Quando nasce un fratellino

Il primo evento che affronteremo nella nostra lista di ricordi dell’infanzia, è un evento che nell’immaginario di tutti porta gioia immensa a tutta la famiglia, ma anche uno tsunami di cambiamenti ed emozioni…

Ma cosa provano i piccoli di casa quando diventano fratelli maggiori?

Chi tra voi ha un fratello minore potrà accedere al proprio passato per ricordare quanto la vita sia cambiata dopo il suo arrivo…. È forse il primo momento di dolore per il bambino, in cui capisce che deve condividere l’amore della mamma con un altro essere, ma con qualche accorgimento si può trasformare questa novità in una conquista che contribuirà in positivo alla crescita sana del bambino.

La notizia…

Passati i primi mesi, quando ormai la gravidanza è certa, possiamo comunicare al bambino che nella pancia della mamma c’è un fratellino. 

Ormai le ecografie sono molto dettagliate e comprensibili, perciò, appena ne avete una dove si intravede la testa, potreste mostrarla al primogenito. È molto difficile per un bambino immaginare che nella pancia della mamma ci sia davvero un altro bambino, specialmente quando la pancia è appena accentuata, perciò vedere una “fotografia” potrebbe essere più efficace.

Usate parole semplici, scegliete dei libri sulla pancia della mamma (ce ne sono milioni in libreria!), poi aspettate le sue domande o rispettate i suoi silenzi: sta assimilando la notizia pian piano… potrà stupirvi con una domanda improvvisa dopo settimane…

La pancia della mamma cresce, cresce….

Intanto, non pensate che se ne sia dimenticato! Osserverà i vostri cambiamenti, e i comportamenti di tutta la famiglia, perciò non nascondetegli nausee o sonnolenza, piuttosto raccontategli com’è stata la sua gravidanza, con foto e racconti sia di mamma che di papà, normalizzate e non fate passare il messaggio che questo nuovo bimbo “fa stare male la mamma!” 

Ditegli che state andando a comprare vestitini o che state montando la culla per il fratellino, ma non spingetelo troppo ad aiutarvi, se lui si offrirà accettate però di buon grado!

Man mano che la gravidanza proseguirà, coinvolgetelo nella crescita della pancia e mostrategli le successive ecografie. 

Intanto, fate in modo che il bambino passi più momenti con il papà, con la nonna, con amici, senza la presenza costante della mamma… pian piano si abituerà a brevi momenti senza la mamma e scoprirà che può divertirsi e star bene lo stesso! Fate tutto con naturalezza (sarà inutile dire che se la mamma ha gli occhi lucidi mentre saluta il piccolo che va a prendere un gelato con il papà, il bambino non sarà rassicurato!) e gradualità, avete tempo! 

Se è un bimbo abituato ad avere la presenza fissa di mamma e papà che soddisfano ogni suo bisogno appena ne fa richiesta, iniziate ad allungare i tempi, e portatelo ad acquisire tutte le autonomie che è in grado di ottenere e che sono congeniali per la sua età, sarà un ulteriore dono del fratellino… 

Spesso capita che proprio prima dell’arrivo del fratellino la mamma passi più tempo con il primogenito, sia perché, magari, è in maternità e quindi a casa dal lavoro, sia perché pensa che dopo avrà meno tempo… nulla di peggio… sarà solo colpa del piangente neonato se la mamma taglierà all’improvviso le sue attenzioni!

Se c’è in programma qualche cambiamento importante che potrebbe coincidere con il parto o con il periodo successivo, fate in modo di anticiparli o posticiparli: per esempio togliere il pannolino o dormire solo nella sua stanza subito dopo la nascita del fratellino potrebbe portare il bambino a pensare che questi eventi siano dettati dal fatto che avete meno tempo e attenzioni da riservargli a causa del neonato… Anche l’inserimento all’asilo o alla scuola dell’infanzia sarebbe meglio rimandarli di qualche settimana, in accordo con le maestre e la scuola…

Non descrivete il nuovo nato come un amico che giocherà con lui quando arriverà… questo accadrà, ma solo dopo molto molto tempo… davvero troppo per la percezione di un bambino, perciò raccontategli la verità: all’inizio dormirà e mangerà e piangerà, sarà a volte anche un po’ noioso… anche in questo caso raccontargli la sua storia, i momenti in cui era neonato lui, gli farà bene, lo farà sentire importante, perché protagonista di una storia e non alimenterà false aspettative…

Fategli sentire i primi movimenti del piccolo, raccontategli che già sente la sua voce, che la riconoscerà quando uscirà da lì…

Il parto

Quando il momento del parto si avvicina, anticipategli cosa accadrà: la mamma non ci sarà per qualche giorno, ditegli con chi resterà, chi lo accompagnerà a scuola… non presentate gli eventi come un qualcosa di inevitabile che gli tocca subire, piuttosto come un’avventura di cui lui è protagonista. Chiedetegli con chi preferisce passare più tempo, raccontategli che potrà dormire nel lettone con papà e che potrà mangiare patatine sul divano, oppure che la zia di sicuro le permetterà di andare a scuola con quel lucidalabbra fucsia che voi proprio non accettate… 

Lasciategli un post it per le diverse fasi della giornata, non affidatevi troppo alle telefonate, potrebbe capitare che il suo risveglio coincida con il vostro travaglio e ci rimarrebbe male se non doveste chiamarlo, mentre una routine di messaggi scritti sarà più affidabile!

Il piccolo arriva a casa

Quando tornate a casa, potreste fargli fare un regalo dal nuovo arrivato, lo renderà subito più simpatico…

Arriveranno amici e parenti a salutare il piccolo, non abbiate paura di sembrare sgarbati se li anticipate e chiedete loro di dedicare una prima attenzione al primogenito, che poi potrà accompagnare, fiero, gli ospiti a conoscere suo fratello o sua sorella…

Dopo qualche giorno di trambusto, il piccolo piangerà e, diciamolo, “romperà” e ruberà un bel po’ di tempo materno e di quello paterno, a quel punto il maggiore potrebbe esprimere gelosia, rabbia, tristezza… 

Fatemi un favore personale: mordetevi la lingua ogni volta vi verrà in mente di dire “Ora sei grande non fare cos!” 

Non è improvvisamente diventato grande perché ha un fratello!

È solo una settimana più grande di una settimana fa… perciò trattatelo secondo la sua età. Leggete i suoi comportamenti e le sue emozioni se non ha ancora l’età di esprimerle apertamente, o parlate con lui o lei se ha superato i 5 anni, spiegategli che è normale essere un po’ arrabbiati perché la mamma non può passare tanto tempo con lui, e che anche a voi dispiace, ma ci vorrà solo un po’ di pazienza: quando il piccolo crescerà diventerà capace come suo fratello maggiore di mangiare da solo e di vestirsi da solo e la mamma passerà del tempo con entrambi e giocherete finalmente insieme… 

Non fate paragoni: “lui è bravo, tu alla sua età piangevi di continuo!”: sono diversi e basta, a che serve fare una gara per chi è il più bravo neonato della mamma? 

