiero, gli ospiti a conoscere suo fratello o sua sorella…
Dopo qualche giorno di trambusto, il piccolo piangerà e, diciamolo, “romperà” e ruberà un bel po’ di tempo materno e di quello paterno, a quel punto il maggiore potrebbe esprimere gelosia, rabbia, tristezza…
Fatemi un favore personale: mordetevi la lingua ogni volta vi verrà in mente di dire “Ora sei grande non fare cos!”
Non è improvvisamente diventato grande perché ha un fratello!
È solo una settimana più grande di una settimana fa… perciò trattatelo secondo la sua età. Leggete i suoi comportamenti e le sue emozioni se non ha ancora l’età di esprimerle apertamente, o parlate con lui o lei se ha superato i 5 anni, spiegategli che è normale essere un po’ arrabbiati perché la mamma non può passare tanto tempo con lui, e che anche a voi dispiace, ma ci vorrà solo un po’ di pazienza: quando il piccolo crescerà diventerà capace come suo fratello maggiore di mangiare da solo e di vestirsi da solo e la mamma passerà del tempo con entrambi e giocherete finalmente insieme…
Non fate paragoni: “lui è bravo, tu alla sua età piangevi di continuo!”: sono diversi e basta, a che serve fare una gara per chi è il più bravo neonato della mamma?
Non stupitevi e non sgridatelo se mostrerà comportamenti regressivi, se vi chiederà di nuovo il ciuccio che aveva lasciato poco fa o se farà qualche pipi addosso, o se non vorrà andare a scuola…comprendetelo: magari penserà che atteggiamenti da neonato attireranno la mamma, proprio come fa suo fratello! I bambini sono molto logici e deduttivi nei loro pensieri, perciò il segreto è dargli attenzioni per comportamenti adeguati alla sua età: cercate di trovare spazi e tempi per giocare con loro con i loro giochi, con il disegno, la pasta di sale, i lego… Comprate loro una bambola, magari somigliante al fratellino, potrà imitare voi nella capacità di dare cure, piuttosto che imitare il piccolo nella modalità con cui richiede cure. Permettetegli di occuparsi del fratellino solo quando ve lo chiede, si scoccerà dopo pochi minuti di tenerlo in braccio e ve lo restituirà, ma il permesso di farlo mentre siete presenti, eviterà momenti pericolosi in vostra assenza, come prenderlo in braccio di nascosto… Non ditegli mai e poi mai “non toccare il fratellino!” Piuttosto insegnategli a lavarsi le mani prima di accarezzarlo, oppure come accarezzarlo: toccare solo le manine e i piedini, evitare il viso e la testa…
Non regalategli ogni tipo di giocattoli… non servirà a distrarlo o a tenerlo occupato, quello che vogliono è la stessa attenzione che ha il nuovo nato, perciò, quando riuscite, regalategli il vostro tempo.
Promettetegli (e quindi programmatelo e fatelo!) un tempo mamma-figlio soli, andate al parrucchiere se è una bimba più grande, al parco se è un bimbo più piccolo, a mangiare un gelato o qualsiasi cosa gli piaccia… basterà mezz’ora promessa e dedicata solo a lui per placare gli animi per una settimana…
Ci sono parecchi libri che parlano dell’arrivo di un fratellino e che esprimono rabbia e gelosie e dubbi… potreste andare a comprarli insieme e leggerli insieme mentre il piccolo dorme…
Il papà
Nella nascita di un secondogenito la figura del papà è forse ancora più incisiva rispetto alla prima gravidanza. Potrà portare il primogenito fuori mentre la mamma si riposa un po’; può occuparsi della casa, in modo che ogni momento della mamma, libero dalle cure del neonato, possa essere dedicato al maggiore…
Bando ai sensi di colpa
La cosa più importante è non avere sensi di colpa! Un certo grado di frustrazione fa bene ai bambini, e di sicuro, nonostante i momenti di sconvolgimento iniziali, avergli dato un fratello o una sorella è una grande ricchezza che gli lasciate per tutta la vita. Dovrete abituarvi anche voi adulti a non riuscire a passare tempo con entrambi e non è salutare avere sensi di colpa verso il piccolo, perché è più trascurato del primogenito alla stessa età, e verso il grande, perché non gli state dando la giusta attenzione…
L’equilibrio familiare sta affrontando un piccolo terremoto: datevi e dategli il tempo di assestarsi e di trovare il suo nuovo posto all’interno della nuova famiglia. Non è un caso che i primogeniti abbiano caratteristiche comuni, e i secondogeniti siano più rapidi nel trovare la loro strategia di sopravvivenza, spesso un po’ più facile di quella dei primogeniti…
Un’ultima importantissima precisazione: può essere che stiate leggendo questo articolo dopo qualche tempo dalla nascita di un secondogenito: Non avete sbagliato tutto! Avrete sicuramente trovato la vostra strada per essere mamme e papà di due figli e non di un figlio unico…. È una novità anche per voi!
E, se sentite di aver mancato in qualcosa, nulla è per sempre, non autopunitevi, riparate: è più educativo per il bambino e più efficace per tutti…
Sarebbe bello tenere sempre i bambini così al caldo e al sicuro come il piccolo in foto, ma non è proprio possibile, né tantomeno giusto…
Si pensa che l’infanzia sia un periodo incantato dove tutto è perfetto e magico, senza nuvole all’orizzonte…
Beh se ci pensate un attimo saprete già che non è così, ci sono molti eventi nella vita di un bambino, forse non tutti restano indelebili nella memoria, ma di sicuro hanno effetti sulla personalità e sul futuro del bambino.
Di sicuro alcuni eventi, quelli più incisivi, diventano ricordi.
Nelle prossime settimane tratteremo qualcuno di questi eventi nello specifico. Alcuni sono eventi pieni di gioia per tutta la famiglia, come la nascita di un fratellino, ma che necessitano comunque di un riequilibrio per tutti; altri sono drammatici, come un lutto o una malattia, grave o anche solo prolungata, di un familiare; altri sono dei cambiamenti di ambienti o di componenti familiari, come un trasloco, un divorzio o l’ingresso di un nuovo partner della mamma o del papà…
Il primo errore che possiamo fare è classificarli come eventi negativi o positivi: SEMPLICEMENTE ACCADONO…
Dobbiamo ricordarcene prima di tutto noi adulti, spesso siamo talmente coinvolti che decidiamo che un trasloco per un nuovo lavoro è un’opportunità positiva per tutta la famiglia, oppure che la nascita di un fratellino deve essere solo gioia per tutti, grandi e piccini, oppure che un lutto è troppo negativo per essere spiegato ai piccoli di casa. Gli eventi accadono, dicevo, e non sono mai positivi o negativi, hanno mille sfaccettature e mille conseguenze, e vengono accolti in maniera diversa da ogni componente della famiglia. È presuntuoso pensare che i bambini debbano provare le nostre stesse emozioni di fronte ad un cambiamento radicale di vita, sono esseri diversi da noi con le loro emozioni e le loro idee.
