La rabbia dei bambini

come gestire la rabbia dei bambini

Ho deciso di iniziare il nostro percorso (http://www.alessandra-simone.it/2020/10/05/le-emozioni-nei-bambini/) per comprendere, accogliere e valorizzare le emozioni dei bambini parlando della RABBIA.

È sicuramente il sentimento che spiazza di più i genitori, è quel sentimento che più genera frustrazione, nervosismo e evitamento nella famiglia, perciò è il più difficile da comprendere…

PER PRIMA COSA UN PO’ DI CHIAREZZA…

La rabbia può manifestarsi in vari modi: può essere che inizi a dire parolacce in famiglia o in pubblico, o che attui altri comportamenti proibiti, meno eclatanti della vera crisi di rabbia, ma continuative e irritanti; può portare rancore per molto tempo e in modo silenzioso o può trovare un capro espiatorio, un fratellino o un compagno di scuola, a cui fare ripetuti dispetti.

In questi casi si parla di collera inibita o non manifesta, è importante parlarne, far capire al bambino che sappiamo leggere i suoi sentimenti e che possiamo accoglierli e aiutarlo a superarli insieme. Possiamo usare varie strategie, a seconda dell’età, come ignorare il comportamento provocatorio, sdrammatizzare il peso che il comportamento ha su di noi, fargli comprendere che ci sono altri modi per esprimere la rabbia senza ferire gli altri.

Cosa ben diversa è l’episodio di rabbia acuta, che comporta un vero e proprio cambiamenti fisico nel bambino: aumento della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca, diminuiscono gli ormoni del piacere e il bambino è più irrequieto e nei movimenti o sembra paralizzato imprigionato dalla tensione dei muscoli del suo corpo.

In questo stato il bambino è tanto arrabbiato quanto spaventato: sente una grande potenza dentro di se, ma una potenza che può rivelarsi distruttiva e che non sa come gestire.

Il bambino non può ascoltare in questo momento! Si può pensare che non voglia ascoltare quello che gli adulti gli dicono, potrebbe sembrare che sia maleducato, viziato, e che abbia bisogno di regole ferree… No! In quel momento proprio non può: tutto il suo corpo è impegnato a gestire lo stato di rabbia, non può recepire nuovi stimoli adesso.

6 COSE DA NON FARE:

  • Non urlare per placare le sue urla! Si creerebbe solo un vortice di rabbia da cui sarà difficile uscire per tutti…
  • Cercare di farlo ragionare…
  • Ritrattare la regola che ha generato la crisi di rabbia. La prossima crisi di rabbia sarà peggiore…
  • Non promettiamo punizioni che non daremo. Penseremo dopo se e che tipo di punizione possiamo attuare, dipenderà dall’età, dall’evento scatenante e dalla reazione che ha avuto.
  • Mai prenderlo in giro! Aumenta la sua rabbia, abbassa la sua autostima e genera sentimenti di vergogna.
  • Punirlo fisicamente (e non parlo di percosse, che penso siano da NON AGIRE MAI), per esempio farlo sedere nel momento del picco rabbioso o, peggio, mandarlo a letto. In quel momento è essenziale per lui scaricare l’energia fisica con il movimento, l’importante è proteggerlo da agiti violenti e pericolosi per lui e per gli altri.

5 COSE CHE POSSIAMO FARE:

  • Trovare la nostra calma… può sembrare scontato, può sembrare inutile, ma è fondamentale: contiamo fino a 10, se necessario, un bel respiro profondo e poi ci avviciniamo al bambino con calma e fermezza.
  • Parliamogli con un tono di voce basso e pacato, non è importante quello che gli diciamo, non spieghiamogli nulla adesso, possiamo mostrargli che abbiamo compreso quanto sia arrabbiato, che la rabbia è un’emozione permessa, e che gli vogliamo bene anche in quel momento e gli siamo vicini.
  • Abbracciamolo, prendiamogli le mani, guardiamolo negli occhi. Deve sentire di non essere pericoloso, di essere sostenuto anche in quel momento, di essere contenuto (NON COSTRETTO).
  • Permettiamogli di muoversi: una corsa nel corridoio, strapazzare un cuscino, urlare in un barattolo… sono tutti agiti non pericolosi, che gli faranno scaricare la tensione fisica, aumenteranno gli ormoni positivi e gli faranno prendere coscienza della potenza della sua energia, in modo che impari a calibrarla sempre meglio.
  • SOLO DOPO aver superato il picco dell’emozione, quando ci appare più in ascolto e meno teso, possiamo parlargli. Possiamo spiegargli che sappiamo che quanto è successo (il no che gli abbiamo detto, la rottura di un suo giocattolo preferito, la necessità di mettere un giubbotto piuttosto che un altro, ed ogni altro tipo di innesco possibile) può averlo fatto molto arrabbiare, ma che ci sono delle regole e delle necessità che i genitori devono insegnare. Può arrabbiarsi, e noi gli vorremo bene anche quando è super arrabbiato, ma le regole non cambiano. Si può anche riconoscere che c’è stata un’eventuale ingiustizia, ma che voi gli siete vicino e cercherete di capire con lui come rimediare.

PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE

La rabbia è un’emozione primaria che si manifesta dai primi mesi di vita del bambino, con modalità che vanno dal pianto disperato dei neonati, ai comportamenti oppositivi dei 2 anni, alle manifestazioni eclatanti dei 4 anni alle risposte seccate e aggressive dei 6 anni, e così via…

Va da se, quindi, che non è possibile prevenire l’emozione in sé, ma è possibile limitare nella frequenza e nell’intensità le sue manifestazioni.