Non stupitevi e non sgridatelo se mostrerà comportamenti regressivi, se vi chiederà di nuovo il ciuccio che aveva lasciato poco fa o se farà qualche pipi addosso, o se non vorrà andare a scuola…comprendetelo: magari penserà che atteggiamenti da neonato attireranno la mamma, proprio come fa suo fratello! I bambini sono molto logici e deduttivi nei loro pensieri, perciò il segreto è dargli attenzioni per comportamenti adeguati alla sua età: cercate di trovare spazi e tempi per giocare con loro con i loro giochi, con il disegno, la pasta di sale, i lego… Comprate loro una bambola, magari somigliante al fratellino, potrà imitare voi nella capacità di dare cure, piuttosto che imitare il piccolo nella modalità con cui richiede cure. Permettetegli di occuparsi del fratellino solo quando ve lo chiede, si scoccerà dopo pochi minuti di tenerlo in braccio e ve lo restituirà, ma il permesso di farlo mentre siete presenti, eviterà momenti pericolosi in vostra assenza, come prenderlo in braccio di nascosto… Non ditegli mai e poi mai “non toccare il fratellino!” Piuttosto insegnategli a lavarsi le mani prima di accarezzarlo, oppure come accarezzarlo: toccare solo le manine e i piedini, evitare il viso e la testa… 

Non regalategli ogni tipo di giocattoli… non servirà a distrarlo o a tenerlo occupato, quello che vogliono è la stessa attenzione che ha il nuovo nato, perciò, quando riuscite, regalategli il vostro tempo.

Promettetegli (e quindi programmatelo e fatelo!) un tempo mamma-figlio soli, andate al parrucchiere se è una bimba più grande, al parco se è un bimbo più piccolo, a mangiare un gelato o qualsiasi cosa gli piaccia… basterà mezz’ora promessa e dedicata solo a lui per placare gli animi per una settimana… 

Ci sono parecchi libri che parlano dell’arrivo di un fratellino e che esprimono rabbia e gelosie e dubbi… potreste andare a comprarli insieme e leggerli insieme mentre il piccolo dorme…

Il papà

Nella nascita di un secondogenito la figura del papà è forse ancora più incisiva rispetto alla prima gravidanza. Potrà portare il primogenito fuori mentre la mamma si riposa un po’; può occuparsi della casa, in modo che ogni momento della mamma, libero dalle cure del neonato, possa essere dedicato al maggiore… 

Bando ai sensi di colpa

La cosa più importante è non avere sensi di colpa! Un certo grado di frustrazione fa bene ai bambini, e di sicuro, nonostante i momenti di sconvolgimento iniziali, avergli dato un fratello o una sorella è una grande ricchezza che gli lasciate per tutta la vita. Dovrete abituarvi anche voi adulti a non riuscire a passare tempo con entrambi e non è salutare avere sensi di colpa verso il piccolo, perché è più trascurato del primogenito alla stessa età, e verso il grande, perché non gli state dando la giusta attenzione… 

L’equilibrio familiare sta affrontando un piccolo terremoto: datevi e dategli il tempo di assestarsi e di trovare il suo nuovo posto all’interno della nuova famiglia. Non è un caso che i primogeniti abbiano caratteristiche comuni, e i secondogeniti siano più rapidi nel trovare la loro strategia di sopravvivenza, spesso un po’ più facile di quella dei primogeniti… 

Un’ultima importantissima precisazione: può essere che stiate leggendo questo articolo dopo qualche tempo dalla nascita di un secondogenito: Non avete sbagliato tutto! Avrete sicuramente trovato la vostra strada per essere mamme e papà di due figli e non di un figlio unico…. È una novità anche per voi! 

E, se sentite di aver mancato in qualcosa, nulla è per sempre, non autopunitevi, riparate: è più educativo per il bambino e più efficace per tutti… 

Adolescenza e scelta della scuola superiore

SCEGLIERE LA SCUOLA SUPERIORE

Il 25 gennaio scade il termine per l’iscrizione alla scuola superiore, molti hanno già scelto, molti sono ancora in dubbio… quasi tutti non sono convinti al 100%… ma forse nemmeno al 70%…

È la prima vera scelta della vita che tutti siamo chiamati a fare, perciò chiedo a voi genitori, di fare un passo indietro e pensare alla vostra scelta, al passaggio tra medie e superiori, ai dubbi e alle incertezze che caratterizzavano quel periodo; pensandoci oggi, è stata una buona scelta? Avete rimpianti o rimorsi? Che conseguenze ha avuto nella vostra vita? 

Focalizzando le risposte a queste domande, potrete osservare il mondo dal punto di vista dei vostri figli e, forse, sentire un po’ delle loro emozioni contrastanti.

Come si fa a scegliere? 

Il primo elemento importante per poter scegliere è CONOSCERE: avere informazioni precise e puntuali sui diversi indirizzi possibili, monte ore, impegni di studio, laboratori, ore di lezioni frontali, materie e argomenti trattati. 

Il secondo elemento, fondamentale, è conoscerSI: cosa mi interessa fare? Cosa mi piace? In cosa sono bravo? Voglio fare l’università? Cosa mi piacerebbe fare da grande? Quanto impegno posso e voglio dedicare allo studio? Faccio uno sport agonistico? Ho un hobby che richiede molta dedizione?

A questo punto potreste compilare una griglia con punti di forza e punti deboli di ogni scuola, dove forza sta per “fa per me”, debolezza sta per “non fa per me”. Ad esempio, “molte ore di matematica” saranno un punto di forza se mi piace la matematica, di debolezza se proprio non è la mia materia; “molti laboratori” saranno un punto di forza se mi piace più la parte pratica ed esperienziale dell’apprendimento, di debolezza se ho bisogno di leggere ed approfondire per essere padrone dell’argomento… e così via…

Un altro elemento abbastanza importante è rappresentato dagli AMICI: quanto è importante per me avere qualcuno che conosco già in un ambiente nuovo? Riuscirò a farmi nuove amicizie in questa nuova scuola? Sapremo rinunciare al nostro compagno di banco preferito? 

Adesso, con la griglia compilata davanti a voi, cosa davvero sposta l’ago della bilancia in una scelta? 

Un altro elemento fondante di ogni scelta che si rispetti: la nostra parte più EMOTIVA! Questa scuola mi appassiona? Come mi sento immaginandomi lì dentro? 

Ma non devono fare tutto da soli… 

Cosa potete fare voi genitori per sostenere ed accompagnare i ragazzi nell’orientamento?

Molto, ma prima devono liberarsi delle loro idee preconcette sul futuro immaginato per il proprio figlio.