Quindi il secondo errore che possiamo fare è dare per scontato le loro reazioni o il loro pensieri.
CHIEDETE, parlatene con loro, scoprite il loro punto di vista, guardate il mondo con i loro occhi: voi siete felicissimi per il vostro nuovo lavoro, o per la nascita del secondogenito, loro vedranno una mamma più impegnata o un papà con orari diversi, una nuova routine e un po’ più di nervosismo e agitazione in casa, potrebbero sentirsi in debito di tempo e di attenzioni. Fate loro comprendere che considerate il loro punto di vista, che gli siete vicini e che potete capire come si sentono e che hanno bisogno di tempo per adattarsi alla nuova situazione e che anche voi, molto probabilmente, ne avete…
Un terzo errore che possiamo fare è nascondere l’evento ai bambini…
un lutto, un divorzio in divenire, una malattia grave, sono eventi che pervadono tutta l’atmosfera familiare, i bambini assorbono ogni vibrazione emotiva dei genitori, perciò potrebbero sentire che c’è qualcosa che non va e riempire i silenzi con idee, anche molto più spaventose della realtà dei fatti…
Un nonno che non c’è più potrebbe essere diventato un angelo custode sempre vicino se ne parliamo con loro, oppure potrebbero pensare che sia scomparso all’improvviso senza nemmeno salutare…
Una mamma triste senza apparente motivo o due genitori che fingono di essere amichevoli, ma la cui tensione si taglia col coltello, potrebbero portare il bambino all’angoscia dell’ignoto.
Ovviamente ogni evento è diverso, e li analizzeremo tutti, uno alla volta, ma tutti hanno in comune una cosa: sarà il modo in cui faremo sentire il bambino protetto, rassicurato e compreso a fare la differenza.
La protezione non consiste nel evitare ogni contatto del bambino con eventi che noi consideriamo tristi o ingiusti, la protezione è fare in modo che il bambino immagazzini quel ricordo come un momento difficile in cui è stato sostenuto e in cui ha potuto esprimere e condividere tutte le sue emozioni, in cui è stato riconosciuto, e amato.
Come diceva Dino Risi, appunto, “Che cosa fanno i bambini tutto il giorno? Fabbricano ricordi.”
Nessuno promette alla nascita che ci saranno solo ricordi belli, ma solo che ci saranno ricordi… quello che possiamo garantire ai bambini è che nei loro ricordi sia presente, rassicurante e potente la migliore espressione dei genitori che hanno scelto.
Pronti partenza via, denti
lavati, bagno fatto, pigiama indossato e… sotto le coperte…
Ma, appena spenta la luce, si
sente una vocina che sussurra… “Mamma, oggi non riesco a dormire!!
Ecco, la prima tesserina del
domino cade e porta con se tutte le altre: la mamma o il papà sono stanchi a
fine giornata, probabilmente lasciano trasparire un po’ di nervosismo, un po’
di sconforto, il bambino pensa che deve dormire e non ci riesce oppure pensa
che ha sonno ma non vuole lasciarsi andare… si può andare avanti per ore…
Finché stremati crolla tutta la famiglia a tarda ora.
Che fare?
Come sempre mi piace partire dall’osservazione. Il bambino è un’altra persona da noi, con le sue emozioni e le sue abitudini, imparate a conoscere vostro figlio e a non dare nulla per scontato.
Ad esempio, i giorni in cui dorme
meno, perché si sveglia presto, oppure perché non ha fatto il pisolino
pomeridiano, com’è? Come si addormenta? È più o meno agitato?
Cosa e come ha mangiato quando si
addormenta tranquillo? È successo qualcosa durante la giornata? Una determinata
luce, un pigiama particolare, un peluche, una musica, una favola… favoriscono o
ostacolano il sonno?
Va da se che, dopo averlo osservato, promuoverete quello che facilita il sonno del bambino e lo trasformerete in routine, seguendo piccoli e semplici accorgimenti.
Un Alfabeto vi salverà!
A come Accompagnare il bambino durante il rilassamento, tenerlo per mano mentre si rilassa e si lascia andare…
B come Brutti sogni. Se vi chiama nel cuore della notte per un brutto sogno è importante che senta la vostra presenza! Cercate di non portarlo nel lettone, è meglio che siate voi ad andare nel suo spazio e non viceversa. Bisogna associare subito un buon ricordo nel suo lettino e non lasciarlo col ricordo dell’incubo appena fatto. Se al mattino i più grandicelli raccontano di un brutto sogno potreste raccontare che è capitato anche a voi, e farvi raccontare il loro sogno toglierà un po’ della paura che accompagna le immagini che ha in mente! La sera successiva, se ha ancora paura di rivivere quel sogno, parlatene insieme, trovate delle strategie per sconfiggere il mostro… Rassicuratelo! Ma non sminuite la paura (guardate l’articolo sulla paura del blog!) con frasi tipo “non c’è nessun mostro! Dormi!”… per lui c’è! Scoprite com’è fatto questo mostro, potreste disegnarlo,
C come Coccole. Le gradiscono tutti, i più piccoli e i più grandicelli: una ninna nanna, una favola, un po’ di carezze, tenergli la mano… sono tutte azioni che lo rassicurano e lasciano le ansie e le paure della giornata fuori dalle coperte. Usate un tono calmo e delicato, lasciate anche voi fuori dalla camera di vostro figlio i problemi di lavoro: è un momento di coccole anche per voi!
D come Dolcezza. Se vi sentite nervosi non cercate di affrettare il processo che porta alla nanna, fate un bel respiro e recuperate tutta la dolcezza che vi è rimasta: le cose saranno molto più semplici!
E come Evitate tg e discorsi e programmi tv che portano cattive notizie, come notizie sul covid, o su guerre o peggio su episodi di cronaca… potrebbe sembrare che non stiano nemmeno ascoltando, ma le voci e i suoni si insinuano nella loro mente e potrebbero agitare l’addormentamento e creare brutti sogni!
F come Fiabe. Le classiche Favole al Telefono di Rodari sono perfette, non raccontate fiabe dense di mostri e colpi di scena, quelle riservatele per altri momenti, optate piuttosto per fiabe brevi, in modo che non voglia restare sveglio per ascoltare il finale, leggere, in modo che concilino bei sogni, allegre ma non troppo…
G come Giochi. Dopo cena, specie se fatta un po’ lontana dal sonno, probabilmente ci sarà un momento di gioco, magari insieme al papà e alla mamma (nelle più rosee delle situazioni): predisponete una cesta di giochi da usare solo pre nanna, e in nessun altro momento della giornata, riempite insieme al bambino la cesta e selezionate insieme giochi che calmano, che rasserenano, ad esempio le costruzioni saranno più rilassanti di un gioco di lotta tra dinosauri; far fare la nanna alla bambola preferita, quindi mettere nella cesta solo il pigiama della bambola e la culla, lasciano gli altri accessori lontani da quel contenitore; libri tattili morbidi per i più piccoli e libri a tema nanna per i più grandi; per i più grandicelli, alla primaria, un film o un cartone distensivo, chiacchierare con lui seduti sul divano, preparare i vestiti per il giorno dopo e la cartella, sistemare la camera prima di andare a dormire… sono tutte azioni che accompagnano verso un buon sonno.
