Quest’anno scolastico per infanzia e primaria è stato l’anno più difficile.
Si molto più difficile dello scorso anno!
Lo scorso anno, il lockdown vero, più duro, ha permesso ai bambini di avere maggior tempo passato in casa con mamma e papà, di beneficiare di tempi più rilassati, senza la frenesia quotidiana di sempre. Certo sono mancati i nonni, gli amici, sono mancate le gite di gruppo, i cinema e i parchi affollati… ma, per qualche mese, dei benefici ci sono stati.
Molti genitori mi raccontano, durante l’incontro iniziale, che durante il lockdown sembrava che i bambini stessero molto meglio…
Poi è arrivata l’estate, e, nonostante sia stata un’estate molto diversa dalle altre, si è potuta respirare una normalità, anche se strana e “mascherata” …
Poi è ricominciata la scuola…
La scuola però era proprio tanto diversa!!!
Non so se vi siete resi conto di quanto, per un bambino della primaria, sia stato difficile ricominciare, riprendere la consuetudini, gli orari, ricominciare a star seduti per tanto tempo.
Le maestre e i compagni erano a portata di sguardo, ma non si poteva scorgere un sorriso, né avere un contatto di alcun tipo.
Non so se avete visto le educatrici della scuola dell’infanzia del vostro bambino con i suoi occhi: mascherina, camice e visiera mettevano una reale barriera tra loro e gli adulti.
La quotidianità, che nel primo rigido lockdown si era interrotta, adesso era tangibilmente modificata…
Lo scorso anno i bambini, spesso protetti dalle terribili notizie sulla pandemia, hanno vissuto una sorta di avventura, la scuola si faceva a casa, dal computer “come i grandi”, il pranzo lo preparava la mamma, e il soggiorno poteva essere messo a soqquadro, senza troppi richiami, anche le regole di sonno e sveglia erano meno rigide….
Certo dopo qualche mese erano stanchi e provati (sempre meno dei loro genitori!), ma l’estate prometteva bene per tutti…
Questo è stato l’anno scolastico della rassegnazione, è stato l’anno dell’interrogativo “Non finirà mai?”, “sarà così per sempre?”…
Poi, però, i bambini ci hanno stupito (lo fanno sempre)…
Si sono adattati, hanno ritrovato una loro normalità, una loro routine, un loro modo di affrontare la nuova scuola..
Adesso è finito un anno scolastico che mai avremmo previsto, difficile e sorprendente.
Dite loro che sono stati bravi, che sapete che quest’anno è stato molto diverso, forse più difficile, e che ora si meritano un riposo da supereroi…
Ci sono stati parecchi eroi in questo periodo, in pochi hanno pensato ai bambini, piccoli grandi supereroi che hanno lasciato un anno di spensieratezza tra il 2020 e il 2021, che sognano di diventare “dottori che fanno il vaccino”, oppure di “lavorare al computer come mamma e papà” e che conoscono tutte le regole igieniche e che sanno che le maestre non hanno potuto dare loro il bacio sulla bua senza mascherina, e, nonostante tutto ciò, non hanno fatto i capricci!
L’ultima volta che ho scritto dei miei amati adolescenti, vi ho parlato di tutti quei segnali a cui bisogna fare attenzione e che potrebbero celare un disagio e il bisogno di essere ascoltati…
Se sentite di aver bisogno di uno specialista che comprenda meglio vostro figlio, procedete un passo alla volta…
Scegliete un terapeuta con una formazione specifica per adolescenti, non sono adulti e perciò hanno bisogno di avere uno spazio adatto alla loro età, con un professionista che conosce la ciclicità e la variabilità delle loro emozioni e dei loro comportamenti, che saprà adattare il proprio setting a questa particolarissima e impegnativa fase della vita, e che saprà scorgere il bambino che c’è in loro.
Scoprite, insieme al terapeuta, se quello che sospettate e di cui avete paura può davvero nascondere un disagio più profondo e lasciate che vi consigli il comportamento più efficace da adottare.
Naturalmente un adolescente difficilmente giocherà con bambole e trenini, ma potrà lasciarsi andare più facilmente in uno spazio decisamente meno informale di uno studio di psicoterapia per adulti. Potrà accadere che inizierà parlando del tipo che le piace o dei commenti sotto l’ultimo post di instagram; potrà presentarsi vestito completamente di nero o chissà che altro…
Esattamente come il gioco per i bambini, i social, il modo di vestire, il corpo, il loro particolare vocabolario, sono il loro modo di comunicare, di esprimere il loro disagio e le loro emozioni…
Un terapeuta adolescenziale saprà su cosa soffermarsi e saprà coglierne i significati profondi…
Esattamente come per i più piccoli, anche per gli adolescenti vale la regola che porta in terapia tutta la famiglia, genitori spaventati, sconfortati, stanchissimi, avranno il loro spazio e le loro rassicurazioni dal terapeuta, proprio come i loro figli arrabbiati, annoiati, ansiosi…
Non si può pretendere che un adolescente cambi comportamento se nulla intorno a lui si modifica: la famiglia è un sistema e, in quanto tale, per ottenere un cambiamento ogni parte del sistema dovrà ritrovare un equilibrio perduto.
Ora… se il ragazzo chiede o risponde subito positivamente all’idea di iniziare un percorso di psicoterapia, siamo a cavallo: esattamente come per i bambini, prima parlerò con voi per comprendere meglio le dinamiche familiari, l’anamnesi del ragazzo e le differenti visioni del problema di entrambi i genitori. Poi vedrò il ragazzo ed eventualmente gli insegnanti…
Il nostro percorso inizia…
Ma cosa fare se il ragazzo si oppone fermamente al farsi accompagnare in un percorso terapeutico?
Innanzitutto, come regola generale, anche quando il ragazzo non vuole incontrare uno psicoterapeuta, nonostante, secondo voi, ne abbia bisogno, contattate comunque voi lo specialista.