Non caricate la scelta di più responsabilità di quelle che già ha, potrebbe rivelarsi anche la scelta sbagliata, ma l’importante è che sia stata pensata e ragionata, e se si dovesse accorgere in corso d’anno che non è la scuola che fa per lui, cercherete insieme il modo di cambiare: non sarà banale, né semplice, ma possibile, e, soprattutto, voi gli sarete accanto in ogni caso!

Leggete con loro le diverse offerte formative che troverete su internet, accompagnateli alle giornate di open day, se necessario cercate di far loro incontrare le prof che si occupano dell’orientamento delle superiori, ascoltate gli insegnanti delle medie, e fidatevi di loro, poiché hanno conosciuto il vostro ragazzo nei tre anni di scuola e nelle varie materie, può essere che conosciate qualche figlio di amici o qualche cugino che ha frequentato o frequenta quel determinato istituto, e sapranno dare un punto di vista diverso su altri aspetti della scuola. 

Fate comprendere loro che è una scelta personale e che coinvolgerà il loro prossimo futuro, quindi saranno loro che faranno la scelta definitiva, ma non tiratevi fuori dal processo di scelta, non dite frasi come “è una tua scelta, io non c’entro…” Voi c’entrate eccome! Fateli parlare, accompagnateli, sosteneteli, esponete le vostre domande, ma non le vostre ansie, fate sapere loro che è normale provare paura e confusione di fronte alla scelta di un nuovo percorso. 

Non esponete ostacoli che vedete solo voi, come “riuscirà a prendere la metropolitana?” oppure “che lavoro potrà fare dopo?” Generano solo insicurezza e ansia inutile, magari è meglio dire “Se vuoi prenderemo la metropolitana insieme per un po’, poi quando te la sentirai andrai da solo” Per il lavoro, inutile dirvi che le strade che portano al lavoro sono contorte e possono partire dai più disparati indirizzi di studio, perciò non preoccupatevene adesso, piuttosto cercate di far figurare come punto di forza la possibilità di iscriversi all’università finito il quinquennio., in modo che abbia comunque la possibilità di cambiare idea, se adesso non si immagina all’università… 

Fateli sentire liberi di non proseguire le orme materne o paterne, ma anche la libertà di seguirle! Parlate loro del vostro lavoro, del percorso formativo che avete affrontato per poterlo svolgere, di quello che vi piace e che non vi piace… siate aperti e sinceri, lo apprezzeranno. 

Non condizionateli, non manipolate la loro scelta pensando che sia la vostra sia la migliore.

Non sottovalutate l’importanza degli amici, se stanno propendendo per una scuola piuttosto che per un’altra perché ci si sta iscrivendo un loro amico non rimproveratelo, piuttosto potrebbe rientrare nei punti di forza di un determinato istituto… se dovesse restare l’unico punto di forza di una determinata scuola va da se che non è la scelta giusta…. 

La scelta è importante e delicata, ma è anche possibile cambiarla! Soprattutto quest’anno, in cui sono stati più a casa che a scuola, e in cui open day e incontri sono più virtuali che in presenza, siate clementi…

Alla fine del percorso di scelta non sarà importante solo che scuola è stata designata, sarà molto più importante che sperimentino la loro capacità di scelta, la loro potenza e la fiducia in loro stessi, e che, se non dovesse essere la scelta giusta, si impegnino comunque per portare a termine l’anno anche se l’anno successivo dovessero essere in un altro istituto, che non sentano di aver fallito per aver fatto la scelta sbagliata, che non mettano in discussione la loro autostima per una scelta sbagliata.

Una scelta sbagliata è un fallimento solo se non abbiamo imparato nulla su noi stessi…

Un libro per esplorare

COME DIVENTARE ESPLORATORI DEL MONDO

  di Keri Smith

edito da Corraini

Come ci apparirebbe il mondo se non avessimo già i nostri giudizi (o pre-giudizi)?

Quando ho aperto questo libro ho pensato: deve essere così che appare la meraviglia del mondo agli occhi di un bambino…

Non è propriamente un libro per bambini, secondo me, ma può permetterci di avvicinarci, o forse dovremmo dire ri-avvicinarci, al loro sguardo sul mondo, alle loro scoperte quotidiane che si nascondono dietro luci inaspettate, dietro ombre misteriose, crepe nei muri, foglie e suoni, sempre nuovi e sempre diversi… e, proprio perché nuovi e diversi sempre arricchenti.

Al contrario di quanto si può pensare leggendo il titolo, non occorre viaggiare per esplorare il mondo,  certo sarà bello ricominciare a prendere un treno o un aereo quando finirà tutto questo, ma non è questo il mondo che possiamo esplorare grazie a questo libro. 

Il mondo che ci propone l’autrice è universale, e può trovarsi ovunque ci siano due occhi umani che lo osservano, è fatto di ogni cosa che ci circonda, perché, come si dice, il viaggio è nella testa, così come la scoperta è negli occhi di chi osserva… 

Come avrete capito, non è propriamente un libro da raccontare ai bambini, ma è un libro da vivere con i bambini… 

Condurrà voi alla scoperta del mondo con una guida d’eccezione: vostro figlio! Lasciatevi prendere per mano esploratori del mondo!

 Vi stupirà… nonostante tutto…

I ricordi dei bambini

Sarebbe bello tenere sempre i bambini così al caldo e al sicuro come il piccolo in foto, ma non è proprio possibile, né tantomeno giusto…

Si pensa che l’infanzia sia un periodo incantato dove tutto è perfetto e magico, senza nuvole all’orizzonte… 

Beh se ci pensate un attimo saprete già che non è così, ci sono molti eventi nella vita di un bambino, forse non tutti restano indelebili nella memoria, ma di sicuro hanno effetti sulla personalità e sul futuro del bambino. 

Di sicuro alcuni eventi, quelli più incisivi, diventano ricordi.

Nelle prossime settimane tratteremo qualcuno di questi eventi nello specifico. Alcuni sono eventi pieni di gioia per tutta la famiglia, come la nascita di un fratellino, ma che necessitano comunque di un riequilibrio per tutti; altri sono drammatici, come un lutto o una malattia, grave o anche solo prolungata, di un familiare; altri sono dei cambiamenti di ambienti o di componenti familiari, come un trasloco, un divorzio o l’ingresso di un nuovo partner della mamma o del papà… 

Il primo errore che possiamo fare è classificarli come eventi negativi o positivi: SEMPLICEMENTE ACCADONO…

Dobbiamo ricordarcene prima di tutto noi adulti, spesso siamo talmente coinvolti che decidiamo che un trasloco per un nuovo lavoro è un’opportunità positiva per tutta la famiglia, oppure che la nascita di un fratellino deve essere solo gioia per tutti, grandi e piccini, oppure che un lutto è troppo negativo per essere spiegato ai piccoli di casa. Gli eventi accadono, dicevo, e non sono mai positivi o negativi, hanno mille sfaccettature e mille conseguenze, e vengono accolti in maniera diversa da ogni componente della famiglia. È presuntuoso pensare che i bambini debbano provare le nostre stesse emozioni di fronte ad un cambiamento radicale di vita, sono esseri diversi da noi con le loro emozioni e le loro idee. 

