Nel giardino della scuola c’è una buca. Lì si può giocare a
tutto… nella buca ci entra tutta la fantasia dei bambini della scuola, tutta la
loro creatività e tutta la loro vitalità.
La buca però fa un po’ paura agli adulti: ci si può far male
nella buca, si può scivolare e cadere…
Non fanno una bella figura gli adulti in questo libro… mentre lo leggiamo ci verrà proprio da pensare a quante paure, che appartengono solo a noi, trasmettiamo ai bambini, limitando la loro voglia di giocare…
Davvero la buca è più pericolosa dell’altalena o del
pallone?
O forse la buca è qualcosa di nuovo, di diverso e per questo
fa paura?
I bambini non hanno ancora le nostre costruzioni mentali,
non hanno ancora le nostre paure preventive, una cosa fa paura se rappresenta
una reale minaccia, non una possibile
minaccia…
Quando, un giorno, una bimba della classe cade dagli scalini
della scuola e le esce un mucchio di sangue dal naso, i grandi vietano di giocare
dentro la buca…
Ma perché? Mica nella buca ci sono dei pericolosissimi
scalini… Perché si!
(Quando si rendono conto di non avere una reale risposta
logica i grandi rispondono così!)
Come i bambini cercheranno di tornare a giocare, nonostante gli adulti, lo scoprirete leggendo il libro…
Quello che conta è che la prossima volta che il vostro
bambino vi farà venire voglia di urlare per la paura in cima allo scivolo più
alto del parchetto… aspettate, contate fino a tre, non urlate, respirate,
ingoiate il nodo che vi stringe la gola…
Pian piano avvicinatevi chiedetegli se si sente sicuro nel
fare quello che sta facendo… se vi risponde si… respirate nuovamente e ditegli
che per la prima volta gli starete vicino così se dovesse avere qualsiasi
tentennamento voi sarete lì accanto…
Se vi risponde no… chiedetegli come potete aiutarlo, se
vuole che lo aiutate a scendere dallo scivolo, o vuole scivolare tenendovi la
mano, o vuole che lo aspettiate alla fine…
Abbracciatelo e assicurategli che la prossima volta magari
ci riproverà e magari ci riuscirà, o forse no… chi lo sa… ma voi sarete lì!
Non vorrete mica fare la brutta figura degli adulti musoni
del libro???
Ebbene si, è arrivato, il tanto temuto DPCM che impone il
75% della didattica a distanza per le scuole superiori è attivo.
Molto probabilmente i genitori si stanno chiedendo… Chissà
che faranno a casa tutto il giorno mentre io sono al lavoro? Perderanno momenti
importanti per la loro crescita sia relazionale che scolastica? Come faccio a
fargli capire che è un periodo complicato in cui è necessario restare a casa
senza spaventarli più del dovuto? Come responsabilizzarli rispetto
all’importanza dell’autogestirsi rispetto alla DAD?
Molto probabilmente i figli si stanno chiedendo… riuscirò da
solo a casa ad essere all’altezza della DAD? Come faccio ad essere vicino ai
miei amici anche durante una pandemia, senza la scuola? A volte ho paura del
covid, ma sono troppo giovane per ammalarmi sul serio…oppure… A scuola non mi
trovavo bene, mi stancavo, mi prendevano in giro e prendevo brutti voti, in
fondo non è male restare chiusi in casa!
SONO DOMANDE E PENSIERI LECITI, SANI E, PERCIO’,
AMMISSIBILI!
CERCHIAMO DI RIFLETTERE INSIEME SULLE POSSIBILI RISPOSTE…
Iniziamo dal luogo
della dad: è importante scegliere insieme ai ragazzi dove intendono
sistemare il computer e creare uno spazio dove poter avere accanto libri e
quaderni. Un luogo ben illuminato, lontano dalla tv, dove il segnale wifi
arriva bene e dove il passaggio di fratelli o genitori può essere evitato o
limitato. Si può esporre in questo spazio un planning con l’orario di dad e
l’orario dedicato ai compiti post didattica e alle pause.
I tempi della dad:
concordate insieme ai ragazzi, tenendo conto dell’orario stabilito dai
professori, come gestire al meglio le ore, prevedendo insieme a lui pause in
cui fare merenda, modalità con cui relazionarsi con i compagni, momenti in cui
poter guardare i social…
Rispetto ai social:
meritano un approfondimento. Infatti non illudetevi pensando che i ragazzi di
non accedano ai social mentre hanno un device davanti: sono soli in casa e non
sono sorvegliati da nessuno… è proprio una battaglia persa in partenza!
Piuttosto si può chiedere loro di avere rispetto per l’insegnante e non
distrarsi mentre spiega. Si può far notare loro che è difficile anche per i
docenti questo nuovo modo di fare scuola e che è necessario l’impegno di tutti.
Si può dare loro fiducia, spiegare ai ragazzi che siete sicuri che riusciranno
a resistere per un paio d’ore senza guardare l’ultima notifica appena apparsa.