Vi spiego meglio: uno psicoterapeuta ascolterà le vostre perplessità e le vostre paure e vi darà il giusto sostegno genitoriale per iniziare a modificare delle dinamiche familiari che sicuramente porteranno ad un miglioramento della situazione; inoltre valuterete insieme qual può essere il modo migliore per aprire la possibilità di una terapia nel vostro adolescente.
Adesso cercate, insieme allo specialista, di comprendere il vero motivo per cui è così contrario alla terapia.
Potrebbe accadere che il ragazzo non senta quello che a voi preoccupa, come un suo problema; in questo caso potreste chiedergli di parlare con il terapeuta, che vi sta aiutando ad essere genitori migliori, per dare il suo punto di vista completando così la visione dell’intero sistema familiare.
In questo modo scoprirà che vi state mettendo in discussione voi per primi come genitori, che non è lui il problema, o, peggio, il malato. Sentirsi parte attiva nel processo di cura sarà molto più motivante per il ragazzo che forse si sentiva additato come il diverso della famiglia.
Potrebbe accadere che si senta spaventato, non sapendo cosa accade in una seduta di terapia; potreste perciò, insieme al terapeuta, trovare il modo migliore per descrivere cosa accadrà in un primo incontro, dandogli la possibilità di provare con un solo incontro iniziale senza impegno.
Potrebbe accadere che sia terrorizzato alla sola idea di aprire il vaso di pandora delle sue emozioni, magari ha un tale garbuglio dentro che rifiuta anche solo l’idea di iniziare a sbrogliarlo; in questo caso potreste proporre un solo incontro e poi magari incontri quindicinali in modo da presentargli un impegno meno gravoso e più facile da gestire per lui…
Potrebbe accadere che proprio non riusciate a convincerlo: va bene così!
Non trasformate anche questo in motivo di attrito tra voi, prendetevi il vostro tempo, restate in ascolto e continuate ad osservare, siate protettivi quanto basta e contenitivi delle sue emozioni. Potreste continuare con qualche incontro con il terapeuta, più diradato nel tempo, in modo da continuare a gestire le vostre paure e la vostra rabbia, senza minare ulteriormente il rapporto co il ragazzo. Sporadicamente riproponetegli di poter parlare con lo psicoterapeuta, magari lasciategli i recapiti dello specialista che avete trovato o chiedete a lui se ha sentito parlare di qualche altro specialista che potrebbe aiutarlo meglio… sentire che è una sua scelta e non un’imposizione genitoriale potrebbe portare ad un risultato positivo.
Abbiate fiducia nella vostra capacità genitoriale e date fiducia a vostro figlio, parlate con loro e soprattutto ascoltate….
Ho studiato tantissimo per imparare a giocare con bambole, trenini, matite e colori!
Proprio così… ma cosa ho studiato e come gioco con i bambini?
La formazione dello psicoterapeuta infantile:
Innanzitutto ci tengo a precisare che lo psicoterapeuta infantile è uno psicologo che ha poi intrapreso una specializzazione specifica in psicoterapia infantile, oppure, come nel mio caso, in psicoterapia generale e poi ha frequentato un master ulteriore in psicoterapia infantile. Inoltre ha effettuato un tirocinio specifico nell’infanzia.
La psicoterapia infantile è molto diversa dalla psicoterapia per adulti, e, se è vero che uno psicoterapeuta infantile, che ha anche una formazione per l’età adulta, può occuparsi di un paziente adulto, riscoprendo il bambino che è dentro ognuno di noi e comprendendo come aiutarlo, non è vero il contrario!
Uno psicoterapeuta che non ha una formazione specifica per l’infanzia, né un’esperienza relativa, difficilmente avrà gli strumenti necessari per ascoltare quello che un bambino esprime attraverso il suo comportamento, il gioco e i suoi silenzi, e, ancor più difficilmente saprà sostenerlo e aiutarlo come merita.
Lo psicoterapeuta infantile è quindi uno psicologo che ha imparato a giocare, a disegnare, a manipolare il didò, a raccontare favole, e ha imparato ad ascoltare il bambino attraverso tutto questo.
Perciò la stanza dello psicoterapeuta infantile dovrà avere tutto questo:
Colori di vario tipo, fogli, casetta per le bambole, materiali manipolabili (come sabbia plastilina, creta…), animali, trenini e macchinine, libri, giochi simbolici, giochi da tavolo, uno specchio…
Tutto questo aiuterà il bambino a rilassarsi dopo un primo, sanissimo, timore iniziale; ma aiuterà il terapeuta a comprendere meglio il bambino attraverso la scelta di giochi, materiali ed espressività.
Detto ciò, inizia il nostro percorso insieme…
Il primo contatto:
Quando un genitore mi contatta per la prima volta è generalmente molto preoccupato, spesso spaventato, a volte arrabbiato o triste perché non capisce cosa sta accadendo al suo bambino.
Spesso sono le maestre a far notare il problema a i genitori, altre volte il bambino è difficile da gestire a casa, o mamma e papà si accorgono che c’è qualcosa che non va e vogliono aiutarlo.
È importante che i genitori si sentano accolti e compresi e, soprattutto, non colpevolizzati.
Spesso ci si sente soli quando un figlio mostra delle difficoltà, e ci si sente in colpa…
È importante che sappiate che lo psicoterapeuta infantile non ricerca colpevoli, né malattie…
Non ricerca cosa non va, ma cosa può andare meglio!
Il primo colloquio:
Ogni psicoterapeuta ha un suo modo di affrontare il percorso terapeutico, perciò quello di cui vi parlerò adesso è quello che accade con me…
Per me è importantissimo vedere entrambi i genitori prima di vedere il bambino. In questo primo incontro approfondiremo insieme come il problema è visto da entrambi i genitori, cosa ne pensano del possibile percorso che il bambino intraprenderà e l’anamnesi del bambino: gravidanza, parto, infanzia, scuole, modalità comportamentali e peculiarità familiari, particolari eventi che hanno contraddistinto la famiglia… Tutto è importante per comprendere al meglio il bambino.