Quindi il secondo errore che possiamo fare è dare per scontato le loro reazioni o il loro pensieri.

CHIEDETE, parlatene con loro, scoprite il loro punto di vista, guardate il mondo con i loro occhi: voi siete felicissimi per il vostro nuovo lavoro, o per la nascita del secondogenito, loro vedranno una mamma più impegnata o un papà con orari diversi, una nuova routine e un po’ più di nervosismo e agitazione in casa, potrebbero sentirsi in debito di tempo e di attenzioni. Fate loro comprendere che considerate il loro punto di vista, che gli siete vicini e che potete capire come si sentono e che hanno bisogno di tempo per adattarsi alla nuova situazione e che anche voi, molto probabilmente, ne avete…

Un terzo errore che possiamo fare è nascondere l’evento ai bambini…

un lutto, un divorzio in divenire, una malattia grave, sono eventi che pervadono tutta l’atmosfera familiare, i bambini assorbono ogni vibrazione emotiva dei genitori, perciò potrebbero sentire che c’è qualcosa che non va e riempire i silenzi con idee, anche molto più spaventose della realtà dei fatti…

Un nonno che non c’è più potrebbe essere diventato un angelo custode sempre vicino se ne parliamo con loro, oppure potrebbero pensare che sia scomparso all’improvviso senza nemmeno salutare…

Una mamma triste senza apparente motivo o due genitori che fingono di essere amichevoli, ma la cui tensione si taglia col coltello, potrebbero portare il bambino all’angoscia dell’ignoto. 

Ovviamente ogni evento è diverso, e li analizzeremo tutti, uno alla volta, ma tutti hanno in comune una cosa: sarà il modo in cui faremo sentire il bambino protetto, rassicurato e compreso a fare la differenza.

La protezione non consiste nel evitare ogni contatto del bambino con eventi che noi consideriamo tristi o ingiusti, la protezione è fare in modo che il bambino immagazzini quel ricordo come un momento difficile in cui è stato sostenuto e in cui ha potuto esprimere e condividere tutte le sue emozioni, in cui è stato riconosciuto, e amato. 

Come diceva Dino Risi, appunto, “Che cosa fanno i bambini tutto il giorno? Fabbricano ricordi.

Nessuno promette alla nascita che ci saranno solo ricordi belli, ma solo che ci saranno ricordi… quello che possiamo garantire ai bambini è che nei loro ricordi sia presente, rassicurante e potente la migliore espressione dei genitori che hanno scelto.

Lettera aperta agli adolescenti

ANNO NUOVO…

Lettera aperta agli adolescenti

(o all’adolescente che c’è in te!)

La parola adolescente deriva dal latino: adolescens participio presente di adolescere composto da ad rafforzativo e alere nutrire. Che si sta nutrendo

Non è solo una questione anagrafica, è una fase che tutti riattraversiamo quando ci stiamo nutrendo, quando siamo in evoluzione, quando da bozzolo stiamo per sbocciare in farfalla.

Perché vi racconto questa noia mortale sull’origine della parola? Perché mi serviva per chiedervi:

Di cosa vi state nutrendo?

Il mondo è cambiato parecchio quest’anno, vi chiamano la generazione del covid, quella con le scuole chiuse, quella delle videochiamate e delle videolezioni, quelli i cui sorrisi sono stati coperti dalle mascherine. 

Come sempre accade nei periodi difficili, ai ragazzi viene chiesto di crescere più in fretta, e così è stato fatto anche con voi, solo che non vi è stato chiesto di partecipare ad una guerra, ma di restare a casa il più possibile… Ma come in ogni crisi che si rispetta il cibo scarseggia… perciò vi chiedo: 

Di cosa vi siete nutriti questi mesi? 

Di cosa desiderate nutrirvi nei prossimi mesi?

Non prendetele come domande banali o di semplice risposta, datevi qualche minuto per rifletterci su…

Ogni scelta, ogni successo e ogni fallimento vissuto in adolescenza plasmeranno l’adulto che diventerete. 

Questo non significa che non avrete modo di sbagliare, o che non ci sia altra via d’uscita per voi, al contrario…

Siete nell’età delle POSSIBILITA’, avete davanti a voi mille strade da percorrere, e se vi batterà il cuore mentre ne percorrete una sarete sulla strada giusta, se vi sembrerà di non aver preso il sentiero che più fa per voi, avrete il potere di cambiare percorso. 

Assaggiate, provate, immaginate, sperimentate, nutritevi… 

L’unica domanda che avrete da farvi deve essere: “è cibo buono per me?”

Nell’ultimo anno, gli adulti non vi hanno reso semplice trovare del buon cibo, i giorni sembrano ripetersi senza mai mostrare la carta dell’imprevisto, gli unici scenari a vostra disposizione sono la casa e qualche strada o parco del quartiere, ma solo in determinati giorni… cinema, arte, musica e sport sono tutti entrati nella vostra vita solo virtualmente, togliendo la necessità di sperimentarsi, mettersi in gioco in prima persona. 

Tra poco chi di voi frequenta la terza media dovrà scegliere quale scuola superiore frequentare il prossimo anno, con open day online, colloqui online e dopo un anno di didattica a distanza… 

Chi tra voi è al primo anno di scuola superiore ha frequentato solo un paio di settimane in presenza, quindi non ha potuto nemmeno annusare la nuova esperienza, né creare amicizie o rapporti con i prof…

Molti di voi hanno dovuto assistere a genitori rimasti all’improvviso senza lavoro, o con uno stipendio inferiore. 

Insomma non c’è molta voglia di nutrimento, vi è stato chiesto molto e vi è stato dato in cambio molto poco. 

Quindi? Non c’è nulla da fare? 

No, questo mai!

Trovate il vostro cibo preferito e nutritevi: leggete, disegnate, suonate, inventate, cucinate… trovate la vostra stella e seguitela… mettetevi alla prova senza uno schermo tra voi e il mondo! 

Vi può sembrare che lo schermo vi protegga dal mondo, da una brutta figura in classe davanti a tutti, dal dover parlare col compagno più antipatico, dai prof che non possono vedere cosa fate fuori dall’inquadratura… anche dai genitori che non possono più sgridarvi per le troppe ore passate al computer… 

Ma ne siete sicuri?

Ogni prova da superare vi dà una possibilità in più per fare nuove scoperte sul mondo, su ciò che preferite, su ciò che vi piace e non vi piace, su quale sia la vostra strada e quale proprio non fa per voi…. Non rinunciate a queste possibilità!

Non siate passivi di fronte a tutto quello che vi sta riguardando, vi hanno chiesto di mettere una mascherina, non permettete che vi si impedisca di parlare nonostante questa; vi è stato chiesto di restare a casa da scuola, non restate a casa anche dalla scuola della vita; il virus esiste ed è pericoloso, ma una mente annebbiata e il sentirsi senza risorse o possibilità lo è di più! 