E, se siete in smart working a casa, potete dar loro l’esempio: fate una gara,
chi riesce a non guardare il cellulare per più tempo? Non fingiamo che anche
noi non siamo dipendenti in una qualche maniera dai social!!!
Chiedete e ascoltate:
quando tornate a casa, o quando terminate il lavoro, chiedete com’è andata, se
sono riusciti a restare collegati per tutto il tempo, se hanno avuto problemi,
di che tipo. Lodateli per la resistenza: richiede molta più energia cognitiva
seguire attraverso uno schermo piuttosto che dal vivo.
Interessatevi a tutti
gli ambiti della loro vita: non concentratevi solo sulla scuola, chiedete
anche se sono riusciti a chiacchierare un po’ con i loro amici, se hanno visto
un po’ di tv e cosa hanno visto.
Fate un esame di
realtà rispetto al covid: è pericoloso, è importante essere attenti e
rispettare tutte le misure igieniche che ci hanno insegnato in questi mesi, è
importante che sappiano che un loro comportamento a rischio può essere
pericoloso per loro, ma può essere molto più pericoloso per nonni e parenti più
grandi. Ma non spaventateli, vivono un periodo difficile, sono bombardati da
notizie e opinioni, non è necessario che anche i genitori contribuiscano a ciò.
Chiedete aiuto a
tutta la famiglia: chiedete a nonni e zii di telefonare ai ragazzi mentre siete
al lavoro, di mantenere un contatto (non troppo inquisitorio!) con loro
attraverso chiamate e videochiamate; è un monitoraggio che può contribuire a
farli sentire contenuti e visti, senza sentirsi troppo controllati.
Ricordate che siete gli unici, o fra i pochi, contatti in
presenza che hanno. State loro vicino con tatto, parlate loro e dedicategli del tempo. Sarà sufficiente
mezz’ora al giorno, ma di qualità, di ascolto e di vicinanza per comprendere se
c’è qualcosa che non va.
Se vi accorgete che c’è un eccessivo ritiro dalla vita
sociale, un isolamento, oppure notate comportamenti a rischio, che denotano
scarsa protezione di sé, non esitate a rivolgervi ad un professionista che,
agendo tempestivamente, potrà migliorare l’equilibrio familiare in minor tempo.
Un libro che è un trionfo di colori autunnali, che profuma
di foglie secche e di pioggia mattutina, di aria frizzante d’ottobre…
Un papà e una bambina, che si preparano per uscire, e poi,
la magia del loro dialogo: non bisogna mai dare per scontate le risposte…
La bambina desidera che il papà le chieda cosa le piace, il
papà scopre, domanda dopo domanda, sua figlia, la sua vita, i suoi desideri.
Questo libro mostra come porsi davanti al bambino in ascolto
curioso e interessato, con atteggiamento aperto e accogliente.
Il papà impara come porre domande, e la bambina può
riflettere su di sé, sui suoi desideri, su cosa le piace e cosa non le piace.
Può così crescere, aumentare la sua autostima, essere rassicurata e sentirsi
amata.
Un libro dai toni caldi, visivi ed emotivi.
Chiudendo il libro vi verrà spontaneo chiedere ai vostri
figli: “Cosa ti piace?”
Resterete stupiti dalla profondità delle loro risposte…
provare per credere!
Spesso i genitori di adolescenti si sentono messi in secondo
piano, sminuiti dal gruppo di amici che sembra aver rapito loro figlio.
Ma cosa rappresenta il gruppo per un adolescente?
Rispecchiamento:
vostro figlio sta diventando un adulto, ma
non sa come si fa… nel gruppo trova un concentrato di potenziali
caratteristiche che potrà osservare, in cui potrà riconoscersi e che potrà
provare anche indirettamente, attraverso le esperienze degli altri componenti,
e che potrà scegliere se fare proprie o meno.
Protezione:
nel passaggio da bambino ad adulto in
divenire si troverà sempre più spesso ad affrontare nuove sfide, ad instaurare
nuove relazioni e ad avere nuove paure, tutto questo spesso in un ambiente
diverso da quello familiare; ecco che subentra il gruppo: una nuova famiglia,
diversa dal nido dell’infanzia, con nuove modalità protettive e di sostegno.
Definizione della personalità:
attraverso le relazioni interne al gruppo
viene definita la sempre più sfaccettata personalità del ragazzo, il nuovo
ruolo sessuale, la sua autostima le sue nuove caratteristiche sociali che
formeranno l’adulto che diverrà….
Sviluppo emotivo e cognitivo:
il riconoscimento di stati emotivi altrui,
attraverso le nuove competenze relazionali e la capacità riflessiva sempre più
accentuata sono proprio le esperienze di cui l’adolescente ha bisogno in questo
momento per un adeguato sviluppo delle sue abilità cognitive ed emotive.
Soddisfa il bisogno di appartenenza:
uno dei bisogni fondamentali, viene
sperimentato per la prima volta al di fuori dalla famiglia. Questo aiuta
l’adolescente a sostenere il fisiologico processo di separazione continuando ad
avere una rete di protezione anche lontano dal nucleo familiare.