Ma la cosa più importante di questo primo incontro per voi genitori è comprendere chi sono, decidere se darmi fiducia e sentirvi accolti e non più soli in questo momento.
Per il bambino è importantissimo quello che i genitori sentono e pensano: se sentirà che mi avete già conosciuta e che vi fidate di me, anche lui si affiderà e questo aiuterà tantissimo il percorso insieme…
Durante il primo colloquio parleremo anche di come preparare il bambino al nostro incontro, in modo specifico per lo specifico bambino.
Generalmente nell’incontro con i genitori chiederò cosa piace al bambino, se ama disegnare o giocare con le macchinine o con le bambole, in modo da proporglielo durante il nostro primo incontro…
Fino ai 6 anni potreste preparare il bambino spiegandogli che non sono un dottore come gli altri, non curo tosse o raffreddore, ma che mi occuperò di capire perché è un po’ arrabbiato o triste o non gli va di mangiare o qualsiasi altra cosa lo stia turbando al momento…
Potreste anticipargli che da me si gioca e si disegna, non gli farò punture e non gli darò medicine amare…
In età scolare potreste dire al bambino che sono una persona che lo aiuterà a capire cosa c’è che non va e che aiuterà lui e voi a stare meglio insieme…
Il primo incontro con il bambino:
Durante il primo incontro con il bambino sarà necessario rassicurare i suoi timori legittimi; insieme esploreremo l’ambiente, e scoprirà le “regole” del nostro percorso: è importante che sappia che quello che accade nella mia stanza sarà custodito da parte mia, e che se c’è qualcosa che dovrò dire a mamma e papà prima ne parlerò con lui o lei. Seconda regola è che nella mia stanza potrà usare e fare tutto quello che vuole, l’importante è che non si metta in pericolo e che a 5 minuti prima della fine insieme riordiniamo tutto.
Il gioco, il disegno, sono i modi in cui il bambino esprime e comunica le sue emozioni e i suoi bisogni, perciò è quello che faremo insieme…
Durante il primo colloquio potrebbe essere importante per il bambino che i genitori entrino in stanza insieme a lui… è giusto così, non sentitevi sotto esame… dobbiamo comprendere insieme cosa è meglio per tutti…
La stessa barca:
Un terapeuta che si occupa di bambini non prende in cura solo il bambino, ma si occupa di accogliere su una barca tutte le figure intorno a quel bambino: genitori, insegnanti, tate, nonni, fratelli e sorelle…
Il bambino passerà solo un’ora a settimana con il terapeuta: la vera “cura” avverrà solo se il contesto in cui è inserito saprà come accogliere al meglio i bisogni e le espressioni di quel bambino.
Perciò non esitate a telefonare al terapeuta che ha in cura il bambino per dubbi o problemi che si presentano in settimana; inoltre potrà essere importante incontrare le insegnanti per comprendere meglio come il bambino si relaziona in un altro contesto.
La restituzione:
Dopo qualche incontro con il bambino probabilmente incontrerò di nuovo voi genitori per definire insieme quale potrà essere il percorso da fare con il bambino, gli obiettivi ed eventuali iniziali miglioramenti in famiglia o a scuola.
In alcuni casi potrebbe essere necessario consultare altri professionisti, come il logopedista o lo psicomotricista o il neuropsichiatra infantile per avere tutti gli strumenti per aiutare il bambino.
Potrebbe accadere, specialmente se i bambini sono molto piccoli, o se il bambino non vuole venire da me, che io veda il bambino solo sporadicamente, e che invece incontri voi genitori con frequenza settimanale: in questo modo si dice che la terapia sul bambino è distale, cioè modificando e migliorando delle modalità genitoriali agirò “a distanza” anche sul comportamento del bambino…. È importante che abbiate ben presente che non si tratterà di una terapia personale per voi, ma di un miglioramento della genitorialità di cui beneficerete tutti!
È importante sottolineare che al timone di questa barca ci sarà il bambino!
Cosa voglio dire con questo?
Tutti rispetteremo i tempi del bambino… ci sono bambini che hanno bisogno di qualche incontro prima di pronunciare le prime parole, altri saranno presi dal contesto e solo dopo affronteranno il problema, altri non percepiscono quello che per voi è un problema come un suo problema, altri ancora sembreranno migliorare miracolosamente e sarà importante dare loro un tempo per stabilizzare il miglioramento e verificarlo nel tempo…
Le tempistiche di una psicoterapia infantile generalmente sono nell’ordine dei mesi, non degli anni, ma sarà la valutazione del singolo bambino a definire anche questo.
So che è dispendioso sia economicamente sia praticamente accompagnare un bambino in terapia, ma fidatevi e affidatevi, il momento opportuno per interrompere arriverà, e una buona chiusura di terapia con il bambino rafforzerà tutti i risultati raggiunti durante l’intero percorso, non abbiate fretta perciò!
Questo disegno l’ha fatto una mia piccola paziente per rispondere alla mia domanda “come mai ti hanno portato qui, mamma e papà?”
Era esattamente così che si sentiva: un po’ grigia, sotto una nuvoletta antipatica che faceva piovere pensieri grigi, all’interno di un’altra nuvoletta rossa-rabbia…
Pensiamo che l’infanzia è il periodo più spensierato della vita, che i bambini non possono avere pensieri inquietanti, o che se li hanno sono “cose da bambini”…
A volte è così: è solo un brutto sogno…
Ma a volte le nuvole diventano sempre più grandi, con il passare del tempo, e la pioggia è sempre più fitta, e il bambino si costruisce altre nuvole rosse di rabbia o nere di paura o grigie di tristezza.
Un bambino in questa situazione non è un bambino felice…
Quindi la prima risposta alla domanda del titolo è: un bimbo va portato in terapia quando non sembra provare gioia!