Lottate per cercare e per ottenere il vostro nutrimento… Pretendetelo! 

Esiste una sola adolescenza: cosa scrivereste agli adulti che sarete? Che avete passato due anni nascosti dietro uno schermo passando dalla didattica a distanza ai videogiochi? 

Sarebbe bello raccontare che siete riusciti, nonostante una pandemia globale, a trovare la vostra stella danzante, e a farla brillare come non mai! Perché le stelle brillano di più quando tutto è più buio…

Sono sicura che l’adulto che diventerete ve ne sarà grato!

Potreste essere la generazione che salverà questo mondo dall’imbruttimento…. O volete essere solo la generazione covid??? 

Io tifo per voi, come sempre!

Libri per preadolescenti

Due libri al prezzo di un post…

Questa volta sono ben due i libri di cui vi parlo:

IL MANUALE DELLE 50 AVVENTURE DA VIVERE PRIMA DEI 13 ANNI

  di Pierdomenico Baccalario e Tommaso Percinale

illustrato da Antongionata Ferrari

edito da Il Castoro

LA GUIDA DEFINITIVA PER ESSERE UNA RAGAZZA

Di Christina De Witte, Chrostin

Edito da DeAgostini

Quanto è difficile avere 12 anni? Difficilissimo!

Il mondo intorno a noi li vede come dei bambini paffuti e teneri, ma qualcosa dentro di loro spinge per poter crescere, emergere, esplorare nuove esperienze e nuove relazioni, innamorarsi, e chissà che altro…

Non è un caso che questi due libri siano due manuali, siano molto incentrati sull’esperienza, sul quotidiano, sul mondo intorno…

Quest’età ha bisogno di istruzioni, di esperienze guidate, di scoprire che c’è un mondo da scoprire e che ci sono altri che stanno attraversando il nostro stesso viaggio, che hanno le nostre stesse paure e i nostri dubbi.

Entrambi i libri hanno un traguardo, un punto di arrivo, e hanno un limite!

Questo è un altro bisogno di questa età, hanno bisogno di essere rassicurati da un confine, un limite, un punto di arrivo… hanno bisogno di sapere che riescono a finire una missione alla volta, fino ad ottenere la patente da tredicenne (in carta e ossa!) e che, ad un certo punto, diventeranno delle ragazze!

Le missioni del libro sono abbastanza semplici, ma non tutte possono essere fatte in città, quindi ci sarà bisogno dei genitori (e di qualche nuovo DPCM) per poterle affrontare… ci sono degli spazi per le note a margine di ogni missione, e, molto importante, c’è da incollare una fototessera prima delle missioni, quindi a 12 anni, e al termine delle missioni, quindi a 13 anni. Sarà sorprendente notare il cambiamento: è questo che succede in pre adolescenza, le esperienze cambiano persino i connotati dei ragazzi, e, a volte, non ce ne rendiamo conto… questo libro ci permette di mentalizzare e metabolizzare il tempo che passa e che muta attraverso le nuove scoperte.

Il manuale per ragazze fornisce le istruzioni per guardarsi dentro durante la crescita, per affrontare i piccoli grandi dilemmi della vita, per gestire le nuove relazioni e le loro complicanze, i cambiamenti del corpo e della mente… è un manuale, perciò può essere tenuto sul comodino e aperto alla pagina che più interessa affrontare al bisogno… e, se no, può essere tenuto chiuso!

È anche questo la preadolescenza: poter scegliere!

Mamma, mi fa male la pancia!

Children tips: quando fa male la pancia!

Quante volte avete sentito questa frase?

Cosa avete sentito?

Cosa avete pensato?

Cosa avete fatto?

Cosa avete detto?

Pensateci un attimo prima di leggere l’articolo…

Adesso vediamo insieme cosa possiamo Sentire, Pensare, Dire, Fare…

Può essere che abbiate sentito un senso di noia e irritazione: è una frase che dicono più spesso al mattino, perciò siete di fretta, e tanto, bisogna finire in fretta di far colazione, bisogna vestirsi e aiutare loro a vestirsi, correre a scuola e poi a lavoro… no, un mal di pancia adesso proprio no! Beh, è lecito! Non siete dei genitori perfidi per questo! La vita è frenetica e voi siete esseri umani… perciò ascoltatevi e se provate noia, irritazione o persino un po’ di rabbia, accettatelo, fate la vostra espressione irritata davanti allo specchio, poi prendete un bel respiro profondo e giratevi verso vostro figlio…

Può capitare che la cosa accada spesso e che il bimbo, magari un po’ gracile e poco affamato, vi stia facendo preoccupare un po’ con i suoi mal di pancia… perciò può essere che sentiate un po’ di paura o forse ansia per quella richiesta frequente e un po’ di impotenza per non sapere come porre rimedio… Bene, siamo a metà dell’opera: Non siete dei supereroi e adesso lo state capendo! Siete genitori normali, e di fronte a voi c’è un’altra persona (che in questo caso specifico è un bambino) con i suoi sentimenti e le sue paure ed emozioni… non potete porre rimedio, potete ascoltare le vostre paure e non confonderle con le sue paure, potete ascoltare le sue emozioni e accettare la vostra probabile impotenza nel fargli passare il mal di pancia…

Sentire è sinonimo anche di Ascoltare. Ascoltatelo, non sta mentendo, se dice che ha mal di pancia, c’è qualcosa che lo agita, può non sapere ancora definire al meglio il suo malessere, ma qualcosa c’è… Chiedetegli dove lo sente, se ha nausea o se deve proprio vomitare o sa ha solo lo stomaco chiuso e non vuole fare colazione, se gli gira la testa o se si sente un po’ spaventato o triste o arrabbiato, chiedetegli cosa lo spaventa/intristisce/agita parlategli e fategli capire che avete visto il suo malessere, che vi prendete cura di lui e dei suoi mal di pancia, che gli starete accanto finché non andrà meglio…

Mi direte… ok tutto ciò è bellissimo ma io sono di corsa al mattino e fare tutto questo discorso non è possibile!

Verissimo!

È vero che ascoltarlo mentre sta avvenendo il problema, o quando il bambino vi chiede aiuto è molto molto più efficace, ma, se non avete tempo di ascoltarlo, di stargli accanto, di rassicurarlo concedendogli il suo tempo, NON FATELO!

Non è una cosa da fare in fretta, tanto per fare!

È però OBBILIGATORIO prendersi 3 minuti quando un bimbo manifesta un disagio!

Prendetevi un minuto per registrare cosa sentite voi, perché è quello che percepirà vostro figlio, più forte di ogni vostra parola.