H come Handling e Holding. Due concetti base della psicologia infantile, il primo rappresenta il contatto, il secondo rappresenta il contenimento. Durante il rilassamento il bambino si lascia andare, abbandonando tutte le sue difese, è importante che il genitore faccia da contenimento alle sue angosce e che la mano dell’adulto sia l’ultimo contatto prima di addormentarsi, un massaggio, tenergli la mano, accarezzargli i capelli gli fanno percepire vicinanza e sicurezza, e si lascerà andare più facilmente.
I come Igiene. È importante “togliersi di dosso” l’odore della giornata appena passata: hanno sudato, si sono sporcati con cibo, fango e inchiostro, è importante affrontare la nanna puliti e sereni. Bagnetto e lavaggio dei denti sono anche delle coccole che, quando sono piccoli, sono fatte dai genitori, man mano che crescono sono piccole azioni che rilassano, come spazzolarsi i capelli o stare un po’ nell’accappatoio caldo.
L come Luogo. È importante l’addormentamento nel loro letto! Non permettete che si addormentino sul divano o nel lettone per poi portarli nel letto addormentati, toglie loro la consapevolezza di quello che gli accade, sembrerà un “tradimento” addormentarsi tra mamma e papà e svegliarsi solo nel lettino! Dedicate un po’ di mesi alla creazione della routine, con pazienza e consapevolezza, non usate facili scorciatoie, e ne trarrete beneficio per la vita!
M come Mangiare. Ci sono cibi che eccitano il bambino e altri che conciliano il sonno. Una cena non troppo pesante, non troppo vicina all’orario del sonno, magari calda e conciliante, di sicuro aiuterà molto nella fase dell’addormentamento! Anche in questo caso osservate, prendete nota e decidete cosa cucinare per cena, ogni bambino è diverso!
N come Naso. È importantissimo, spesso sottovalutato, lavanda e vaniglia, saranno preferibili ad agrumi e menta… L’olfatto interessa il nostro cervello senza passare dall’inconscio, perciò annusando un’essenza associata al sonno il bambino saprà già che è ora di dormire prima ancora di rendersene conto. Inoltre è risaputo che delle essenze piuttosto che altre conciliano il sonno maggiormente.
O come Oggetto transizionale. I peluches della nanna possono essere presenti fino all’adolescenza e oltre, non ditegli che ormai sono grandi… l’importante è che rimanga lì a presidiare il letto in sua assenza!
P come Pigiama e coperte. Sembrerà banale, ma assicuratevi che il pigiama sia confortevole, che non “punga”, non abbia etichette fastidiose, abbia immagini o fantasie rilassanti, abbia un buon odore non eccitante. Stessa cosa per le coperte: devono mantenere una giusta temperatura, essere avvolgenti, confortevoli, morbide e non pesanti. Pigiama e coperte sono l’abbraccio che lo accompagnerà per tutta la notte, perciò devono essere amorevoli e rassicuranti. Anche in questo caso è fondamentale l’osservazione: se si sveglia sudato ogni mattina, probabilmente il pigiama o le coperte sono troppo caldi….!
Q come Quando. È importantissimo andare a dormire sempre allo stesso orario, i bambini sono esseri abitudinari e andare a dormire alle 23 una sera e alle 9 la sera successiva destabilizzerà il bambino e creerà inutili tensioni a figli e genitori.
R come Routine. È importantissima per mantenere il ritmo sonno-veglia del bambino; è fondament ale per fornirgli la prevedibilità e la sequenzialità dei passaggi che portano alla nanna, questo è rassicurante ed evita inutili ansie nel bambino; una routine regala al bambino piccoli passi quotidiani verso l’autonomia, saprà che deve correre a letto dopo aver lavato i denti e pian piano lo farà da solo, e così per tutti i passaggi, come bagno, pigiama, ecc; la maggior autonomia e la prevedibilità comporta meno “battaglie” casalinghe nate dal ricordare al bambino ogni azione che precede l’addormentamento, poiché pian piano diventeranno automatismi. Si può coinvolgere il bambino nel disegnare e appendere alla parete le diverse sequenze, in modo che il bambino abbia traccia visibile di ciò che accadrà ogni sera.
S come Suono. Ci sono bambini che hanno bisogno del silenzio assoluto per addormentarsi, altri hanno bisogno di una musica di sottofondo, senza parole, altri di una canzone e basta… trovate sempre cosa è più funzionale per lui!
T come Telefono, Tv, Tablet. Evitate la luce degli schermi prima di addormentarsi, telefono e tablet contengono onde luminose che ostacolano l’addormentamento, non dateglieli per addormentarsi, magari si addormenteranno prima, ma otterrete un effetto contrario a lungo termine!
U come Una buona giornata porterà a dei bei sogni d’oro e d’argento!
V come Vista. Luce notturna, lucine colorate, proiezioni sul muro o nulla, ogni bambino è aiutato da una specifica illuminazione, rendetela un po’ magica e portate la sua accensione all’interno della routine serale… Ancora una volta, osservate, osservate e osservate!
Z come Zzzz… finalmente dorme!!
Questo alfabeto vi guiderà nell’impostare una buona routine del sonno, ricordate però che durante il sonno emergono tutte le loro angosce diurne. Se notate incubi ricorrenti, risvegli notturni o gravi difficoltà nell’addormentamento con agitazione motoria non esitate a parlarne con un professionista, poiché è importante far emergere le paure e permettere al bambino di poterne parlare senza serbare dannosi segreti.
Il sonno è importantissimo, determina un buon metabolismo, maggior attenzione e concentrazione a scuola, assimilazione degli apprendimenti della giornata, meno nervosismo e maggior propensione a delle buone relazioni sociali.