Premessa numero 1: la maggior parte dei bambini non ha bisogno di un percorso di psicoterapia…
Premessa numero 2: portare un bambino in terapia non vuol dire che siete dei cattivi genitori, anzi… vuol dire che siete genitori attenti e che ascoltano le emozioni dei loro bambini…
Nelle prossime settimane affronterò un po’ di interrogativi circa la psicoterapia infantile, un mondo sconosciuto a molti, e perciò pieno di miti e leggende, spesso false…
Oggi iniziamo con il capire quando e perché contattare uno psicoterapeuta infantile…
Avete ragione nel dire che l’infanzia DEVE essere spensierata e felice, ma cosa vuol dire nella pratica e nel quotidiano?
Un bimbo che piange non è felice?
Ovviamente no!
Se un bimbo ha un brutto pensiero, ha litigato con il suo compagno di scuola, ha detto una bugia, ha fatto male alla sorellina, ha fatto un brutto sogno… è un bambino SANO! Soprattutto è UN BAMBINO…
Un bambino può essere rassicurato da mamma e papà, e può, anzi deve credere, che Super Mamma e Super Papà lo proteggeranno da tutto e tutti…
Un bambino deve sapere che può essere arrabbiato, senza sperimentare che la sua rabbia sia distruttiva per sé o per gli altri…
Un bambino sa che quando è triste può correre tra le braccia di mamma e papà e sarà consolato…
Man mano che cresce, un bambino troverà altri adulti che lo proteggeranno, ascolteranno la sua rabbia e lo consoleranno: la maestra, la nonna, il nonno, una zia, un fratello maggiore e, più avanti con l’età, un amico…
A volte tutto questo non c’è…
A volte la rabbia di un bambino è talmente tanta che fa male ad altri bambini, o alle maestre, ma, più di tutto, fa male a sé stesso… potrebbe vedere negli occhi degli altri paura nei suoi confronti, e sentirsi terrorizzato da se stesso, e reagire con altra rabbia per difendersi…
A volte la tristezza di un bambino non gli permette di affrontare il mondo in cui vive, e porta nel suo mondo grigio tutta la famiglia…
A volte la paura di un bambino non gli permette di fare le esperienze sane per la sua età, ci esplorare e conoscere il mondo, e nulla e nessuno riesce a rassicurarlo…
Questo ci porta ad un’altra risposta alla mia domanda:
un bimbo va portato in terapia quando rabbia, paura o tristezza, invadono molti o tutti gli altri campi della sua vita:
quando non riesce ad andare a scuola perché prova paura e ansia, o non riesce a giocare con altri bambini a causa della sua rabbia, o non riesce a giocare, disegnare o creare a causa della sua tristezza…
Ma perché far iniziare un percorso terapeutico ad un bambino?
La prima cosa che ci tengo a dirvi è che voi genitori siete i maggiori esperti di vostro figlio, voi l’avete conosciuto da prima che nascesse, da quando ha mosso i primi passi, dal primo giorno di nido, durante le vacanze e durante la notte e la cena… Istintivamente sapete quando c’è qualcosa che non va, dovete fidarvi di quell’istinto… A volte però l’istino viene offuscato dalla vita frenetica e dai nostri problemi personali…
Perciò…
Quando notate un cambiamento nel vostro bambino, cercate di osservarlo, di parlare con lui, di giocare con lui e stargli accanto, scoprirete se c’è qualcosa che non va…
A volte siamo presi nella nostra vita adulta e non prestiamo la giusta attenzione ai bambini, perciò, se vi accorgete che vi sta accadendo questo, o se qualcuno (maestra o la tata o qualcun altro che conosce il bambino in altri contesti) vi fa notare cambiamenti improvvisi e duraturi del piccolo, fermatevi un attimo e prendetevi il giusto tempo per stare accanto al vostro bambino…
Se voi genitori state attraversando un cambiamento, un divorzio, un trasloco, un lutto, ma anche una nuova relazione, o un nuovo lavoro, sappiate che i bambini ci osservano e assorbono ogni nostra emozione, perciò cercate di capire se ne sta risentendo…
Capita che, a volte, per vari motivi, il bambino non manifesti il comportamento problematico in tutti i contesti, perciò non rimandate al mittente le perplessità delle maestre senza porvi le dovute domande, oppure non vi meravigliate se a scuola non mostra ciò che vi preoccupa a casa…
Osservate se ha difficoltà nel sonno o nella cena, se ha mostrato aggressività frequente e verso chi, se è diventato difficile portarlo a scuola a causa di mal di pancia o mal di testa sempre più frequenti, se è spesso triste e inconsolabile…
I bambini manifestano con il corpo quello che gli adulti esprimono a parole, perciò il loro malessere si manifesterà grazie al corpo, all’inappetenza o all’insonnia… ascoltatelo!
Se un bambino poi chiede esplicitamente di andare da un dottore perché ha brutti pensieri, avete il dovere di rispettare la sua richiesta e correre a telefonare ad uno psicoterapeuta infantile!
Questa volta sono ben due i libri di cui vi parlo:
IL MANUALE DELLE 50
AVVENTURE DA VIVERE PRIMA DEI 13 ANNI
di Pierdomenico Baccalario e Tommaso
Percinale
illustrato da
Antongionata Ferrari
edito da Il Castoro
LA GUIDA DEFINITIVA
PER ESSERE UNA RAGAZZA
Di Christina De Witte,
Chrostin
Edito da DeAgostini
Quanto è difficile avere 12 anni? Difficilissimo!
Il mondo intorno a noi li vede come dei bambini paffuti e
teneri, ma qualcosa dentro di loro spinge per poter crescere, emergere,
esplorare nuove esperienze e nuove relazioni, innamorarsi, e chissà che altro…
Non è un caso che questi due libri siano due manuali, siano
molto incentrati sull’esperienza, sul quotidiano, sul mondo intorno…
Quest’età ha bisogno di istruzioni, di esperienze guidate,
di scoprire che c’è un mondo da scoprire e che ci sono altri che stanno
attraversando il nostro stesso viaggio, che hanno le nostre stesse paure e i
nostri dubbi.