Poi prendetevi un secondo minuto per capire che davvero non sia impossibile per lui andare a scuola, magari è un virus intestinale, o ha febbre, o deve fare la cacca… escluso tutto ciò, se sentite che il suo mal di pancia è un malessere diffuso, frequente, che ha a che fare più con le sue emozioni che con il suo fisico, prendetevi un terzo minuto per dirgli: “Ho capito che c’è qualcosa che non va, che sei triste o forse arrabbiato p forse c’è qualcosa che ti agita qui a casa o che ti fa paura a scuola. Ci tengo tanto a capire cosa c’è che non va, perciò, siccome adesso siamo un po’ di fretta, e non ci sarebbe il tempo giusto per parlarne bene, io e te, ti propongo una cosa: adesso ti accompagno a scuola, vediamo come va mentre andiamo, poi se dovesse diventare un mal di pancia troppo forte, la maestra mi telefonerà e ti vengo a prendere, ora le diciamo che oggi hai un po’ di mal di pancia… Ma oggi pomeriggio quando ci vediamo, mi racconti benissimo quello che ti senti e se c’è qualcosa che non va. Ok?”

Assicuratevi che abbia capito bene che voi ci siete per lui, che avete ascoltato il suo mal di pancia, che gli date la giusta importanza e che lo aiuterete a star meglio.

È un discorso serio, da fare guardandolo negli occhi, abbassatevi alla loro altezza, deve sentire che vi siete fermati per lui, per un minuto!

E, naturalmente, ogni promessa è debito!

Dai su 3 minuti li avete, non dite di no!

Probabilmente parecchi mal di pancia sono stati liquidati con un “Adesso basta, la mamma va al lavoro e tu vai a scuola, è solo voglia di non andare a scuola!” e adesso ci vorrà del tempo perché creda davvero che lo prendete sul serio! Non demordete subito, magari il primo giorno sarà dubbioso e non si rasserenerà facilmente, ma vedrete che se a pomeriggio davvero vi sedete accanto a lui con una buona merenda e ne parlate, facendogli capire che il discorso del mattino era serissimo e che non vi siete dimenticati delle vostre promesse (mettetevi un avviso sul cellulare!), anche se magari lui se ne è dimenticato… se focalizzerete insieme il mal di pancia (com’è, dove lo sente, che tipo di emozione è collegata al malessere…) se capirete insieme come affrontarlo per stare meglio, se ascolterete i suoi bisogni e li accoglierete… andrà sempre meglio! Provare per credere…

Naturalmente focalizzata l’emozione nascosta dietro al mal di pancia, date uno sguardo agli articoli precedenti sulle emozioni!

La pancia è la parte più vulnerabile del nostro corpo, quando il bambino sente il bisogno di tenere le manine sul pancino per comunicarvi il suo malessere, probabilmente è un segno del suo bisogno di maggior protezione, del suo sentirsi più esposto alle “intemperie” della sua quotidianità, quindi forse è necessario incoraggiare la sua capacità relazionale, sostenerlo nelle sue prime autonomie e comprendere insieme come superare gli eventi problematici, come un brutto voto a scuola o la lite con un compagno. Non ditegli cosa fare, ragionate insieme e fategli sempre sentire tutto il vostro amore, sia che prenda un buon voto sia che non lo prenda!

Come sempre, se pensate di dover avere un parere esterno alla famiglia e alla scuola, se vi sentite insicuri, o molto preoccupati per il vostro bambino, una telefonata a un professionista potrà essere davvero di conforto e di aiuto e di sostegno!

Ricordate anche che sono tornati a scuola, in presenza, dopo molto tempo, che sono seduti molto tempo con la mascherina, o che vedono le loro maestre della scuola d’infanzia vestite da extraterrestri e che non possono più coccolarli come un tempo… Spesso a casa ci sono preoccupazioni per il lavoro o per il covid… Probabilmente vedono meno nonni e parenti e amici, forse vanno meno al parco, anche perché fa freddo e piove…

Tutto ciò forse fa venire mal di pancia anche a voi! Fateci caso!!!

Regali di Natale per bambini

REGALI DI NATALE PER BAMBINI, GUIDA COMPLETA

Primo giorno di dicembre, si sente già odore di zenzero e cannella, il freddo si fa pungente e i bambini chiedono “Ma quando è Natale?”

Bene… Quindi? Cosa avete escogitato per rendere il Natale dei vostri bimbi magico, unico e speciale?

I bambini non hanno ancora una buona cognizione del tempo, perciò per comprendere quanto tempo passa, o tra quanto tempo arriverà Natale serve qualcosa che si possa vedere: cosa c’è di meglio del Calendario dell’Avvento?

Diventato negli anni prodotto consumistico e pubblicitario per eccellenza, è, in realtà, un ottimo modo per mostrare ai bambini quanti giorni mancano al fatidico giorno. Si può costruire insieme a loro senza essere maghi del fai da te (ci sono milioni di tutorial su internet), appendere in cameretta e osservarlo mentre le caselline si svuotano e si avvicina la vigilia…

L’attesa è una grande maestra per i bambini (anche per i grandi, alle volte) abitua alla sopportabilissima frustrazione di non avere tutto e subito, predispone a gioire quando finalmente finisce, crea delle aspettative e quindi stimola l’immaginazione, insegna a gestire il tempo che passa, attenua l’ansia del non sapere quando arriverà ciò che tanto si aspetta.

I regali da appendere al calendario non devono essere costosi né introvabili: un po’ di materiale scolastico (che tanto comprereste comunque),  qualche cioccolatino, un buono per una passeggiata al parco col papà, il biglietto per un cinema (cinema in casa ovviamente, di questi tempi) e quindi un pacco di pop corn per il giorno previsto, un paio di calze, un giochino molto piccolo… insomma sbizzarritevi, usate fantasia e creatività: non importa cosa c’è, ogni giorno di dicembre sarà un giorno in meno per la mattina di Natale!

Altro step importante è la lettera a Babbo Natale!

È un momento importante, serve ai bambini a focalizzare i loro desideri, non possono chiedere tutto, devono scegliere, selezionare, decidere. Le prime scelte sono fondamentali: insegnano che non c’è un giusto e uno sbagliato, ma c’è qualcosa verso cui ci porta il cuore, che risponde meglio ai nostri bisogni, che è necessario chiedere a qualcuno di Magico, vestito di rosso, verso cui proveremo sincera gratitudine.

La scelta significa anche che rinunceremo a qualcos’altro, perciò, non comprate loro anche quello che non hanno chiesto a Babbo, ma che avrebbero voluto comunque, sminuirà la loro capacità di scelta!

Potete scriverla insieme, potreste fare un disegno… fissate delle regole, ad esempio, solo tre richieste, oppure una richiesta per un regalo personale e una per qualcosa da usare con tutta la famiglia, oppure un regalo da poter toccare, come un giocattolo, e uno da fare insieme, come una gita sulla neve o un campeggio in salotto, potrebbe essere una lettera personale o una di tutta la famiglia… Insomma le regole le decidete voi, l’importante è che siano chiare e condivise!