Adesso vediamo insieme cosa possiamo Sentire, Pensare, Dire,
Fare…
Può essere che abbiate sentito un senso di noia e
irritazione: è una frase che dicono più spesso al mattino, perciò siete di
fretta, e tanto, bisogna finire in fretta di far colazione, bisogna vestirsi e
aiutare loro a vestirsi, correre a scuola e poi a lavoro… no, un mal di pancia
adesso proprio no! Beh, è lecito! Non siete dei genitori perfidi per questo! La
vita è frenetica e voi siete esseri umani… perciò ascoltatevi e se provate
noia, irritazione o persino un po’ di rabbia, accettatelo, fate la vostra
espressione irritata davanti allo specchio, poi prendete un bel respiro
profondo e giratevi verso vostro figlio…
Può capitare che la cosa accada spesso e che il bimbo, magari un po’ gracile e poco affamato, vi stia facendo preoccupare un po’ con i suoi mal di pancia… perciò può essere che sentiate un po’ di paura o forse ansia per quella richiesta frequente e un po’ di impotenza per non sapere come porre rimedio… Bene, siamo a metà dell’opera: Non siete dei supereroi e adesso lo state capendo! Siete genitori normali, e di fronte a voi c’è un’altra persona (che in questo caso specifico è un bambino) con i suoi sentimenti e le sue paure ed emozioni… non potete porre rimedio, potete ascoltare le vostre paure e non confonderle con le sue paure, potete ascoltare le sue emozioni e accettare la vostra probabile impotenza nel fargli passare il mal di pancia…
Sentire è sinonimo anche di Ascoltare. Ascoltatelo, non sta mentendo, se dice che ha mal di pancia, c’è qualcosa che lo agita, può non sapere ancora definire al meglio il suo malessere, ma qualcosa c’è… Chiedetegli dove lo sente, se ha nausea o se deve proprio vomitare o sa ha solo lo stomaco chiuso e non vuole fare colazione, se gli gira la testa o se si sente un po’ spaventato o triste o arrabbiato, chiedetegli cosa lo spaventa/intristisce/agita parlategli e fategli capire che avete visto il suo malessere, che vi prendete cura di lui e dei suoi mal di pancia, che gli starete accanto finché non andrà meglio…
Mi direte… ok tutto ciò è bellissimo ma io sono di corsa al
mattino e fare tutto questo discorso non è possibile!
Verissimo!
È vero che ascoltarlo mentre sta avvenendo il problema, o
quando il bambino vi chiede aiuto è molto molto più efficace, ma, se non avete
tempo di ascoltarlo, di stargli accanto, di rassicurarlo concedendogli il suo
tempo, NON FATELO!
Non è una cosa da fare in fretta, tanto per fare!
È però OBBILIGATORIO prendersi 3 minuti quando un bimbo
manifesta un disagio!
Prendetevi un minuto per registrare cosa sentite voi, perché è quello che percepirà vostro figlio, più forte di ogni vostra parola.
Poi prendetevi un secondo minuto per capire che davvero non sia impossibile per lui andare a scuola, magari è un virus intestinale, o ha febbre, o deve fare la cacca… escluso tutto ciò, se sentite che il suo mal di pancia è un malessere diffuso, frequente, che ha a che fare più con le sue emozioni che con il suo fisico, prendetevi un terzo minuto per dirgli: “Ho capito che c’è qualcosa che non va, che sei triste o forse arrabbiato p forse c’è qualcosa che ti agita qui a casa o che ti fa paura a scuola. Ci tengo tanto a capire cosa c’è che non va, perciò, siccome adesso siamo un po’ di fretta, e non ci sarebbe il tempo giusto per parlarne bene, io e te, ti propongo una cosa: adesso ti accompagno a scuola, vediamo come va mentre andiamo, poi se dovesse diventare un mal di pancia troppo forte, la maestra mi telefonerà e ti vengo a prendere, ora le diciamo che oggi hai un po’ di mal di pancia… Ma oggi pomeriggio quando ci vediamo, mi racconti benissimo quello che ti senti e se c’è qualcosa che non va. Ok?”
Assicuratevi che abbia capito bene che voi ci siete per lui,
che avete ascoltato il suo mal di pancia, che gli date la giusta importanza e
che lo aiuterete a star meglio.
È un discorso serio, da fare guardandolo negli occhi,
abbassatevi alla loro altezza, deve sentire che vi siete fermati per lui, per
un minuto!
E, naturalmente, ogni promessa è debito!
Dai su 3 minuti li avete, non dite di no!
Probabilmente parecchi mal di pancia sono stati liquidati con
un “Adesso basta, la mamma va al lavoro e tu vai a scuola, è solo voglia di non
andare a scuola!” e adesso ci vorrà del tempo perché creda davvero che lo
prendete sul serio! Non demordete subito, magari il primo giorno sarà dubbioso
e non si rasserenerà facilmente, ma vedrete che se a pomeriggio davvero vi
sedete accanto a lui con una buona merenda e ne parlate, facendogli capire che
il discorso del mattino era serissimo e che non vi siete dimenticati delle
vostre promesse (mettetevi un avviso sul cellulare!), anche se magari lui se ne
è dimenticato… se focalizzerete insieme il mal di pancia (com’è, dove lo sente,
che tipo di emozione è collegata al malessere…) se capirete insieme come
affrontarlo per stare meglio, se ascolterete i suoi bisogni e li accoglierete…
andrà sempre meglio! Provare per credere…
Naturalmente focalizzata l’emozione nascosta dietro al mal
di pancia, date uno sguardo agli articoli precedenti sulle emozioni!
La pancia è la parte più vulnerabile del nostro corpo,
quando il bambino sente il bisogno di tenere le manine sul pancino per
comunicarvi il suo malessere, probabilmente è un segno del suo bisogno di
maggior protezione, del suo sentirsi più esposto alle “intemperie” della sua
quotidianità, quindi forse è necessario incoraggiare la sua capacità
relazionale, sostenerlo nelle sue prime autonomie e comprendere insieme come
superare gli eventi problematici, come un brutto voto a scuola o la lite con un
compagno. Non ditegli cosa fare, ragionate insieme e fategli sempre sentire
tutto il vostro amore, sia che prenda un buon voto sia che non lo prenda!
Come sempre, se pensate di dover avere un parere esterno
alla famiglia e alla scuola, se vi sentite insicuri, o molto preoccupati per il
vostro bambino, una telefonata a un professionista potrà essere davvero di
conforto e di aiuto e di sostegno!
Ricordate anche che sono tornati a scuola, in presenza, dopo
molto tempo, che sono seduti molto tempo con la mascherina, o che vedono le
loro maestre della scuola d’infanzia vestite da extraterrestri e che non
possono più coccolarli come un tempo… Spesso a casa ci sono preoccupazioni per
il lavoro o per il covid… Probabilmente vedono meno nonni e parenti e amici,
forse vanno meno al parco, anche perché fa freddo e piove…
Tutto ciò forse fa venire mal di pancia anche a voi! Fateci
caso!!!
Primo giorno di dicembre, si sente già odore di zenzero e
cannella, il freddo si fa pungente e i bambini chiedono “Ma quando è Natale?”
Bene… Quindi? Cosa avete escogitato per rendere il Natale
dei vostri bimbi magico, unico e speciale?