Entrambi i libri hanno un traguardo, un punto di arrivo, e
hanno un limite!
Questo è un altro bisogno di questa età, hanno bisogno di
essere rassicurati da un confine, un limite, un punto di arrivo… hanno bisogno
di sapere che riescono a finire una missione alla volta, fino ad ottenere la
patente da tredicenne (in carta e ossa!) e che, ad un certo punto, diventeranno
delle ragazze!
Le missioni del libro sono abbastanza semplici, ma non tutte
possono essere fatte in città, quindi ci sarà bisogno dei genitori (e di
qualche nuovo DPCM) per poterle affrontare… ci sono degli spazi per le note a
margine di ogni missione, e, molto importante, c’è da incollare una fototessera
prima delle missioni, quindi a 12 anni, e al termine delle missioni, quindi a
13 anni. Sarà sorprendente notare il cambiamento: è questo che succede in pre
adolescenza, le esperienze cambiano persino i connotati dei ragazzi, e, a
volte, non ce ne rendiamo conto… questo libro ci permette di mentalizzare e
metabolizzare il tempo che passa e che muta attraverso le nuove scoperte.
Il manuale per ragazze fornisce le istruzioni per guardarsi
dentro durante la crescita, per affrontare i piccoli grandi dilemmi della vita,
per gestire le nuove relazioni e le loro complicanze, i cambiamenti del corpo e
della mente… è un manuale, perciò può essere tenuto sul comodino e aperto alla
pagina che più interessa affrontare al bisogno… e, se no, può essere tenuto
chiuso!
È anche questo la preadolescenza: poter scegliere!
Adesso vediamo insieme cosa possiamo Sentire, Pensare, Dire,
Fare…
Può essere che abbiate sentito un senso di noia e
irritazione: è una frase che dicono più spesso al mattino, perciò siete di
fretta, e tanto, bisogna finire in fretta di far colazione, bisogna vestirsi e
aiutare loro a vestirsi, correre a scuola e poi a lavoro… no, un mal di pancia
adesso proprio no! Beh, è lecito! Non siete dei genitori perfidi per questo! La
vita è frenetica e voi siete esseri umani… perciò ascoltatevi e se provate
noia, irritazione o persino un po’ di rabbia, accettatelo, fate la vostra
espressione irritata davanti allo specchio, poi prendete un bel respiro
profondo e giratevi verso vostro figlio…
Può capitare che la cosa accada spesso e che il bimbo, magari un po’ gracile e poco affamato, vi stia facendo preoccupare un po’ con i suoi mal di pancia… perciò può essere che sentiate un po’ di paura o forse ansia per quella richiesta frequente e un po’ di impotenza per non sapere come porre rimedio… Bene, siamo a metà dell’opera: Non siete dei supereroi e adesso lo state capendo! Siete genitori normali, e di fronte a voi c’è un’altra persona (che in questo caso specifico è un bambino) con i suoi sentimenti e le sue paure ed emozioni… non potete porre rimedio, potete ascoltare le vostre paure e non confonderle con le sue paure, potete ascoltare le sue emozioni e accettare la vostra probabile impotenza nel fargli passare il mal di pancia…
Sentire è sinonimo anche di Ascoltare. Ascoltatelo, non sta mentendo, se dice che ha mal di pancia, c’è qualcosa che lo agita, può non sapere ancora definire al meglio il suo malessere, ma qualcosa c’è… Chiedetegli dove lo sente, se ha nausea o se deve proprio vomitare o sa ha solo lo stomaco chiuso e non vuole fare colazione, se gli gira la testa o se si sente un po’ spaventato o triste o arrabbiato, chiedetegli cosa lo spaventa/intristisce/agita parlategli e fategli capire che avete visto il suo malessere, che vi prendete cura di lui e dei suoi mal di pancia, che gli starete accanto finché non andrà meglio…
Mi direte… ok tutto ciò è bellissimo ma io sono di corsa al
mattino e fare tutto questo discorso non è possibile!
Verissimo!
È vero che ascoltarlo mentre sta avvenendo il problema, o
quando il bambino vi chiede aiuto è molto molto più efficace, ma, se non avete
tempo di ascoltarlo, di stargli accanto, di rassicurarlo concedendogli il suo
tempo, NON FATELO!
Non è una cosa da fare in fretta, tanto per fare!
È però OBBILIGATORIO prendersi 3 minuti quando un bimbo
manifesta un disagio!
Prendetevi un minuto per registrare cosa sentite voi, perché è quello che percepirà vostro figlio, più forte di ogni vostra parola.
Poi prendetevi un secondo minuto per capire che davvero non sia impossibile per lui andare a scuola, magari è un virus intestinale, o ha febbre, o deve fare la cacca… escluso tutto ciò, se sentite che il suo mal di pancia è un malessere diffuso, frequente, che ha a che fare più con le sue emozioni che con il suo fisico, prendetevi un terzo minuto per dirgli: “Ho capito che c’è qualcosa che non va, che sei triste o forse arrabbiato p forse c’è qualcosa che ti agita qui a casa o che ti fa paura a scuola. Ci tengo tanto a capire cosa c’è che non va, perciò, siccome adesso siamo un po’ di fretta, e non ci sarebbe il tempo giusto per parlarne bene, io e te, ti propongo una cosa: adesso ti accompagno a scuola, vediamo come va mentre andiamo, poi se dovesse diventare un mal di pancia troppo forte, la maestra mi telefonerà e ti vengo a prendere, ora le diciamo che oggi hai un po’ di mal di pancia… Ma oggi pomeriggio quando ci vediamo, mi racconti benissimo quello che ti senti e se c’è qualcosa che non va. Ok?”
Assicuratevi che abbia capito bene che voi ci siete per lui,
che avete ascoltato il suo mal di pancia, che gli date la giusta importanza e
che lo aiuterete a star meglio.
È un discorso serio, da fare guardandolo negli occhi,
abbassatevi alla loro altezza, deve sentire che vi siete fermati per lui, per
un minuto!