Ecco, Babbo Natale è avvisato, il regalo chiesto a Santa Claus deve essere il più fedele possibile a quello della lettera! Probabilmente ci vorranno un bel po’ di sbattimenti per recuperare il particolarissimo regalo generato dalla fervida immaginazione di vostro figlio oppure ci vorranno ore di fila o giornate di siti impallati per reperire la bambola che tutto il mondo desidera… So che può essere frustrante, ma fidatevi, vi mancherà quando smetteranno di crederci!

Ma veniamo al resto dei regali… quello dei genitori e quelli, magari pilotati sempre dai genitori di zii e nonni… oppure siete zii e nonni e non sapete cosa regalare ai pargoli di famiglia.

Bene, questa è la parte di articolo che fa per voi!

Farò, banalmente un elenco, ma si sa che le cose banali a volte sono le migliori…

Un libro. Di libri ve ne ho consigliati molti in questi mesi, con dovizia di spiegazioni e ne seguiranno altri. Un libro non è mai banale: sono giornate di festa e anche gli adulti hanno più tempo libero, perciò è il momento migliore per sfogliarlo insieme, leggerlo prima di addormentarsi e mostrarlo a tutti durante le cene in famiglia. Un libro tattile o da usare durante il bagnetto andrà benissimo fino ai 2 anni; un bel libro su un bimbo che dice sempre di no o che fa i capricci è scritto ad hoc per i terrible two; un libro sonoro e un po’ più interattivo è perfetto per i 3-4 anni; un libro pop-up con una bella storia avrà un bell’effetto su un 5enne che ancora non sa leggere ma è impaziente di imparare; un primo libro di storie, da leggere con mamma e papà andrà bene per un 6enne; mentre un libro di prime letture, un romanzo leggero, sarà interessante per le prime autonomie di un bimbo di 7-8 anni; un libro sulle amicizie, sulle prime cotte o sulle maestre antipatiche andrà molto bene per gli ultimi anni dell’infanzia.. Ricordo ancora con nostalgia i miei primi libri di Bianca Pitzorno! Nel miscuglio di regali natalizi passerà in secondo piano il regalo di un libro, ma fidatevi se vi dico che sarà apprezzato dopo, quando il frastuono passerà…

Un gioco da tavolo di comunità. Forse è per i bimbi un po’ più grandi (di 7- 8 anni)… Io, ad esempio, uso moltissimo, nel mio lavoro, un gioco che si chiama Dixit.. contiene un numero enorme di carte di libera interpretazione con cui costruire una storia… ma può diventare un modo per scoprire la natura profonda di vostro figlio: chiedetegli di trovare una carta per ciascuno di voi, oppure di raccontare la sua storia con le carte, vi stupirà! C’è il più classico gioco dell’oca, le carte da Uno, una tombola di immagini (anche per i bimbi dai 4 anni)… i giochi da tavolo sono infiniti, fatevi ispirare… andranno bene comunque: ai bimbi piacerà che gli dedichiate attenzione e che vi divertiate insieme, non importa cosa ci sarà sul tavolo!

Un corollario del Regalone di Babbo Natale. Ad esempio, se Babbo Natale gli ha regalato una mini cucina, voi potreste fargli trovare pentolini e tazzine, se gli ha regalato la bambola preferita potreste fargli trovare vestitini per lei, e così via… naturalmente dovrete essere sicuri del regalo di Babbo Natale!!! (E di scartarlo dopo il suo).

Videogiochi e simili. Per questo tipo di regali non occorrerà che vi dica di visionarli prima di comprarli e di comprendere bene cosa state comprando. Dopo di che si potrebbe inserire all’interno del regalo, con un bel cartoncino colorato da appendere in camera, le regole per poterlo usare e una clessidra o un timer colorato, se i bimbi non sanno ancora leggere l’ora: quanto tempo al giorno, dopo aver fatto i compiti o mezz’ora prima di cominciare, decidete voi, l’importante, come sempre quando si parla di regole, è chiarezza e condivisione.

Animali & co. Su questo punto sarò un po’ dura nel dire che gli esseri viventi non sono un regalo, non saranno di esclusiva proprietà del bambino (cosa che invece è implicita in un regalo personale) e rappresentano una responsabilità troppo grande per loro. Un cane o un gatto o un coniglio o un canarino meritano del tempo per pianificare bene il loro ingresso in casa, dalla cuccia ai giochini alle ciotole e al cibo, i bambini e tutta la famiglia devono prepararsi all’arrivo, proprio come l’attesa di una nascita. La famiglia dividerà compiti e regole a seconda delle diverse età dei componenti e del loro tempo disponibile. È una scelta importante e perciò va ponderata bene, soprattutto dagli adulti, può essere estremamente dannoso per il bambino scoprire di dover restituire un animale a febbraio perché non si è stati capaci di dargli cure! Se proprio avete deciso che un animale rientra nelle vostre possibilità familiari di tempo e spazio potreste usare le vacanze di Natale per andare insieme in un canile o gattile a scegliere quello che vi ruberà il cuore, poi in un negozio di animali per scegliere la cuccia per la sua taglia e tutto il necessario specifico per lui o lei… Un animale è un’enorme ricchezza per un bambino, come tale non va sottovalutata o sprecata, né tanto meno può essere rinnegata quando non ci piace più! Cercate di non far fare questa richiesta nemmeno a Babbo Natale, potrete spiegare ai bambini che i suoi elfi confezionano oggetti e non esseri viventi e che Babbo e le sue renne devono affrontare un lungo viaggio dal freddo Polo Nord che un cucciolo non può proprio sopportare, se dopo Natale desidererà ancora un animale approfitterete del maggior tempo da passare insieme per parlarne meglio in famiglia: sarà una delle regole per scrivere la lettera miracolosa!

Regali che stimolano la creatività. È una variante di regali che va dal marchingegno per fare i braccialetti alle costruzioni, a colori, tempere e pennelli a qualcosa di musicale o qualche aggeggio per cucinare, pasta di sale per i più piccoli (fatta in casa viene uno spettacolo e non è pericolosa!), una scatola delle meravoglie con oggetti di riciclo, come tappi di sughero, pezzi di stoffa e carte speciali, rotoli di carta igienica, pigne e sassi, colla e forbici)… sono regali che aiutano i bimbi a passare un buon tempo di qualità impegnati in qualcosa… Sarà importante dargli la motivazione giusta per completare il loro lavoro… ad esempio fotografando l’opera alla fine per metterla in un album, oppure regalare dei braccialetti portafortuna per capodanno a zii e cugini e amici… Sono regali per cui è importante conoscere i proprio figli, carpire cosa potrebbe davvero stimolare la loro vena artistica e diventare la loro passione.

Regali per muoversi un po’. Mai come quest’anno è importante per loro muoversi. Un tappeto elastico, un monopattino, i cerchi per l’hula-hoop, un tappeto sonoro interattivo per i più piccoli, dei pattini o una bicicletta nuova. Quest’anno tutto è concesso! Non hanno potuto svolgere le normali attività sportive e gli unici divertimenti concessi sono parchi e luoghi aperti (e nemmeno sempre!), perciò usiamoli al meglio!