I bambini non hanno ancora una buona cognizione del tempo,
perciò per comprendere quanto tempo passa, o tra quanto tempo arriverà Natale
serve qualcosa che si possa vedere: cosa c’è di meglio del Calendario dell’Avvento?
Diventato negli anni prodotto consumistico e pubblicitario
per eccellenza, è, in realtà, un ottimo modo per mostrare ai bambini quanti
giorni mancano al fatidico giorno. Si può costruire insieme a loro senza essere
maghi del fai da te (ci sono milioni di tutorial su internet), appendere in
cameretta e osservarlo mentre le caselline si svuotano e si avvicina la
vigilia…
L’attesa è una grande maestra per i bambini (anche per i
grandi, alle volte) abitua alla sopportabilissima frustrazione di non avere
tutto e subito, predispone a gioire quando finalmente finisce, crea delle
aspettative e quindi stimola l’immaginazione, insegna a gestire il tempo che
passa, attenua l’ansia del non sapere quando arriverà ciò che tanto si aspetta.
I regali da appendere al calendario non devono essere
costosi né introvabili: un po’ di materiale scolastico (che tanto comprereste
comunque), qualche cioccolatino, un
buono per una passeggiata al parco col papà, il biglietto per un cinema (cinema
in casa ovviamente, di questi tempi) e quindi un pacco di pop corn per il
giorno previsto, un paio di calze, un giochino molto piccolo… insomma
sbizzarritevi, usate fantasia e creatività: non importa cosa c’è, ogni giorno
di dicembre sarà un giorno in meno per la mattina di Natale!
Altro step importante è la lettera a Babbo Natale!
È un momento importante, serve ai bambini a focalizzare i
loro desideri, non possono chiedere tutto, devono scegliere, selezionare,
decidere. Le prime scelte sono fondamentali: insegnano che non c’è un giusto e
uno sbagliato, ma c’è qualcosa verso cui ci porta il cuore, che risponde meglio
ai nostri bisogni, che è necessario chiedere a qualcuno di Magico, vestito di
rosso, verso cui proveremo sincera gratitudine.
La scelta significa anche che rinunceremo a qualcos’altro,
perciò, non comprate loro anche quello che non hanno chiesto a Babbo, ma che
avrebbero voluto comunque, sminuirà la loro capacità di scelta!
Potete scriverla insieme, potreste fare un disegno… fissate
delle regole, ad esempio, solo tre richieste, oppure una richiesta per un
regalo personale e una per qualcosa da usare con tutta la famiglia, oppure un
regalo da poter toccare, come un giocattolo, e uno da fare insieme, come una
gita sulla neve o un campeggio in salotto, potrebbe essere una lettera personale
o una di tutta la famiglia… Insomma le regole le decidete voi, l’importante è
che siano chiare e condivise!
Ecco, Babbo Natale è avvisato, il regalo chiesto a Santa
Claus deve essere il più fedele possibile a quello della lettera! Probabilmente
ci vorranno un bel po’ di sbattimenti per recuperare il particolarissimo regalo
generato dalla fervida immaginazione di vostro figlio oppure ci vorranno ore di
fila o giornate di siti impallati per reperire la bambola che tutto il mondo
desidera… So che può essere frustrante, ma fidatevi, vi mancherà quando
smetteranno di crederci!
Ma veniamo al resto
dei regali… quello dei genitori e quelli, magari pilotati sempre dai
genitori di zii e nonni… oppure siete zii e nonni e non sapete cosa regalare ai
pargoli di famiglia.
Bene, questa è la parte di articolo che fa per voi!
Farò, banalmente un elenco, ma si sa che le cose banali a volte sono le migliori…
Un libro. Di
libri ve ne ho consigliati molti in questi mesi, con dovizia di spiegazioni e
ne seguiranno altri. Un libro non è mai banale: sono giornate di festa e anche
gli adulti hanno più tempo libero, perciò è il momento migliore per sfogliarlo
insieme, leggerlo prima di addormentarsi e mostrarlo a tutti durante le cene in
famiglia. Un libro tattile o da usare durante il bagnetto andrà benissimo fino
ai 2 anni; un bel libro su un bimbo che dice sempre di no o che fa i capricci è
scritto ad hoc per i terrible two; un libro sonoro e un po’ più interattivo è
perfetto per i 3-4 anni; un libro pop-up con una bella storia avrà un bell’effetto
su un 5enne che ancora non sa leggere ma è impaziente di imparare; un primo
libro di storie, da leggere con mamma e papà andrà bene per un 6enne; mentre un
libro di prime letture, un romanzo leggero, sarà interessante per le prime
autonomie di un bimbo di 7-8 anni; un libro sulle amicizie, sulle prime cotte o
sulle maestre antipatiche andrà molto bene per gli ultimi anni dell’infanzia..
Ricordo ancora con nostalgia i miei primi libri di Bianca Pitzorno! Nel
miscuglio di regali natalizi passerà in secondo piano il regalo di un libro, ma
fidatevi se vi dico che sarà apprezzato dopo, quando il frastuono passerà…
Un gioco da tavolo di
comunità. Forse è per i bimbi un po’ più grandi (di 7- 8 anni)… Io, ad
esempio, uso moltissimo, nel mio lavoro, un gioco che si chiama Dixit..
contiene un numero enorme di carte di libera interpretazione con cui costruire
una storia… ma può diventare un modo per scoprire la natura profonda di vostro
figlio: chiedetegli di trovare una carta per ciascuno di voi, oppure di
raccontare la sua storia con le carte, vi stupirà! C’è il più classico gioco
dell’oca, le carte da Uno, una tombola di immagini (anche per i bimbi dai 4
anni)… i giochi da tavolo sono infiniti, fatevi ispirare… andranno bene
comunque: ai bimbi piacerà che gli dedichiate attenzione e che vi divertiate
insieme, non importa cosa ci sarà sul tavolo!
Un corollario del
Regalone di Babbo Natale. Ad esempio, se Babbo Natale gli ha regalato una
mini cucina, voi potreste fargli trovare pentolini e tazzine, se gli ha
regalato la bambola preferita potreste fargli trovare vestitini per lei, e così
via… naturalmente dovrete essere sicuri del regalo di Babbo Natale!!! (E di
scartarlo dopo il suo).
Videogiochi e simili.
Per questo tipo di regali non occorrerà che vi dica di visionarli prima di
comprarli e di comprendere bene cosa state comprando. Dopo di che si potrebbe
inserire all’interno del regalo, con un bel cartoncino colorato da appendere in
camera, le regole per poterlo usare e una clessidra o un timer colorato, se i
bimbi non sanno ancora leggere l’ora: quanto tempo al giorno, dopo aver fatto i
compiti o mezz’ora prima di cominciare, decidete voi, l’importante, come sempre
quando si parla di regole, è chiarezza e condivisione.
Animali & co.