E, naturalmente, ogni promessa è debito!
Dai su 3 minuti li avete, non dite di no!
Probabilmente parecchi mal di pancia sono stati liquidati con
un “Adesso basta, la mamma va al lavoro e tu vai a scuola, è solo voglia di non
andare a scuola!” e adesso ci vorrà del tempo perché creda davvero che lo
prendete sul serio! Non demordete subito, magari il primo giorno sarà dubbioso
e non si rasserenerà facilmente, ma vedrete che se a pomeriggio davvero vi
sedete accanto a lui con una buona merenda e ne parlate, facendogli capire che
il discorso del mattino era serissimo e che non vi siete dimenticati delle
vostre promesse (mettetevi un avviso sul cellulare!), anche se magari lui se ne
è dimenticato… se focalizzerete insieme il mal di pancia (com’è, dove lo sente,
che tipo di emozione è collegata al malessere…) se capirete insieme come
affrontarlo per stare meglio, se ascolterete i suoi bisogni e li accoglierete…
andrà sempre meglio! Provare per credere…
Naturalmente focalizzata l’emozione nascosta dietro al mal
di pancia, date uno sguardo agli articoli precedenti sulle emozioni!
La pancia è la parte più vulnerabile del nostro corpo,
quando il bambino sente il bisogno di tenere le manine sul pancino per
comunicarvi il suo malessere, probabilmente è un segno del suo bisogno di
maggior protezione, del suo sentirsi più esposto alle “intemperie” della sua
quotidianità, quindi forse è necessario incoraggiare la sua capacità
relazionale, sostenerlo nelle sue prime autonomie e comprendere insieme come
superare gli eventi problematici, come un brutto voto a scuola o la lite con un
compagno. Non ditegli cosa fare, ragionate insieme e fategli sempre sentire
tutto il vostro amore, sia che prenda un buon voto sia che non lo prenda!
Come sempre, se pensate di dover avere un parere esterno
alla famiglia e alla scuola, se vi sentite insicuri, o molto preoccupati per il
vostro bambino, una telefonata a un professionista potrà essere davvero di
conforto e di aiuto e di sostegno!
Ricordate anche che sono tornati a scuola, in presenza, dopo
molto tempo, che sono seduti molto tempo con la mascherina, o che vedono le
loro maestre della scuola d’infanzia vestite da extraterrestri e che non
possono più coccolarli come un tempo… Spesso a casa ci sono preoccupazioni per
il lavoro o per il covid… Probabilmente vedono meno nonni e parenti e amici,
forse vanno meno al parco, anche perché fa freddo e piove…
Tutto ciò forse fa venire mal di pancia anche a voi! Fateci
caso!!!
Primo giorno di dicembre, si sente già odore di zenzero e
cannella, il freddo si fa pungente e i bambini chiedono “Ma quando è Natale?”
Bene… Quindi? Cosa avete escogitato per rendere il Natale
dei vostri bimbi magico, unico e speciale?
I bambini non hanno ancora una buona cognizione del tempo,
perciò per comprendere quanto tempo passa, o tra quanto tempo arriverà Natale
serve qualcosa che si possa vedere: cosa c’è di meglio del Calendario dell’Avvento?
Diventato negli anni prodotto consumistico e pubblicitario
per eccellenza, è, in realtà, un ottimo modo per mostrare ai bambini quanti
giorni mancano al fatidico giorno. Si può costruire insieme a loro senza essere
maghi del fai da te (ci sono milioni di tutorial su internet), appendere in
cameretta e osservarlo mentre le caselline si svuotano e si avvicina la
vigilia…
L’attesa è una grande maestra per i bambini (anche per i
grandi, alle volte) abitua alla sopportabilissima frustrazione di non avere
tutto e subito, predispone a gioire quando finalmente finisce, crea delle
aspettative e quindi stimola l’immaginazione, insegna a gestire il tempo che
passa, attenua l’ansia del non sapere quando arriverà ciò che tanto si aspetta.
I regali da appendere al calendario non devono essere
costosi né introvabili: un po’ di materiale scolastico (che tanto comprereste
comunque), qualche cioccolatino, un
buono per una passeggiata al parco col papà, il biglietto per un cinema (cinema
in casa ovviamente, di questi tempi) e quindi un pacco di pop corn per il
giorno previsto, un paio di calze, un giochino molto piccolo… insomma
sbizzarritevi, usate fantasia e creatività: non importa cosa c’è, ogni giorno
di dicembre sarà un giorno in meno per la mattina di Natale!
Altro step importante è la lettera a Babbo Natale!
È un momento importante, serve ai bambini a focalizzare i
loro desideri, non possono chiedere tutto, devono scegliere, selezionare,
decidere. Le prime scelte sono fondamentali: insegnano che non c’è un giusto e
uno sbagliato, ma c’è qualcosa verso cui ci porta il cuore, che risponde meglio
ai nostri bisogni, che è necessario chiedere a qualcuno di Magico, vestito di
rosso, verso cui proveremo sincera gratitudine.
La scelta significa anche che rinunceremo a qualcos’altro,
perciò, non comprate loro anche quello che non hanno chiesto a Babbo, ma che
avrebbero voluto comunque, sminuirà la loro capacità di scelta!
Potete scriverla insieme, potreste fare un disegno… fissate
delle regole, ad esempio, solo tre richieste, oppure una richiesta per un
regalo personale e una per qualcosa da usare con tutta la famiglia, oppure un
regalo da poter toccare, come un giocattolo, e uno da fare insieme, come una
gita sulla neve o un campeggio in salotto, potrebbe essere una lettera personale
o una di tutta la famiglia… Insomma le regole le decidete voi, l’importante è
che siano chiare e condivise!