Giochi simbolici. Giocare a “facciamo finta” è molto importante per i bambini, incrementa la capacità imitativa e immaginativa, propone al piccolo una prospettiva diversa dalla sua, dà al bambino la possibilità di esprimere la sua visione del mondo. Non occorre una mini cucina nuova di zecca e costosissima, anzi… Fategli trovare una cesta di travestimenti con i vostri vecchi abiti e diventerà un principe, un astronauta una fata o una regina; con una scatola grande di cartone con pennelli e tempere e l’aiuto di mamma e papà costruirà un’accogliente casetta o una macchinina… Sono abituati a fare questo, alla scuola dell’infanzia lo fanno tutti i giorni! Incartate tutto l’occorrente con un buono per passare un pomeriggio in famiglia ad inventare e giocare insieme… risparmierete molto e saranno davvero contenti!! Alla scuola primaria il gioco simbolico diventa un po’ più realistico e strutturato, perciò servirà una divisa da chef per cucinare davvero nella cucina di mamma e papà, oppure un vero microfono per essere una famosa cantante… imparate ad osservare vostro figlio e scoprirete la sua passione più grande!

Regalare un’esperienza. Nei limiti imposti dai diversi DPCM, non è impossibile regalare esperienze ai nostri bimbi. Una caccia al tesoro al parco, una serata hamburger, un pigiama party di famiglia, trasformare il soggiorno in un ristorante di lusso e vestirsi elegantissimi…unica regola fondamentale decidere quando e tener fede assoluta alla promessa!!!

Beh spunti per Natale ve ne ho dati… accendete la vostra fantasia e fatevi guidare dai vostri bimbi, aprite occhi e orecchie e saprete cosa può farli felici la mattina di Natale.

Alcune regole generali potrebbero tornarvi utili…

Genitori separati. Non scatenate una gara per chi farà il regalo più grande e costoso, non serve a voi, e sarà un brutto scenario per il bambino (spargete la voce anche tra i rispettivi nonni e zii!). Cercate di fare un regalo insieme da scartare la mattina di Natale, ovunque la passerà, il genitore presente può fare un video da inviare all’altro, e l’anno prossimo sarà l’inverso. Non siete più marito e moglie, ma siete ancora mamma e papà dello stesso bambino, lui deve esserne certo! Poi potrete fare un regalo più piccolo (uno solo!) da scartare nelle rispettive case nei giorni stabiliti che passerà con i due genitori separatamente: nella nuova camera del papà potrebbe servire una lampada per la notte rassicurante e amorevole ad esempio… aguzzate l’ingegno!

Insegnate loro ad apprezzare la sorpresa. Insegnate ai bambini ad apprezzare anche i regali che non sono sulla sua lista di desideri… Magari avrà un’espressione delusa quando scarterà il pigiama dell’anziana zia, ma se è perfetto per un pigiama party gli piacerà! Trovate un aspetto meraviglioso per il regalo che scarta, stategli accanto quando lo aprirà e siate tempestivi nelle risposte… Non è scritto da nessuna parte che nella vita ci sono solo regali che ci piacciono, ma è in nostro potere guardarli dal nostro punto di vista e trasformarne l’uso!

P.S. Vale anche per i grandi!

Regalare un gioco che non si usa più a dei bimbi meno fortunati. ci sono molte associazioni, soprattutto quest’anno che si occupano di questo, ma se non avete tempo basterà portarli alla vecchia scuola dell’infanzia ad esempio… Il processo è questo: scegliere un gioco che non usano più perché sono diventati grandi o perché non rientra più nelle loro passioni, l’oggetto deve essere in buono condizioni e con tutti i pezzi al loro posto, pulirlo lavarlo e sistemarlo e poi incartarlo e donarlo… Sarà importante per i nostri bimbi, che hanno sempre tutto e troppo, rinunciare a una loro proprietà, donare e sentirsi importanti per qualcuno! Potreste poi fare una medaglia per il mini babbo Natale da appendere in cameretta con orgoglio!

Ed infine…

È stato davvero un anno cupo, pieno di paure e incertezze…

Il regalo più prezioso che potrete fare loro è un po’ di MAGIA!!

La magia è davvero nelle piccole cose, fare dei biscotti allo zenzero insieme, ballate, cantate, accendete candele, create una magica atmosfera mentre preparate la merenda rifocillante per Babbo Natale stanco per il lungo viaggio, la mattina di Natale nascondete i regali un po’ in giro… (si sa che a Babbo Natale piace far scherzetti!)

DIVERTITEVI E SOGNATE INSIEME ai vostri bambini… non c’è regalo più grande!!!

Le emozioni dei bambini

ESPRESSIONE DELLE EMOZIONI NEI BAMBINI

Ci sono 5 emozioni definite innate e universali. Si definiscono universali perché sono riconosciute e riconoscibili in tutte le popolazioni del globo terrestre e sono innate perché presenti nell’essere umano già in fase prenatale.

Sono RABBIA, TRISTEZZA, GIOIA, PAURA E SORPRESA (declinata nel disgusto o disprezzo, qualora la sorpresa risulti sgradevole).

Nelle prossime settimane impareremo a riconoscerle, comprenderle e valorizzarle sul volto e nelle espressioni dei nostri bambini…

È importante prestare attenzione ad alcuni elementi che ci porranno nella giusta prospettiva prima di iniziare ad approfondire le singole emozioni:

Sappiamo osservare i nostri bimbi?

È importante imparare ad osservarli nelle loro reazioni, nei loro comportamenti, nel modo in cui giocano, nel modo in cui si rapportano ai loro pari o ad altri adulti. L’osservazione è fondamentale per conoscerli e comprenderli.

Sappiamo porci nei loro confronti in ascolto empatico?

Un ascolto empatico significa imparare ad ascoltare con tutti i sensi, imparando e leggere tra le righe dei loro comportamenti e delle loro parole. Significa comprendere il loro stato d’animo, imparare a guardare la situazione dal loro punto di vista con le domande appropriate e il giusto atteggiamento.

Insegneremo loro a dare un nome alle loro emozioni. Attraverso giochi, disegni o letture impareremo insieme a loro a distinguere la rabbia dalla tristezza, la sorpresa dalla gioia. Attraverso il nostro esempio impareranno che si può parlare delle emozioni, che si può essere arrabbiati, tristi o impauriti, che le emozioni si possono esprimere e come farlo.

Aiutare i bambini a sviluppare la loro intelligenza emotiva è un grande dono che i genitori possono dare, è un processo che inizia già dal pancione della mamma e non si conclude fino all’età adulta. Le emozioni cambieranno nel corso della loro crescita, cambierà il modo in cui le esprimeranno, ma avranno sempre bisogno di parlarne e condividerle in una relazione empatica, sana e amorevole.