Su questo punto sarò un po’ dura nel dire che gli esseri viventi non sono un regalo, non saranno di esclusiva
proprietà del bambino (cosa che invece è implicita in un regalo personale) e
rappresentano una responsabilità troppo grande per loro. Un cane o un gatto o
un coniglio o un canarino meritano del tempo per pianificare bene il loro
ingresso in casa, dalla cuccia ai giochini alle ciotole e al cibo, i bambini e
tutta la famiglia devono prepararsi all’arrivo, proprio come l’attesa di una
nascita. La famiglia dividerà compiti e regole a seconda delle diverse età dei
componenti e del loro tempo disponibile. È una scelta importante e perciò va
ponderata bene, soprattutto dagli adulti, può essere estremamente dannoso per
il bambino scoprire di dover restituire un animale a febbraio perché non si è stati
capaci di dargli cure! Se proprio avete deciso che un animale rientra nelle
vostre possibilità familiari di tempo e spazio potreste usare le vacanze di
Natale per andare insieme in un canile o gattile a scegliere quello che vi
ruberà il cuore, poi in un negozio di animali per scegliere la cuccia per la
sua taglia e tutto il necessario specifico per lui o lei… Un animale è un’enorme ricchezza per un bambino, come tale non va
sottovalutata o sprecata, né tanto meno può essere rinnegata quando non ci
piace più! Cercate di non far fare questa richiesta nemmeno a Babbo Natale,
potrete spiegare ai bambini che i suoi elfi confezionano oggetti e non esseri
viventi e che Babbo e le sue renne devono affrontare un lungo viaggio dal
freddo Polo Nord che un cucciolo non può proprio sopportare, se dopo Natale
desidererà ancora un animale approfitterete del maggior tempo da passare
insieme per parlarne meglio in famiglia: sarà una delle regole per scrivere la
lettera miracolosa!
Regali che stimolano
la creatività. È una variante di regali che va dal marchingegno per fare i
braccialetti alle costruzioni, a colori, tempere e pennelli a qualcosa di
musicale o qualche aggeggio per cucinare, pasta di sale per i più piccoli
(fatta in casa viene uno spettacolo e non è pericolosa!), una scatola delle
meravoglie con oggetti di riciclo, come tappi di sughero, pezzi di stoffa e
carte speciali, rotoli di carta igienica, pigne e sassi, colla e forbici)… sono
regali che aiutano i bimbi a passare un buon tempo di qualità impegnati in
qualcosa… Sarà importante dargli la motivazione giusta per completare il loro
lavoro… ad esempio fotografando l’opera alla fine per metterla in un album,
oppure regalare dei braccialetti portafortuna per capodanno a zii e cugini e
amici… Sono regali per cui è importante conoscere i proprio figli, carpire cosa
potrebbe davvero stimolare la loro vena artistica e diventare la loro passione.
Regali per muoversi
un po’. Mai come quest’anno è importante per loro muoversi. Un tappeto
elastico, un monopattino, i cerchi per l’hula-hoop, un tappeto sonoro
interattivo per i più piccoli, dei pattini o una bicicletta nuova. Quest’anno
tutto è concesso! Non hanno potuto svolgere le normali attività sportive e gli
unici divertimenti concessi sono parchi e luoghi aperti (e nemmeno sempre!),
perciò usiamoli al meglio!
Giochi simbolici.
Giocare a “facciamo finta” è molto importante per i bambini, incrementa la
capacità imitativa e immaginativa, propone al piccolo una prospettiva diversa
dalla sua, dà al bambino la possibilità di esprimere la sua visione del mondo.
Non occorre una mini cucina nuova di zecca e costosissima, anzi… Fategli
trovare una cesta di travestimenti con i vostri vecchi abiti e diventerà un
principe, un astronauta una fata o una regina; con una scatola grande di
cartone con pennelli e tempere e l’aiuto di mamma e papà costruirà un’accogliente
casetta o una macchinina… Sono abituati a fare questo, alla scuola dell’infanzia
lo fanno tutti i giorni! Incartate tutto l’occorrente con un buono per passare
un pomeriggio in famiglia ad inventare e giocare insieme… risparmierete molto e
saranno davvero contenti!! Alla scuola primaria il gioco simbolico diventa un po’
più realistico e strutturato, perciò servirà una divisa da chef per cucinare
davvero nella cucina di mamma e papà, oppure un vero microfono per essere una
famosa cantante… imparate ad osservare vostro figlio e scoprirete la sua
passione più grande!
Regalare un’esperienza.
Nei limiti imposti dai diversi DPCM, non è impossibile regalare esperienze ai
nostri bimbi. Una caccia al tesoro al parco, una serata hamburger, un pigiama
party di famiglia, trasformare il soggiorno in un ristorante di lusso e
vestirsi elegantissimi…unica regola fondamentale decidere quando e tener fede
assoluta alla promessa!!!
Beh spunti per Natale ve ne ho dati… accendete la vostra
fantasia e fatevi guidare dai vostri bimbi, aprite occhi e orecchie e saprete
cosa può farli felici la mattina di Natale.
Alcune regole
generali potrebbero tornarvi utili…
Genitori separati.
Non scatenate una gara per chi farà il regalo più grande e costoso, non serve a
voi, e sarà un brutto scenario per il bambino (spargete la voce anche tra i
rispettivi nonni e zii!). Cercate di fare un regalo insieme da scartare la
mattina di Natale, ovunque la passerà, il genitore presente può fare un video
da inviare all’altro, e l’anno prossimo sarà l’inverso. Non siete più marito e
moglie, ma siete ancora mamma e papà dello stesso bambino, lui deve esserne
certo! Poi potrete fare un regalo più piccolo (uno solo!) da scartare nelle
rispettive case nei giorni stabiliti che passerà con i due genitori
separatamente: nella nuova camera del papà potrebbe servire una lampada per la notte
rassicurante e amorevole ad esempio… aguzzate l’ingegno!
Insegnate loro ad apprezzare
la sorpresa. Insegnate ai bambini ad apprezzare anche i regali che non sono
sulla sua lista di desideri… Magari avrà un’espressione delusa quando scarterà
il pigiama dell’anziana zia, ma se è perfetto per un pigiama party gli piacerà!
Trovate un aspetto meraviglioso per il regalo che scarta, stategli accanto
quando lo aprirà e siate tempestivi nelle risposte… Non è scritto da nessuna
parte che nella vita ci sono solo regali che ci piacciono, ma è in nostro
potere guardarli dal nostro punto di vista e trasformarne l’uso!
P.S. Vale anche per i grandi!
Regalare un gioco che
non si usa più a dei bimbi meno fortunati. ci sono molte associazioni,
soprattutto quest’anno che si occupano di questo, ma se non avete tempo basterà
portarli alla vecchia scuola dell’infanzia ad esempio… Il processo è questo:
scegliere un gioco che non usano più perché sono diventati grandi o perché non
rientra più nelle loro passioni, l’oggetto deve essere in buono condizioni e
con tutti i pezzi al loro posto, pulirlo lavarlo e sistemarlo e poi incartarlo
e donarlo… Sarà importante per i nostri bimbi, che hanno sempre tutto e troppo,
rinunciare a una loro proprietà, donare e sentirsi importanti per qualcuno!