Ecco, Babbo Natale è avvisato, il regalo chiesto a Santa
Claus deve essere il più fedele possibile a quello della lettera! Probabilmente
ci vorranno un bel po’ di sbattimenti per recuperare il particolarissimo regalo
generato dalla fervida immaginazione di vostro figlio oppure ci vorranno ore di
fila o giornate di siti impallati per reperire la bambola che tutto il mondo
desidera… So che può essere frustrante, ma fidatevi, vi mancherà quando
smetteranno di crederci!
Ma veniamo al resto
dei regali… quello dei genitori e quelli, magari pilotati sempre dai
genitori di zii e nonni… oppure siete zii e nonni e non sapete cosa regalare ai
pargoli di famiglia.
Bene, questa è la parte di articolo che fa per voi!
Farò, banalmente un elenco, ma si sa che le cose banali a volte sono le migliori…
Un libro. Di
libri ve ne ho consigliati molti in questi mesi, con dovizia di spiegazioni e
ne seguiranno altri. Un libro non è mai banale: sono giornate di festa e anche
gli adulti hanno più tempo libero, perciò è il momento migliore per sfogliarlo
insieme, leggerlo prima di addormentarsi e mostrarlo a tutti durante le cene in
famiglia. Un libro tattile o da usare durante il bagnetto andrà benissimo fino
ai 2 anni; un bel libro su un bimbo che dice sempre di no o che fa i capricci è
scritto ad hoc per i terrible two; un libro sonoro e un po’ più interattivo è
perfetto per i 3-4 anni; un libro pop-up con una bella storia avrà un bell’effetto
su un 5enne che ancora non sa leggere ma è impaziente di imparare; un primo
libro di storie, da leggere con mamma e papà andrà bene per un 6enne; mentre un
libro di prime letture, un romanzo leggero, sarà interessante per le prime
autonomie di un bimbo di 7-8 anni; un libro sulle amicizie, sulle prime cotte o
sulle maestre antipatiche andrà molto bene per gli ultimi anni dell’infanzia..
Ricordo ancora con nostalgia i miei primi libri di Bianca Pitzorno! Nel
miscuglio di regali natalizi passerà in secondo piano il regalo di un libro, ma
fidatevi se vi dico che sarà apprezzato dopo, quando il frastuono passerà…
Un gioco da tavolo di
comunità. Forse è per i bimbi un po’ più grandi (di 7- 8 anni)… Io, ad
esempio, uso moltissimo, nel mio lavoro, un gioco che si chiama Dixit..
contiene un numero enorme di carte di libera interpretazione con cui costruire
una storia… ma può diventare un modo per scoprire la natura profonda di vostro
figlio: chiedetegli di trovare una carta per ciascuno di voi, oppure di
raccontare la sua storia con le carte, vi stupirà! C’è il più classico gioco
dell’oca, le carte da Uno, una tombola di immagini (anche per i bimbi dai 4
anni)… i giochi da tavolo sono infiniti, fatevi ispirare… andranno bene
comunque: ai bimbi piacerà che gli dedichiate attenzione e che vi divertiate
insieme, non importa cosa ci sarà sul tavolo!
Un corollario del
Regalone di Babbo Natale. Ad esempio, se Babbo Natale gli ha regalato una
mini cucina, voi potreste fargli trovare pentolini e tazzine, se gli ha
regalato la bambola preferita potreste fargli trovare vestitini per lei, e così
via… naturalmente dovrete essere sicuri del regalo di Babbo Natale!!! (E di
scartarlo dopo il suo).
Videogiochi e simili.
Per questo tipo di regali non occorrerà che vi dica di visionarli prima di
comprarli e di comprendere bene cosa state comprando. Dopo di che si potrebbe
inserire all’interno del regalo, con un bel cartoncino colorato da appendere in
camera, le regole per poterlo usare e una clessidra o un timer colorato, se i
bimbi non sanno ancora leggere l’ora: quanto tempo al giorno, dopo aver fatto i
compiti o mezz’ora prima di cominciare, decidete voi, l’importante, come sempre
quando si parla di regole, è chiarezza e condivisione.
Animali & co.
Su questo punto sarò un po’ dura nel dire che gli esseri viventi non sono un regalo, non saranno di esclusiva
proprietà del bambino (cosa che invece è implicita in un regalo personale) e
rappresentano una responsabilità troppo grande per loro. Un cane o un gatto o
un coniglio o un canarino meritano del tempo per pianificare bene il loro
ingresso in casa, dalla cuccia ai giochini alle ciotole e al cibo, i bambini e
tutta la famiglia devono prepararsi all’arrivo, proprio come l’attesa di una
nascita. La famiglia dividerà compiti e regole a seconda delle diverse età dei
componenti e del loro tempo disponibile. È una scelta importante e perciò va
ponderata bene, soprattutto dagli adulti, può essere estremamente dannoso per
il bambino scoprire di dover restituire un animale a febbraio perché non si è stati
capaci di dargli cure! Se proprio avete deciso che un animale rientra nelle
vostre possibilità familiari di tempo e spazio potreste usare le vacanze di
Natale per andare insieme in un canile o gattile a scegliere quello che vi
ruberà il cuore, poi in un negozio di animali per scegliere la cuccia per la
sua taglia e tutto il necessario specifico per lui o lei… Un animale è un’enorme ricchezza per un bambino, come tale non va
sottovalutata o sprecata, né tanto meno può essere rinnegata quando non ci
piace più! Cercate di non far fare questa richiesta nemmeno a Babbo Natale,
potrete spiegare ai bambini che i suoi elfi confezionano oggetti e non esseri
viventi e che Babbo e le sue renne devono affrontare un lungo viaggio dal
freddo Polo Nord che un cucciolo non può proprio sopportare, se dopo Natale
desidererà ancora un animale approfitterete del maggior tempo da passare
insieme per parlarne meglio in famiglia: sarà una delle regole per scrivere la
lettera miracolosa!