Cosa possono
fare i genitori?
Assodato
che la funzione del gruppo è essenziale e fondante nel processo adolescenziale,
cosa possono fare i genitori?
Definire orari, regole e luoghi chiaramente e
precisamente:
concordare orari che comprendano lo studio,
il giusto tempo per cena e riposo e il giusto tempo per svagarsi; chiedere dove
si incontreranno, con quali mezzi; definire cosa non è assolutamente
ammissibile all’interno delle regole familiari.
Le regole non devono essere imposte, a
volte sarà necessaria una lunga ed estenuante trattativa, ma sarà importante
per arrivare ad una regola chiara e rispettabile per tutti.
Creare più occasioni domestiche possibili per
permettere l’incontro tra pari:
una cena fuori per i genitori può essere
una buona occasione per organizzare una cena tra adolescenti in casa… avrete
l’occasione di conoscere meglio i suoi amici, senza risultare troppo intrusivi
e oppressivi.
Ascoltare senza giudizio:
non possiamo comprendere nel profondo tutte
le dinamiche che contraddistinguono il gruppo, ma fidatevi se per vostro figlio
sono cose di vitale importanza, empatizzate. Non vi viene chiesto di trovare
una soluzione, solo ascolto e sostegno…
Fidarsi:
Ultimo ma non meno importante è far comprendere
che riponete fiducia in lui… questo lo responsabilizzerà, e accrescerà la sua
autostima, limitando le occasioni di pura emulazione.
Se tutto ciò
non dovesse bastare…
Se
notaste comportamenti che vi preoccupano eccessivamente potrebbe risultare importante
e preventivo richiedere una consulenza o un supporto psicologico, per
ripristinare l’equilibrio familiare ed evitare esiti difficili da gestire per
la crescita sana del ragazzo.
Ma anche le bolle di sapone, una bella musica o la pioggia…
Un libro delicato, come tutti i libri dell’autrice, che
porta i bambini (ma forse anche gli adulti) attraverso momenti belli e brutti,
attraverso pensieri neri e musiche belle, perché tutto ha un suo tempo, passa e
se ne va, ci rimane l’emozione che ci ha portato, ci resta un ricordo da
conservare con cura.
Ci si può guardare attraverso, senza paura, come nel foglio
trasparente del testo, che porta via le gocce di pioggia o le lacrime, per
passare al disegno successivo…
Un libro poetico, bello al tatto, da leggere insieme, a
bassa voce, in intimità col bambino…
Passerà anche quest’anno un po’ dispettoso, passeranno i
momenti bui, ma passeranno anche le belle esperienze e quello che di buono c’è
stato, perciò è importante assaporare tutto, con tutti noi stessi.
In questo periodo di incertezza, in cui i bambini vedono nel
volto dei loro genitori la paura e la precarietà, è bello e importante far
sentire il bambino amato e sostenuto: perché c’è solo una cosa che non passa
mai… cosa sarà???
Ci sono 5 emozioni definite innate e universali. Si
definiscono universali perché sono riconosciute e riconoscibili in tutte le
popolazioni del globo terrestre e sono innate perché presenti nell’essere umano
già in fase prenatale.
Sono RABBIA, TRISTEZZA, GIOIA, PAURA E SORPRESA (declinata
nel disgusto o disprezzo, qualora la sorpresa risulti sgradevole).
Nelle prossime settimane impareremo a riconoscerle, comprenderle
e valorizzarle sul volto e nelle espressioni dei nostri bambini…
È importante prestare attenzione ad alcuni elementi che ci
porranno nella giusta prospettiva prima di iniziare ad approfondire le singole
emozioni:
Sappiamo osservare
i nostri bimbi?
È importante imparare ad osservarli nelle loro reazioni, nei
loro comportamenti, nel modo in cui giocano, nel modo in cui si rapportano ai
loro pari o ad altri adulti. L’osservazione è fondamentale per conoscerli e
comprenderli.
Sappiamo porci nei loro confronti in ascolto empatico?
Un ascolto empatico significa imparare ad ascoltare con
tutti i sensi, imparando e leggere tra le righe dei loro comportamenti e delle
loro parole. Significa comprendere il loro stato d’animo, imparare a guardare
la situazione dal loro punto di vista con le domande appropriate e il giusto
atteggiamento.
Insegneremo loro a dare
un nome alle loro emozioni. Attraverso giochi, disegni o letture impareremo
insieme a loro a distinguere la rabbia dalla tristezza, la sorpresa dalla
gioia. Attraverso il nostro esempio impareranno che si può parlare delle
emozioni, che si può essere arrabbiati, tristi o impauriti, che le emozioni si
possono esprimere e come farlo.
Aiutare i bambini a sviluppare la loro intelligenza emotiva
è un grande dono che i genitori possono dare, è un processo che inizia già dal
pancione della mamma e non si conclude fino all’età adulta. Le emozioni
cambieranno nel corso della loro crescita, cambierà il modo in cui le
esprimeranno, ma avranno sempre bisogno di parlarne e condividerle in una
relazione empatica, sana e amorevole.