Potreste poi fare una medaglia per il mini babbo Natale da appendere in
cameretta con orgoglio!
Ed infine…
È stato davvero un anno cupo, pieno di paure e incertezze…
Il regalo più
prezioso che potrete fare loro è un po’ di MAGIA!!
La magia è davvero nelle piccole cose, fare dei biscotti
allo zenzero insieme, ballate, cantate, accendete candele, create una magica
atmosfera mentre preparate la merenda rifocillante per Babbo Natale stanco per
il lungo viaggio, la mattina di Natale nascondete i regali un po’ in giro… (si
sa che a Babbo Natale piace far scherzetti!)
DIVERTITEVI E SOGNATE
INSIEME ai vostri bambini… non c’è regalo più grande!!!
Il nostro percorso attraverso le emozioni è terminato, e
perciò è arrivato il momento di parlare di un libro che dà un colore e una
forma alle emozioni.
Probabilmente lo avrete già a casa, o lo avrete già visto in
libreria o nella scuola di vostro figlio, ha avuto molto successo, per fortuna,
e si è dimostrato molto utile per i bimbi.
Nonostante ciò, mi sembra una giusta conclusione per il
nostro percorso e mi piacerebbe parlarvi del modo più adeguato per usarlo come
strumento nella relazione con il vostro bambino.
Chiedete ad un qualsiasi quattrenne di usare un colore per
disegnare la sua rabbia, probabilmente userà il rosso… così spesso usano il blu
quando sono tristi o il nero per la paura.
Questa è la forza di questo libro: la semplicità. Potrebbe
essere quasi banale affiancare un colore e una scena con un mostro protagonista
per descrivere le diverse emozioni, ma non è così.
Abbiamo visto quanto è importante imparare a distinguere le
emozioni per parlarne meglio e saperle gestire: questo è proprio l’incipit del
libro, un mostro che, aiutato da una bambina, vuole districare il groviglio
delle sue emozioni.
Ci preoccupiamo molto di insegnare i diversi colori, le
diverse tecniche di pittura, numeri e lettere, ma spesso dimentichiamo di
insegnare ai bambini l’alfabeto delle emozioni, per sviluppare la loro
intelligenza emotiva, la loro capacità empatica e quindi il loro mondo
relazionale.
Questo libro può essere letto con i bambini di tutte le età,
c’è anche la versione pop-up per attrarre i più piccolini… Poi, a seconda delle
età, decideremo come usarlo:
Con i piccolini sotto i 3 anni possiamo usare il colore
puro: un foglio rosso può essere arrabbiatissimo se gli diamo voce, ci
giochiamo lo strappiamo insieme… perciò via libera alla vostra creatività e
alla vostra capacità interpretativa… quello a cui dovremmo arrivare a quest’età
è poter chiedere al bambino “oggi di che colore ti senti?” e poi aiutarlo ad esprimere
le sue emozioni a piccoli passi, passando dal colore visivo ed esperienziale
alla parola.
Con i bimbi della scuola materna può essere fatto un vero e
proprio percorso emozionale, in cui poter parlare dei ricordi legati alle
diverse emozioni: episodi legati alla tristezza, alla paura, alla gioia…
Provare a mimare una faccia arrabbiata o triste, riconoscere l’emozione di un
compagno giocando ad indovinare…
Il disegno adesso può diventare più definito, si può
disegnare un luogo o un oggetto che fa paura per poi scoprire che può diventare
simpatico o di un colore diverso, oppure la verdura che ci disgusta di più può
essere coltivata in un orto scolastico e poi portata a casa con fierezza
(scommettiamo che non sarà più così disgustosa???). Adesso le emozioni possono
iniziare ad essere incanalate in comportamenti diversi e più gestibili, quindi
si può usare un cuscino da stropicciare quando ci si sente rossi di rabbia…
Anche qui via libera alla fantasia di grandi e piccini, e
fatevi guidare ovunque loro vi porteranno… il libro sarà uno stimolo, un inizio
che vi porterà lontano!
I più grandi, nonostante frequentino la primaria, potrebbero
essere arrivati a 8, 9, 10 anni senza avere ricevuto un’adeguata
alfabetizzazione emotiva. Non è mai troppo tardi!
Potrebbero leggere il libro e poi articolare storie o
immagini per ogni emozione, ricordando episodi passati e paure immaginate. Sono
le basi per una vita adolescenziale più consapevole e meno turbolenta.
Insomma avrete capito che è un libro da avere in casa e da
riprendere in mano ogni tanto, nel corso di tutta la loro crescita.
E, se avete ancora qualche dubbio, leggete gli articoli
delle diverse emozioni sul blog!
Ultima nella nostra carrellata di emozioni, ma non meno
importante, troviamo la Gioia!
Vi chiederete che ci può mai essere da sapere o da
consigliare quando il mio bambino è felice? Va tutto benissimo quando prova
gioia!
Beh non è proprio così…
FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA…
La gioia è l’emozione che sentiamo quando c’è qualcosa che è
coerente con i nostri bisogni: quando un neonato affamato viene allattato prova
gioia, quando un bimbo vede la mamma dopo una giornata a scuola prova gioia,
quando otteniamo il lavoro dei nostri sogni proviamo gioia… pensate a tutte le
volte in cui avete provato gioia e probabilmente vi verranno molti esempi
simili a questi.
Ma c’è un altro tipo di stimoli che generano gioia:
conseguire un obiettivo. Arrivare sulla cima di una montagna dopo essersi
esercitato molto farà provare gioia ad un alpinista, il conseguimento della laurea
dopo molti esami sarà fonte di gioia per il laureando, il primo bacio della
ragazza corteggiata genererà gioia…
La gioia è l’unica emozione positiva, è quella che ci
permette di riposarci dopo le emozioni negative, è quella che ci predispone ad
aprire i nostri orizzonti per esplorare il mondo intorno a noi. Le altre
emozioni sono direzionate ad un unico singolo stimolo oggetto di rabbia,
tristezza o disgusto o sorpresa, la gioia invece allarga la veduta a tutto
l’insieme, ci aiuta ad accogliere le novità e gli altri con atteggiamento
aperto e curioso.
Inoltre l’emozione è per sua natura comunicativa, siamo
irrimediabilmente attratti da un’espressione come quella della meravigliosa
bimba in foto.
Se l’espressione della rabbia e del disgusto allontanano, se
la tristezza porta gli altri ad essere empatici e la sorpresa è quasi solo
nostra, la gioia no: la gioia porta ad avvicinare gli altri.