Come?

Anticipare al bambino quello che faremo e secondo quali tempistiche e modalità;

Dargli delle alternative ai “no” che gli diciamo;

Organizzare tempi e spazi in modo da rispettare le promesse che gli facciamo;

Non agire in emergenza! (La mattina prima di andare a scuola è già un momento di fermento familiare: prepariamo cartella e vestiti la sera prima!).

Qualche esempio:

 “oggi andremo al supermercato, non compreremo un giocattolo, ma se vuoi dopo passiamo dal parco…”

“Domani potrebbe essere necessario mettere il giubbotto, so che non ti piace metterlo, ma ti permetterà di giocare in giardino con gli altri amici a scuola”

“non possiamo andare adesso al parco, ma sabato potremmo organizzare una gita tutti insieme!”

“Abbiamo da fare delle faccende un po’ noiose, potresti portare un libro con te, da leggere mentre aspetti”

ULTIMO PROMEMORIA!

Se vi accorgete che le crisi di rabbia sono incontrollabili, mettono il bambino o gli altri in pericolo, sono frequenti e difficili da placare, cercate un professionista con cui parlarne: è meglio agire tempestivamente, evitando che il bambino si percepisca pericoloso, che venga etichettato come “aggressivo” a scuola, che venga isolato dai pari… tutto ciò potrebbe innescare un circolo vizioso di ulteriori e più potenti espressioni di rabbia del piccolo e di tutta la famiglia, ed un percorso più lungo e articolato di cura.

L’amicizia in adolescenza

L’AMICIZIA E’ UNA COSA SERIA!

“Loro mi capiscono! Tu non sai niente di me!!”

Vostro figlio adolescente vi ha mai detto (o forse dire urlato) questa frase, o una frase simile?

Se si… beh, ha ragione! Leggete tra le righe di questa frase, probabilmente i suoi amici capiscono molto meglio di voi una fase della vita che avete superato da un pezzo, e che avete affrontato in un altro decennio; forse davvero non sapete nulla di lui, non vi racconta più tutto… ed è giusto così!

E’ sano e fisiologico che in pre adolescenza ci si allontani dalle figure genitoriali, è una fase di transizione, in cui si cerca di diventare adulti e non si può più dipendere emotivamente solo da mamma e papà… Ma può far paura il mondo senza qualcuno che ti tiene la mano… per questo ci sono gli amici!

Considerate i loro amici un infinito eserciziario per imparare a stare al mondo senza mamma e papà: insegnano l’affetto, la rabbia, i tradimenti e la fiducia; insegnano che c’è un limite (ma che va oltrepassato per mettersi alla prova), ma anche che non c’è alcun confine tra noi e il gruppo (in gruppo fa meno paura il mondo)…

Cosa possono fare i genitori?

Possono offrire loro un ambiente in cui è possibile avere sostegno e comprensione quando lo desiderano; possono dar loro ascolto, senza mai pretendere che loro parlino, possono ascoltare i loro silenzi e i loro comportamenti. Possono lasciare sempre una porta aperta, anche dopo mille volte in cui si sono rinchiusi nella loro cameretta lasciando fuori gli adulti.

SI può aver fiducia nel rapporto che si è costruito con loro finora, si può aver fiducia nel bambino che è stato e che abbiamo accudito, amato e coccolato… Fiducia nel saper dare il giusto sostegno e soprattutto fiducia in vostro figlio.

Le emozioni dei bambini

ESPRESSIONE DELLE EMOZIONI NEI BAMBINI

Ci sono 5 emozioni definite innate e universali. Si definiscono universali perché sono riconosciute e riconoscibili in tutte le popolazioni del globo terrestre e sono innate perché presenti nell’essere umano già in fase prenatale.

Sono RABBIA, TRISTEZZA, GIOIA, PAURA E SORPRESA (declinata nel disgusto o disprezzo, qualora la sorpresa risulti sgradevole).

Nelle prossime settimane impareremo a riconoscerle, comprenderle e valorizzarle sul volto e nelle espressioni dei nostri bambini…

È importante prestare attenzione ad alcuni elementi che ci porranno nella giusta prospettiva prima di iniziare ad approfondire le singole emozioni:

Sappiamo osservare i nostri bimbi?

È importante imparare ad osservarli nelle loro reazioni, nei loro comportamenti, nel modo in cui giocano, nel modo in cui si rapportano ai loro pari o ad altri adulti. L’osservazione è fondamentale per conoscerli e comprenderli.

Sappiamo porci nei loro confronti in ascolto empatico?

Un ascolto empatico significa imparare ad ascoltare con tutti i sensi, imparando e leggere tra le righe dei loro comportamenti e delle loro parole. Significa comprendere il loro stato d’animo, imparare a guardare la situazione dal loro punto di vista con le domande appropriate e il giusto atteggiamento.

Insegneremo loro a dare un nome alle loro emozioni. Attraverso giochi, disegni o letture impareremo insieme a loro a distinguere la rabbia dalla tristezza, la sorpresa dalla gioia. Attraverso il nostro esempio impareranno che si può parlare delle emozioni, che si può essere arrabbiati, tristi o impauriti, che le emozioni si possono esprimere e come farlo.

Aiutare i bambini a sviluppare la loro intelligenza emotiva è un grande dono che i genitori possono dare, è un processo che inizia già dal pancione della mamma e non si conclude fino all’età adulta. Le emozioni cambieranno nel corso della loro crescita, cambierà il modo in cui le esprimeranno, ma avranno sempre bisogno di parlarne e condividerle in una relazione empatica, sana e amorevole.