Regali che stimolano
la creatività. È una variante di regali che va dal marchingegno per fare i
braccialetti alle costruzioni, a colori, tempere e pennelli a qualcosa di
musicale o qualche aggeggio per cucinare, pasta di sale per i più piccoli
(fatta in casa viene uno spettacolo e non è pericolosa!), una scatola delle
meravoglie con oggetti di riciclo, come tappi di sughero, pezzi di stoffa e
carte speciali, rotoli di carta igienica, pigne e sassi, colla e forbici)… sono
regali che aiutano i bimbi a passare un buon tempo di qualità impegnati in
qualcosa… Sarà importante dargli la motivazione giusta per completare il loro
lavoro… ad esempio fotografando l’opera alla fine per metterla in un album,
oppure regalare dei braccialetti portafortuna per capodanno a zii e cugini e
amici… Sono regali per cui è importante conoscere i proprio figli, carpire cosa
potrebbe davvero stimolare la loro vena artistica e diventare la loro passione.
Regali per muoversi
un po’. Mai come quest’anno è importante per loro muoversi. Un tappeto
elastico, un monopattino, i cerchi per l’hula-hoop, un tappeto sonoro
interattivo per i più piccoli, dei pattini o una bicicletta nuova. Quest’anno
tutto è concesso! Non hanno potuto svolgere le normali attività sportive e gli
unici divertimenti concessi sono parchi e luoghi aperti (e nemmeno sempre!),
perciò usiamoli al meglio!
Giochi simbolici.
Giocare a “facciamo finta” è molto importante per i bambini, incrementa la
capacità imitativa e immaginativa, propone al piccolo una prospettiva diversa
dalla sua, dà al bambino la possibilità di esprimere la sua visione del mondo.
Non occorre una mini cucina nuova di zecca e costosissima, anzi… Fategli
trovare una cesta di travestimenti con i vostri vecchi abiti e diventerà un
principe, un astronauta una fata o una regina; con una scatola grande di
cartone con pennelli e tempere e l’aiuto di mamma e papà costruirà un’accogliente
casetta o una macchinina… Sono abituati a fare questo, alla scuola dell’infanzia
lo fanno tutti i giorni! Incartate tutto l’occorrente con un buono per passare
un pomeriggio in famiglia ad inventare e giocare insieme… risparmierete molto e
saranno davvero contenti!! Alla scuola primaria il gioco simbolico diventa un po’
più realistico e strutturato, perciò servirà una divisa da chef per cucinare
davvero nella cucina di mamma e papà, oppure un vero microfono per essere una
famosa cantante… imparate ad osservare vostro figlio e scoprirete la sua
passione più grande!
Regalare un’esperienza.
Nei limiti imposti dai diversi DPCM, non è impossibile regalare esperienze ai
nostri bimbi. Una caccia al tesoro al parco, una serata hamburger, un pigiama
party di famiglia, trasformare il soggiorno in un ristorante di lusso e
vestirsi elegantissimi…unica regola fondamentale decidere quando e tener fede
assoluta alla promessa!!!
Beh spunti per Natale ve ne ho dati… accendete la vostra
fantasia e fatevi guidare dai vostri bimbi, aprite occhi e orecchie e saprete
cosa può farli felici la mattina di Natale.
Alcune regole
generali potrebbero tornarvi utili…
Genitori separati.
Non scatenate una gara per chi farà il regalo più grande e costoso, non serve a
voi, e sarà un brutto scenario per il bambino (spargete la voce anche tra i
rispettivi nonni e zii!). Cercate di fare un regalo insieme da scartare la
mattina di Natale, ovunque la passerà, il genitore presente può fare un video
da inviare all’altro, e l’anno prossimo sarà l’inverso. Non siete più marito e
moglie, ma siete ancora mamma e papà dello stesso bambino, lui deve esserne
certo! Poi potrete fare un regalo più piccolo (uno solo!) da scartare nelle
rispettive case nei giorni stabiliti che passerà con i due genitori
separatamente: nella nuova camera del papà potrebbe servire una lampada per la notte
rassicurante e amorevole ad esempio… aguzzate l’ingegno!
Insegnate loro ad apprezzare
la sorpresa. Insegnate ai bambini ad apprezzare anche i regali che non sono
sulla sua lista di desideri… Magari avrà un’espressione delusa quando scarterà
il pigiama dell’anziana zia, ma se è perfetto per un pigiama party gli piacerà!
Trovate un aspetto meraviglioso per il regalo che scarta, stategli accanto
quando lo aprirà e siate tempestivi nelle risposte… Non è scritto da nessuna
parte che nella vita ci sono solo regali che ci piacciono, ma è in nostro
potere guardarli dal nostro punto di vista e trasformarne l’uso!
P.S. Vale anche per i grandi!
Regalare un gioco che
non si usa più a dei bimbi meno fortunati. ci sono molte associazioni,
soprattutto quest’anno che si occupano di questo, ma se non avete tempo basterà
portarli alla vecchia scuola dell’infanzia ad esempio… Il processo è questo:
scegliere un gioco che non usano più perché sono diventati grandi o perché non
rientra più nelle loro passioni, l’oggetto deve essere in buono condizioni e
con tutti i pezzi al loro posto, pulirlo lavarlo e sistemarlo e poi incartarlo
e donarlo… Sarà importante per i nostri bimbi, che hanno sempre tutto e troppo,
rinunciare a una loro proprietà, donare e sentirsi importanti per qualcuno!
Potreste poi fare una medaglia per il mini babbo Natale da appendere in
cameretta con orgoglio!
Ed infine…
È stato davvero un anno cupo, pieno di paure e incertezze…
Il regalo più
prezioso che potrete fare loro è un po’ di MAGIA!!
La magia è davvero nelle piccole cose, fare dei biscotti
allo zenzero insieme, ballate, cantate, accendete candele, create una magica
atmosfera mentre preparate la merenda rifocillante per Babbo Natale stanco per
il lungo viaggio, la mattina di Natale nascondete i regali un po’ in giro… (si
sa che a Babbo Natale piace far scherzetti!)
DIVERTITEVI E SOGNATE
INSIEME ai vostri bambini… non c’è regalo più grande!!!