È l’emozione che porta a migliori relazioni sociali, ad
essere maggiormente supportati dall’ambiente che ci circonda, a creare nuovi
rapporti.
C’è un’unica clausola: non si può fingere di gioire… Anche
in questi tempi duri in cui abbiamo sempre un paio di mascherine e qualche
metro di distanza tra noi e il prossimo, due occhi che sorridono di pura gioia
sono inconfondibili.
Ma… c’è un ma…
Bisogna essere educati alla gioia! Ed è qui che entrate in
gioco voi genitori…
Ancora una volta la regola più importante è saper provare
gioia in prima persona. Per i bambini è importante osservare un genitore in
grado di gioire per un traguardo raggiunto o per una sfida superata, e di
godere di un giusto riposo dopo e in grado di condividere la gioia con chi gli
sta accanto.
Poi ci sono piccole altre attenzioni che possiamo avere…
Non sovraccarichiamo i bambini di impegni e stimoli: non gli
permetteremo di apprezzare l’impegno che mette nello sport se fa 3 sport
diversi, avere mille bambole non gli permetterà di provare la gioia di giocare
con la sua unica bambola preferita. Insomma la gioia si prova nelle pause, e
come una bella sinfonia è tale anche grazie alle pause, così quello che
facciamo non sarebbe gratificante, bello e gioioso senza il giusto tempo per
goderne.
Non focalizziamoci sul risultato, un gol, un bel voto non
sono la causa della gioia, o meglio non da soli, ma sono fonte di gioia
l’apprezzamento dell’impegno che ci hanno messo.
Quando li vedete felici, non interrompete l’emozione per evitare che si sporchino o che sudino… provate a mettere sui piatti della bilancia un paio di pantaloni strappati con un ginocchio sbucciato e l’espressione di gioia nei loro occhi mentre correva nel parco: sicuri di scegliere il primo piatto???
Inoltre, stiamogli accanto anche durante i fallimenti: li
aiuterà a saper godere dei successi, ad apprezzare di essere accolto senza se e
senza ma e di essere amato senza condizioni da mamma e papà.
Alla fine… festeggiate, sappiate apprezzare i momenti di
gioia insieme e ad esprimerli.
Un’ultima precisazione:
Se notate che non riesce a gioire dei suoi successi, se
appena raggiunge un obiettivo è subito alla ricerca di una nuova sfida, se non
accetta le gratificazioni e i complimenti, potrebbe essere in ansia, potrebbe
nascondere altre emozioni. Se notate che c’è qualcosa che non va, approfondite,
anche con l’aiuto di un professionista.
Capiterà a molti bambini di avere compagni di classe
speciali, con cui è difficile giocare o chiacchierare. Sono bimbi un po’
complicati da comprendere e perciò può capitare di averne un po’ paura, o che
facciano un po’ arrabbiare. Spesso capita che i fratelli di bimbi con
disabilità vivano situazioni particolari, ma non esprimono davvero le loro emozioni
perché in famiglia c’è già qualcuno di cui occuparsi.
Ho lavorato per molto tempo nel campo della disabilità a
scuola, e uno dei problemi più importanti che mi trovavo ad affrontare era
proprio il rapporto con gli altri bambini, i cosiddetti “normodotati” (poi…chi
è davvero normodotato alzi la mano…).
Il primo falso mito da sfatare è: il rapporto con gli altri
bimbi è molto importante per aiutare il bimbo disabile!
Falso! Il rapporto con la disabilità è tanto importante per
il bimbo disabile che per i suoi compagni di classe. In ogni classe in cui sia
stata ho sempre constatato che i bambini che condividevano la classe con un
amico che necessitava di sostegno sviluppavano maggiori capacità empatiche e
relazionali rispetto alle classi in cui non era presente nessuna problematica.
Però, c’è un però… Bisogna permettere che le diversità di
ogni singolo bambino si incontrino… vi ho già parlato della paura e della
rabbia,(http://www.alessandra-simone.it/2020/11/02/le-emozioni-nei-bambini-3/)
e quindi sapete molto bene che ciò che non si conosce e non si comprende può far paura e può far arrabbiare,
perciò è molto importante che i bambini esprimano le loro emozioni e non siano
inibiti dalla frase “devi essere buono con Luigino, perché ha qualche
problema”.
NO! È una frase deleteria, inutilmente
buonista e molto brutta….
La frase giusta è “proviamo a conoscere insieme Luigino,
cerchiamo di capire perché ti fa arrabbiare, o ti fa un po’ paura”
Questo è il libro che vi aiuterà!
“Un’ombra lungo i
muri scivola e scompare. Chi è? Un rumore riempie la stanza poi si placa.
Cos’è? È un albero? È un cane? È un cavallo? È un’automobile? È un frullatore?
[…] No… è Sara mia sorella! Lei è così, resta ore immobile, non parla, non
ascolta, non guarda, spesso non partecipa a nessun gioco. Viaggia e vaga con i
suoi pensieri, non si sa come e nemmeno dove, vive dentro il suo mondo,
solamente, da sola…”
Ho letto spesso questo libro nelle classi con i bimbi
speciali che visitavo, riesce a cogliere i dubbi e le osservazioni dei bambini,
anche quelle che non hanno il coraggio di esprimere a voce alta, ma lo fa con
delicatezza e semplicità.
La sorella del bimbo che parla, Sara, è affetta da autismo,
a volte urla e graffia, a volte diventa invisibile e silenziosa, insomma è
tutto e il contrario di tutto, per questo è difficile da prevedere e da capire!
Sara però è anche capace di abbracci memorabili
Le illustrazioni spiegano, meglio di ogni parola, la reale
percezione di un bimbo autistico: a volte si confonde con la carta da parati, a
volte urla e non ci fa avvicinare… a volte fa paura e a volte è un enigma o un
rebus…
Non ho mai trovato un bimbo che non abbia saputo trovare un
modo per comunicare con un compagno affetto da autismo, spesso trovano il gioco
giusto con cui potersi avvicinare e si divertono anche, perché i bambini non
vedono ciò che manca o ciò che non si sa fare, prendono ciò che c’è, senza
sovrastrutture e macchinazioni adulte.
Insegnanti e genitori però sono fondamentali in questo
processo: evitare di trasmettere le proprie perplessità e le proprie
limitazioni mentali riguardo alla disabilità, non farsi guidare dal buonismo,
incoraggiare le strategie che i bimbi escogitano da soli per relazionarsi.
Come al solito fidatevi dei bambini, sapranno cogliere il
bello di un’esperienza ricca ed emozionante, e, magari, sapranno insegnarlo
anche a voi!
La frase finale è “Sara non somiglia a nessuno. Credi che
esistano due pietre, due cani, due foglie o due persone uguali?”
Ognuno di noi è diverso da tutti gli altri, e la diversità è
sempre una ricchezza… se sapremo accoglierla.